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Milito: “All’Inter da dirigente? Non si sa mai. La squadra tornerà grande”

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“SportWeek” racconta il Triplete di Diego Milito. Lunghissima intervista all’argentino, che svela le premesse del suo passaggio all’Inter (QUI) e racconta i suoi compagni di squadra, uno per uno (QUI)

CAVALCATA – Se dovesse scegliere una partita di quella splendida annata, Diego Milito avrebbe l’imbarazzo della scelta: «Kiev, in Champions League. Siamo sotto 1-0 a quattro minuti dalla fine, è novembre e siamo fuori dalla Coppa. Mourinho nell’intervallo ci aveva caricato come solo lui era capace, in campo non ci arrendiamo, la ribaltiamo io e Wesley Sneijder, nel recupero. Ancora la Champions League, gli ottavi contro il Chelsea. Era la squadra da battere, avevamo pregato perché il sorteggio ce li tenesse lontani. Al ritorno in casa loro segnò Samuel Eto’o e passammo giocando una delle nostre partite migliori. Infine, la semifinale contro il Barcellona: 3-1 in casa, 0-1 fuori, in dieci. Durissima ed esaltante».

SOGNI SON DESIDERI – La possibilità di centrare un traguardo storico come il Triplete era sempre sfumata, mai urlata a gran voce: «Per noi era un sogno, e questo ci ha dato la forza di realizzarlo. Mourinho ci ripeteva che dovevamo sognare: “È bello che lo facciate, ma non dovete trasformare il sogno in ossessione”. Ci siamo riusciti e abbiamo vinto. Il secondo gol al Bayern Monaco? La finta con sterzata su Van Buyten e il tocco sull’uscita di Butt: bello, sì. Ma quello contro la Roma, nella finale di Coppa Italia, un destro in corsa a incrociare sul secondo palo, lo metto sullo stesso piano».

DI NUOVO INSIEME? – Milito mette sullo stesso piano anche i trofei, oltre ai gol, e non chiude la porta al futuro: «Mi sono goduto molto lo scudetto. Fu una sofferenza lunga un anno, a un certo punto sembrava che ci fosse sfuggito. Quando dissi “Non so se resto” dopo la finale? Fu un errore. Nei miei anni all’Inter ho avuto offerte per andar via, ma quando si sta bene in un posto non bisogna lasciarlo. E io non l’ho fatto. L’Inter mi ha fatto crescere, mi ha fatto amare una città. E poi mio figlio è tifosissimo, un’altra è nata a Milano. Rivedermi come dirigente? Non si sa mai quello che può succedere. All’Inter conservo rapporti eccellenti e tutti sanno che amo il club e Milano. Alla squadra attuale manca solo un po’ di tempo per tornare grande. Se capita riguardo i momenti del Triplete in tv. Però ho conservato tutto: dvd, giornali, fotografie, premi. Se potessi tornare indietro, vorrei rivivere quei diciotto giorni dal 5 al 22 maggio».

Fonte: SportWeek

Pubblicato da
Daniele Berardi

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