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Lukaku, l’Inter e il coraggio di riprovarci: il finale ignorato da Inzaghi

Lukaku lontano dall’Inter non smette di stupire, anche quando resta in silenzio e lascia parlare gli altri. O in alternativa i propri social. La maturità non è certo di casa, nemmeno a trent’anni compiuti, ma il “disegno anti-Inter” progettato è ciò che fa andare avanti il circo intorno a sé. Almeno fino al prossimo annuncio ufficiale… L’attesa della sua prossima squadra è coerenza

FUGA PER LA… – La storia di Romelu Lukaku insegna che, se lo conosci, è meglio non fidarsi. Al di là del tentativo di fuga sempre preso in considerazione dopo ogni fallimento – e quasi sempre messo in atto – il 30enne belga non conosce limiti. Il mancato contatto con la realtà che lo circonda caratterizza ogni sua mossa. Ogni sua scelta. Fallisce la prima volta al Chelsea dopo aver lasciato la casa (sicura) Anderlecht e ci riprova. Forte dell’anno in prestito al West Bromwich, il Lukaku-bis al Chelsea è un passaggio a vuoto ancora più umiliante del primo: breve ma non intenso. Il paracadute si chiama Everton, sempre in Premier League, ed è il suo livello. Non è la Liverpool rossa, in palio non c’è mai la Champions League in quattro stagioni. E quando ha l’occasione di giocare in Europa League, nel secondo anno, segna otto gol in nove partite. Il suo livello. Arriva la grande chiamata del Manchester United, che non è il Chelsea odierno ma vuole tornare grande. Due annate tra alti (soprattutto in Inghilterra) e bassi (perlopiù in Europa). Tipico.

Poi un’altra fuga: la Premier League non fa più al caso suo, Lukaku vuole misurarsi con la Serie A in Italia. La Juventus lo aspetta, anche solo per cedere Paulo Dybala nello scambio e disturbare gli avversari, ma il grande ex Antonio Conte si mette di mezzo e fa l’impossibile per evitare questo matrimonio. Lukaku sceglie l’Inter per Conte. Nella prima stagione perde lo Scudetto per un punto e l’Europa League per un autogol (suo). Lukaku vuole scappare. Di nuovo. Conte resta, Lukaku pure. Nella stagione successiva l’Inter vince lo Scudetto. Conte scappa, Lukaku pure (con il benestare della società, ndr). La sfida personale è più importante di quella collettiva ma fallisce: il Lukaku-ter al Chelsea è il punto più basso della sua carriera. Finora… In seguito va in scena un impronosticabile Lukaku-bis all’Inter ed è un altro passaggio abbondantemente a vuoto. Non lotta mai per lo Scudetto e perde la Champions League per un gol (mancato?). Lukaku scappa. Per l’ennesima volta. E l’Inter stavolta lo lascia scappare senza problemi né reali opposizioni ma…

Calciomercato con One Man Show sul palco

… LA COERENZA PERSONALE – Ma c’è un “ma” più grande di ogni fallimento calcistico con protagonista Lukaku. Lukaku scappa ma l’Inter fa sapere (o quantomeno fa credere…) di voler fare l’impossibile per creare i presupposti per il Lukaku-ter a Milano. E non è così impossibile, visto che il Lukaku-quater a Londra non è previsto da nessuna delle parti coinvolte. E la soluzione nerazzurra è l’unica che può rimettere il centravanti belga al centro del villaggio. Per la prima volta in tutta questa questione ci va di mezzo la sostenibilità dell’Inter guidata dal Suning Group e la volontà di Simone Inzaghi, che – almeno a parole – rivogliono a tutti i costi Lukaku a casa.

Ciò che succede è storia recente. Nell’ultima fuga di Lukaku a scappare non è solo la credibilità calcistica dell’attaccante belga, che si azzera ormai di stagione in stagione, bensì la sua lucidità. Continuità, professionalità e serietà non fanno parte del CV lukakiano ma sarebbe anche troppo pretenderle da uno dei tanti calciatori che si legano solo alla futilità offerta dal mondo del calcio business. I soldi davanti a tutto, anche ai progetti. Può sembrare un “attacco” a Lukaku e invece no, tutt’altro. Lukaku fa bene a essere finto in un mondo finto. Il Re del Circo quando c’è di mezzo il calciomercato, perché no? La coerenza è tutto nella vita e Lukaku non può certo dire di essere (stato) incoerente nella sua vita calcistica. Fuggire come soluzione è una strategia che può funzionare solo quando si ha un piano B, però. E quel piano B non è ancora stato annunciato pubblicamente dal diretto interessato se non per mezzo velina (indiretta). Il tempo per Lukaku sta per scadere: il calciomercato non è infinito e di One Man Show in giro ce ne sono già fin troppi…

L’affronto di Lukaku alla storia dell’Inter

LUKAKU ALLA JUVENTUS – Il problema a questo punto della storia è un altro: portare a termine quanto disegnato. La scelta più difficile della carriera calcistica di Lukaku è ora. La terza occasione all’Inter sarebbe stato il paracadute più conveniente. Soprattutto senza dover giocarsi il posto con un professionista come Edin Dzeko, fuoriclasse vero. Perfino la quarta avventura in maglia Chelsea, considerando che non potrà mai essere peggiore del Treble precedente, sarebbe (stato) un atterraggio morbido. Imporsi in una nuova squadra oggi è l’unica soluzione. Quella ideale ora.

Farlo alla Juventus, però, rappresenta la sfida delle sfide. Non c’è più di mezzo solo il calcio e la sua futilità. Se venisse confermata la versione del “Lukaku vuole solo la Juventus” offerta mediaticamente da giorni, il bivio sarebbe presto servito: solo lo Scudetto in maglia bianconera potrebbe dare ragione all’ex numero 9(0) nerazzurro. Sarebbe la sua follia più grande a sfondo calcistico. L’azzardo degli azzardi. Non “vincere con la Juventus”, bensì “vincere ai danni dell’Inter”. Inzaghi ha parlato di «storia che meritava un finale diverso» tra Lukaku e l’Inter, ignorando le conseguenze dell’eventuale versione juventina del centravanti di Anversa. È esattamente questo il finale migliore possibile, senza dubbio quello più avvincente: Lukaku da anni pensa di essere più grande dell’Inter e può provare a dimostrarlo solo vestendo la maglia della Juventus… vincendo da protagonista, però. Il coraggio di riprovarci dopo ogni fallimento a quanto pare non gli manca e al limite aggiungerebbe solo un altro epic fail alla sua lunga carriera, viceversa diventerebbe ancora di più l’idolo di se stesso. (Ri)Provaci ancora, Big Rom.

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