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Ranocchia: “Tanti anni bui all’Inter e cicatrici! Con Esposito e Bastoni…”

Ranocchia è il sesto calciatore dell’Inter protagonista della campagna #TogetherAsATeam, promossa dalla società nerazzurra durante lo stop dell’attività agonistica causa Coronavirus. Ecco la prima parte di quanto raccolto da Inter-News.it durante l’#AskRanocchia odierno

NUOVA VITA – L’intervista di Andrea Ranocchia inizia con la sua nuova quotidianità: «Siamo tutti a casa, aspettiamo rientri questa emergenza. Sono un po’ frastornato perché nessuno si sarebbe aspettato una cosa del genere, e che avesse preso una piega così strana. La nostra generazione e quella dei nostri genitori non avevano vissuto una cosa così, forse i nostri nonni ai tempi della guerra. Perché di questo si sta parlando. Un nemico pericolosissimo, ma teniamo duro. E come una squadra unita dobbiamo uscirne prima possibile. Sinceramente non penso molto a tutto il contorno, penso un po’ più a me stesso. Negli ultimi giorni sto leggendo molto, sto dedicando un po’ di tempo a me. Non possiamo fare altro che restare dentro casa, al sicuro, e fare attenzione. Mi auguro finisca prima possibile. Sto prendendo un po’ di tempo per pensare. La vita normale va velocissima, ritagliarsi un piccolo spazio personale non è male. Faccio allenamenti due volte al giorno, faccio sedute di corsa e forza. Cerco di intervallare i lavori. La mattina faccio forza con gli elastici. Poi un po’ di corsa, avanti e indietro nel terrazzo, anche se non è il massimo. Ci dobbiamo adattare a questa situazione. E poi lavori di bike. Non guardo tantissime serie TV. Sto leggendo, ascolto musica, mi riposo, gioco un po’ alla Play Station, che ho ripreso dopo tre anni e quindi non sono troppo bravo. Cucino, mangio, mi riposo, faccio allenamento, leggo e faccio ciò che mi va. In casa si possono fare solo queste cose, non posso mica inventarmi altro! A livello di sport sono proprio zero. Al momento è impossibile farli, ma anche al di fuori. Con gli allenamenti che facciamo già…».

ALTI E BASSI – Ranocchia è già stato messo alla prova durante la sua carriera, anche per questo si sente più preparato di altri ad affrontare questo periodo: «Ho vissuto tanti momenti difficili a livello sportivo e personale. Tutti vivono momenti alti e bassi nella propria vita. Nell’Inter, ad esempio, ci sono stati anni bui. Anni difficili, in cui si faceva fatica a esprimersi. A esprimerci e a esprimermi. Sono ricordi che mi hanno lasciato delle belle cicatrici. Però quei momenti sono sempre stati di grande crescita e presa di coscienza, in attesa del futuro. A meno che uno non abbia un problema grave di salute, tutto passa e ti fa crescere e migliorare, a livello personale e non solo. Nello specifico è difficile entrare, anche perché non sarebbe giusto dare più importanza a un aspetto rispetto a un altro. Diciamo che al momento sono soddisfatto di quanto ho fatto dall’inizio della mia carriera a oggi. Questi momenti hanno formato più l’uomo, perché tanti sottovalutano quell’aspetto, dato che quello tecnico è considerato principale per il calciatore. Ma dietro deve esserci una struttura umana pronta a ogni momento. Così come in tanti altri lavori, perché noi mica siamo speciali rispetto ad altri. Così da ritagliarsi degli spazi e godere di ciò che si è costruito».

BASTONI… E CAROTE – All’interno dello spogliatoio nerazzurro Ranocchia è un riferimento, soprattutto per i più giovani: «Tutto quello che faccio in questo momento è mio. Da giovane magari ti ispiri a qualcuno. Ho creato il mio scudo, la mia armatura, perché credo sia la cosa giusta da creare durante la carriera in base agli eventi che si susseguono. Ogni tanto a Sebastiano Esposito gliele do così impara, ma sono botte sane che gli fanno bene (ride, ndr). Perché poi, quando inizierà a giocare con continuità – che è solo questione di tempo per il talento che ha -, i difensori avversari nei grandi palcoscenici non si risparmiano da quel punto di vista. E io lo preparo in allenamento. Ad Alessandro Bastoni do certi schiaffi sul collo (ride, ndr), Qualche consiglio lo do ai più giovani, ma non sono mica il Padreterno! C’è uno scambio di idee, tutto qui. Posso dare consigli più sugli atteggiamenti e sul mondo di fare, poi in campo ognuno ha la sua visione del calcio».

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