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Spalletti paragona il “mediocre” Icardi dell’Inter a Ibrahimovic, ma non lo nomina

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Icardi salta anche Inter-Eintracht e porta Spalletti al limite a tal punto da non nominarlo nemmeno, ma le sue parole non mentono e basta (ri)ascoltarlo per capire i riferimenti precisi fatti all’ex capitano. Serve perfino l’ausilio di Ibrahimovic per confezionare un pensiero completo

MEDIOCRI ASSENTI – Senza girarci troppo intorno, per la prima volta da quando Mauro Icardi è un corpo estraneo all’Inter il suo nome in conferenza stampa (vedi articolo) non viene fatto né nelle domande né nelle risposte di Luciano Spalletti, che però in due momenti diversi fa riferimenti precisi e nemmeno troppo velati all’ex capitano. La prima volta quando esalta solo i (pochi) presenti per affrontare l’Eintracht Francoforte in Europa League domani sera: «Si fa sempre credere a tutti che il migliore sia quello che manca, ma le partite le vincono quelle che ci sono e hanno più forza. Non ci sono trucchi da un punto di vista psicologico, chi va dentro deve sapersi motivare per l’importanza della partita e la causa da portare a termine. Chi non capisce il momento ed essere all’altezza della situazione da incontrare, rimane sempre un mediocre. Ci sono momenti in cui servono più attenzioni, perché se uno gioca nell’Inter le qualità le ha». La parola “mediocre” è pesantissima e oggi, se c’è uno che non capisce il momento in cui dover dare una mano all’Inter, quello è proprio Icardi (vedi focus dedicato nel paragone con Cristiano Ronaldo, ndr), nuovamente non convocato per scelta dello stesso ex capitano. Un “mediocre di qualità”, appunto.

IBRAHIMOVIC FISSO – Prima di esaltare per bene Ivan Perisic per la sua qualità e disponibilità al sacrificio, descrivendolo come la stella della squadra, Spalletti regala un’altra “dedica” indiretta al numero 9 argentino: «Non avere un punto di riferimento è sempre un qualcosa che crea più disturbo alla linea difensiva. Se chiedi a Milan Skriniar (al suo fianco in sala stampa, vedi articolo, ndr) chi preferisce marcare Zlatan Ibrahimovic e Lionel Messi, sono convinto che tutti dicono Ibrahimovic perché lo vedi fisicamente anche se poi fa più gol magari, Messi non sai quando lo trovi. Questo fatto dell’imprevedibilità crea sempre la possibilità di fare qualcosa in attacco». In questo caso il parallelo di Spalletti fa ancora più rumore, perché fa riferimento al punto fisso in attacco che segna tantissimi gol (Ibrahimovic) minimizzando il suo apporto alla squadra rispetto a uno che dà meno riferimenti (Messi), ovvero la prima punta atipica che nell’ultimo mese sta permettendo alla stella di Lautaro Martinez di brillare con la maglia dell’Inter in assenza di Icardi. Discorso prettamente tecnico, nulla di grave né di nuovo: Spalletti fa capire che è disposto a rinunciare ai tanti gol di Icardi pur di vedere un’Inter cooperativa in campo e fuori, perché il leader non è quello che si crede il migliore, ma chi dimostra in campo di esserlo insieme agli altri dieci compagni di squadra schierati dall’allenatore.

Pubblicato da
Andrea Turano

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