Il centrocampo è il reparto nevralgico dell’Inter di Conte. E anche qui c’è una forte discontinuità tra titolari e riserve. Vediamo come potrebbe muoversi il club in estate.
POTENZA CENTRIFUGA – Il centrocampo dell’Inter è il motore della squadra, e non si tratta di una metafora. Bensì di un’analogia, perché qui si vedono gli effetti migliori del lavoro di Antonio Conte. La linea mediana, assieme agli esterni, è il metronomo dell’intera formazione. E tanto le (tante) fortune offensive quanto i (pochi) problemi difensivi dipendono dalla catena centrale. Che necessita tuttavia di una migliore lubrificazione.
CINGHIE AL LIMITE – La mediana dell’Inter si regge su due pilastri inossidabili: Nicolò Barella e Marcelo Brozovic. Il croato è il regista indiscusso della squadra, l’uomo che più di tutti orienta il baricentro degli undici. Il numero 23 è un centrocampista totale, che tuttavia non vede ancora la fine dei suoi margini di crescita. E ad essi si aggiunge Christian Eriksen, ormai egregiamente inserito nei ritmi del calcio di Antonio Conte. Sono tuttavia i due imprescindibili a centrocampo, tanto che Barella è il giocatore di movimento con più minuti quest’anno (2.989 su 3.360 totali) Sia lui, sia Brozovic (2.502′) spesso necessiterebbero di rifiatare.
SECONDE LINEE – Il problema non è solo la quasi unicità di Brozovic, sdoganata nei mesi scorsi impiegando proprio Eriksen come vertice basso. Piuttosto, a Conte viene difficile trovare le stesse qualità dei titolari nelle riserve. Oltre al fatto che queste spesso latitano. È il caso di Matias Vecino, rientrato solo due settimane fa a Torino, e di Stefano Sensi, alle prese con infortuni cronici. E anche Arturo Vidal sembra offrire meno garanzie di quelle che si aspettava il tecnico. Rivoluzione in arrivo?
NECESSITÀ FUTURE – Di sicuro ila fascia centrale del centrocampo è quella che necessita di interventi meno urgenti. A differenza, invece, della fascia sinistra per esempio. Al tempo stesso, però, Conte merita di avere maggiore intensità e qualità per la sua mediana. Non solo a partita in corso, ma anche e soprattutto per incrementare leggermente le rotazioni. Dall’anno prossimo, a prescindere da come finirà questa stagione, sarà fisiologico attendersi (ancora) maggiore competitività su tutti i fronti. Serve quindi una rosa dal numero e dalla qualità più consolidati.
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