Analisi tattica

Juventus-Inter: Inzaghi si copre ma la vince sul 2-1 spingendo (con Dimarco)

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Juventus-Inter si chiude di nuovo con un trionfo nerazzurro. E di nuovo ai tempi supplementari. Il 2-4 finale porta le firme di Barella, Calhanoglu e Perisic (doppietta). La squadra di Inzaghi inizia bene e finisce meglio, ma in mezzo soffre troppo e rischia di rovinare tutto. Bastano 3′ per farsi rimontare e altri 3′ per ripristinare le gerarchie, anche grazie ai cambi. Decisivo in particolare l’ingresso di Dimarco, tenuto inizialmente in panchina per motivi tattico-difensivi. Di seguito l’analisi tattica di Juventus-Inter in Finale di Coppa Italia

Pre-Game Analysis: la preparazione e le scelte di Inzaghi

FORMAZIONE – Ecco il 3-5-2 di partenza dell’Inter scelto da Inzaghi per affrontare la Juventus in Finale di Coppa Italia a Roma: Handanovic; D’Ambrosio, de Vrij, Skriniar; Darmian, Barella, Brozovic, Calhanoglu, Perisic; Dzeko, Lautaro Martinez.

Juventus-Inter formazione ufficiale

In-Game Analysis: lo sviluppo e la lettura della partita

HIGHLIGHTS – Nel primo tempo, al 6′ arriva il bellissimo gol di Barella, che trova l’angolino alto calciando di destro a giro dal limite dell’area di rigore (0-1). Nella ripresa, al 50′ è di Alex Sandro la conclusione vincente dopo una mischia in area ma è goffo l’intervento di Handanovic, che non riesce a opporsi in maniera ottimale (1-1). Poi, al 53′ Vlahovic raddoppia, ribadendo in rete la respinta di Handanovic dopo aver messo a sedere D’Ambrosio al termine di un rapido contropiede (2-1). All’80′ Calhanoglu calcia un rigore magistrale, guadagnato da Lautaro Martinez in un contrasto con de Ligt (2-2). Nel primo tempo supplementare, al 99′ Perisic di destro spiazza Perin dal dischetto, dopo il rigore assegnato dal VAR per fallo di de Ligt su de Vrij (2-3). Infine, al 102′ Perisic fa doppietta con un mancino velenosissimo dal limite dell’area su cui Perin per l’ennesima volta non può fare nulla se non raccogliere la palla in rete (2-4).

MODIFICHE – Nella ripresa, sul 2-1, al 63′ arriva il triplo cambio iniziale dell’Inter: fuori D’Ambrosio, Darmian e Dzeko, dentro Dimarco, Dumfries e Correa. L’italiano si posiziona da terzo sinistro con Skriniar che viene dirottato sul centro-destra in difesa, l’olandese agisce da quinto destro a centrocampo e l’argentino gioca alla sinistra di Lautaro Martinez in attacco. Al 90+1′, sul 2-2, ecco il doppio cambio di Inzaghi: fuori Calhanoglu e Lautaro Martinez, dentro Vidal e Sanchez. Doppia staffetta con i cileni tra centrocampo e attacco. Infine, sul 2-4, al 116′ può esserci il sesto e ultimo cambio nerazzurro: fuori Dimarco, dentro Bastoni. Inzaghi cambia nuovamente il terzo mancino in difesa ma stavolta per perdere tempo e aggiungere centimetri sulle palle alte negli ultimissimi minuti di gara (come da immagine sotto allegata, ndr).

Juventus-Inter formazione finale

Player Analysis: il singolo decisivo in Juventus-Inter visto ai raggi X

PROTAGONISTA – Due gol in tre minuti per calare il forza quattro nerazzurro, semplicemente: Perisic. Il migliore in campo con un 9 pieno (vedi pagelle di Juventus-Inter). L’esterno sinistro croato costringe Gosens a un’altra partita in panchina dall’inizio alla fine, perché si accende maggiormente quando gli altri si spengono. Oltre due ore da protagonista contro Cuadrado, al di là della splendida e decisiva doppietta. Perisic porta la Coppa Italia fisicamente da Roma a Milano. Sarebbe stato da 10 dribblando anche la polemica post-partita sul rinnovo, ma la perfezione non esiste e – a ogni modo – è impossibile dargli torto. Esagerato.

Post-Game Analysis: le considerazioni finali su Juventus-Inter

COMMENTO – Lo spettacolo non caratterizza il primo tempo di Juventus-Inter, in cui il gol a freddo spiazza un po’ tutti. La partita è equilibrata. Molto tattica. A sparigliare le carte è la prima modifica di Allegri che, solo virtualmente (inserendo un attaccante al posto di un difensore, ndr), passa dal 4-4-2 al 3-4-3. Inzaghi non mette mano alla sua Inter per oltre un’ora. Nel frattempo i centrali difensivi si addormentano. Le mezzali si invertono continuamente intorno al perno ma senza costruire granché e facendo meglio in copertura. E le punte non si trovano nemmeno per sbaglio. Un pessimo spettacolo per chi vorrebbe vincere non solo la Coppa Italia ma anche lo Scudetto. Poi, ecco la scelta che cambia la partita: impostare la manovra dalla difesa inserendo Dimarco, che spinge come un’ala pur giocando nei tre dietro. Ed è esattamente quello che succede. L’azione del 2-4 riassume benissimo la lettura della partita di Inzaghi, che a questo punto dovrebbe rispondere a una domanda: tornando indietro, rifarebbe le stesse scelte iniziali? Dimarco meglio già dall’inizio o solo a partita in corso? Perché se dal 1′ Inzaghi opta per la premurosa copertura (con D’Ambrosio-Darmian a destra), dal 63′ la vince puntando sulla libera spinta di Dimarco e Perisic a sinistra con Dumfries a destra. Ed è tutta in questa sintesi la Coppa Italia vinta, meritatamente, ma non senza evidenti errori e inutile sofferenza.

OSSERVAZIONE – La partita dell’Inter si divide in tre parti. Forse quattro. La prima frazione è esattamente quella che va dall’inizio a metà primo tempo: l’Inter segna e gestisce bene il vantaggio, dominando. Poi dal 23′ in poi c’è solo la Juventus in campo. E l’Inter non entra né fisicamente né mentalmente in campo dopo l’intervallo, infatti lo 0-1 iniziale diventa 2-1 nel giro di 3′. Dopo il gol subito, e il primo triplo cambio, inizia la terza parte: l’assedio nerazzurro. Tanti cross e corner, più che altro. Il gol è nell’aria ma arriva solo dal dischetto. Il 2-3 che diventa immediatamente 2-4 fa iniziare un’altra mini-partita: Juventus nervosa, Inter matura per portare a casa il trofeo senza rischiare più. Inzaghi probabilmente prepara bene la partita ma la legge tardivamente nonostante Allegri sia costretto al primo cambio e si affretti a cambiare assetto alla sua Juventus. Finché è difesa su difesa vince l’Inter, attacco su difesa premia la Juventus, attacco su attacco vede nuovamente avanti Inzaghi. E Allegri non ha più carte da giocarsi dalla panchina, soprattutto dopo aver perso anche Chiellini. Si può dire: l’Inter vince quando se la gioca a viso aperto e non può addormentarsi nella gestione del vantaggio minimo. La mossa vincente è saper cambiare spartito, una lezione che sarebbe servita in Serie A tra febbraio e marzo…

Pubblicato da
Andrea Turano

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