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Inter, confusione tra cash e plusvalenza, ma anche tra ingaggi e obiettivi

Inter in rivoluzione. Forse in involuzione o forse no. Sono giorni importanti quelli che stanno trascorrendo a Milano. Proprietà e management stanno fissando i nuovi obiettivi economico-sportivi del Club, tra offerte monstre (ancora mai arrivate) e sacrifici di mercato per il bilancio

OBIETTIVO A BREVE TERMINE – L’Inter deve “fare” 70 milioni entro fine mercato. Anzi no, 90 entro fine giugno. No, l’obiettivo è 120, magari subito. Il glossario del calciomercato prevede questi e altri format. Quel “fare”, utilizzato con il significato di “ricavare” è solo la perla di un mondo completamente sconnesso dalla realtà. C’è confusione quando si parla di calcio business senza conoscere i termini e le voci che caratterizzano un bilancio aziendale. Oggi l’Inter deve rientrare di un bel po’ di milioni, come tutti gli altri grandi club in perdita causa crollo del fatturato post-Coronavirus, ma non deve svalutare i propri asset. Facile “fare” 120 milioni sacrificando Achraf Hakimi e Lautaro Martinez, che sono i primi ad avere la fila di acquirenti (con che offerte, però?). Ma di questi 120, 80 sarebbero di plusvalenza e 40 sarebbero necessari per completare l’ammortamento previsto dai loro acquisti. Circa, ovviamente. Utilizziamo cifre tonde per esprimere meglio il concetto ma nel bilancio certe voci sono dettagliate fin dopo la virgola. Specificato questo, è già più semplice argomentare: un’azienda si può auto-finanziare a lungo termine grazie alle plusvalenze, meno attraverso ricavi cash, utili nel breve periodo. Ma le operazioni di mercato non prevedono mai il pagamento immediato, quindi rateizzarlo comporta finanziamenti parziali. Cash a tranche.

OBIETTIVO A LUNGO TERMINE – La plusvalenza di 80 milioni per l’Inter sarebbe molto più importante dei 120 in sé. Soprattutto perché, sempre virtualmente, si libererebbe da ingaggi “pesanti” (5 milioni netti per Hakimi e altrettanti per Lautaro Martinez in caso di rinnovo confermato su queste cifre, ndr). Da pensare a lordo. Quindi 10 milioni verrebbero visti come un risparmio di 20 milioni annui. Fino al 2025, altri 80 milioni. Tutto arrotondato, tutto virtuale. In due mosse ecco 200 milioni! Ma all’Inter serve il cash subito, no? E serve reale. La liquidità deve entrare nelle casse per far quadrare i conti nel bilancio che verrà chiuso ufficialmente il 30 giugno. Peccato che ci si dimentichi del peso del monte ingaggi, da abbattere immediatamente (vedi focus). Perché il cash nelle casse può entrare sempre ma ora, forse, è molto più importante non farlo uscire. L’Inter sta pagando vecchi errori sotto la gestione Suning e, anche con Antonio Conte in panchina, la perdita di introiti UEFA causa doppia uscita prematura dalla Champions League. Ed è quello l’unico obiettivo da raggiungere, ora: arrivare almeno quarti in Serie A per qualificarsi e poi andare oltre il girone. Ma diventa più complicato riuscirci se la rosa verrà depotenziata, abbattendo il monte ingaggi e facendo plusvalenza con “gli unici che hanno offerte” anziché con chi rappresenta un tappo per i conti dell’Inter. Non esistono operazioni salva-bilancio che non tengano conto del presente e del futuro: svendere i principali asset sarebbe solo la prima mossa disperata, seguita da altre in vista dei prossimi bilanci da far quadrare con altre perdite prevedibili. Si inizi a fare chiarezza sui ricavi da sponsor (a proposito, quali?) e a sfruttare il potenziale tecnico (ed economico) del Settore Giovanile, poi magari potremo anche parlare di “cessioni dolorose a prescindere dalle plusvalenze” per colpa dei ricavi dal matchday mancanti causa San Siro chiuso. Ne va della credibilità dell’Inter in campo e fuori. E del “progetto” di crescita annunciato e che ripartirà da Simone Inzaghi con l’obiettivo della seconda stella. Un obiettivo questo sì reale, altro che virtuale. Ma chissà se interessa davvero a qualcuno, oggi.

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