Editoriali

Roma-Inter, Di Bello come Abisso. Dall’AIA solito silenzio: mica è Zaniolo…

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Roma-Inter di ieri sera è stata condizionata, per non dire peggio, dalla clamorosa scelta di Di Bello di convalidare il momentaneo 1-1, nonostante il fallo di Kolarov su Lautaro Martinez impossibile da non vedere al VAR. Un errore grave quanto quello di Abisso in Fiorentina-Inter di diciassette mesi fa, e come allora l’AIA non interviene.

SILENZIO ASSURDO – Il day after di Roma-Inter porta, inevitabilmente, strascichi per la condotta dell’arbitro Marco Di Bello. L’errore sul fallo di Aleksandar Kolarov ai danni di Lautaro Martinez, che ha avviato l’1-1, è talmente evidente che è pure superfluo tornare sull’episodio per spiegare come il gol fosse da annullare. C’è però un qualcosa che è anche peggio: la ripetitività di queste situazioni. Tre anni fa, quando è stato inserito il VAR in Serie A, si era giustamente sottolineato come gli arbitri avrebbero dovuto ridurre di molto i loro errori. Adesso, trentacinque mesi dopo, dubbi non ce ne sono più: gli arbitri italiani continuano a sbagliare tanto, troppo. E il fatto che lo facciano anche rivedendo al monitor dovrebbe portare l’AIA a fare qualche riflessione. Che, almeno stando ai fatti, non fa.

STESSA SITUAZIONE – Quanto successo in Roma-Inter ricorda il 24 febbraio 2019, quando l’arbitro Rosario Abisso omaggiò la Fiorentina del rigore del 3-3 al 96′, per un tocco di petto di Danilo D’Ambrosio giudicato braccio nonostante le immagini provassero il contrario. Anche lì, come ieri con Di Bello, il VAR (a Firenze Michael Fabbri, all’Olimpico Marco Guida) aveva segnalato l’abbaglio al direttore di gara, che però è voluto rimanere in maniera ottusa sulle proprie convinzioni. Non possono essere ritenuti “semplici” errori arbitrali, ma gravissime sviste che falsano partite e campionati, e dovrebbero portare a provvedimenti pesanti. L’Inter ha pure un altro precedente in stagione, a Lecce quando Piero Giacomelli andato al monitor non ha espulso Giulio Donati per aver rischiato di spaccare tibia e perone a Nicolò Barella. In tutti e tre i casi sorprende il silenzio dell’AIA, che sarebbe giusto intervenisse e subito (la speranza è che lo faccia).

TRATTAMENTO DIVERSO – L’ha detto ieri Antonio Conte e lo confermano i precedenti: sull’Inter si esaltano solo le cose negative. Questo vale anche a livello arbitrale, perché dopo i tre episodi rivisti al monitor e giudicati contro logica (e contro regolamento, soprattutto), i vertici dell’AIA non hanno preso posizione nell’immediato. Anzi, tutt’altro. Pochi giorni dopo il celebre Inter-Juventus del 2018 il presidente Marcello Nicchi si era affrettato a condannare non l’arbitraggio di Daniele Orsato, e la folle mancata espulsione a Miralem Pjanic, ma il… linciaggio mediatico verso il direttore di gara. Ah, sì, ecco: è colpa dei giornalisti e dei tifosi, non degli arbitri che sbagliano! Forse è per questo che dopo Firenze il “povero” Abisso aveva ricevuto la solidarietà dei colleghi (vedi articolo). Eppure non è sempre stato così, e proprio Roma-Inter lo dimostra.

GLI ESEMPI – «Non riesco a capire come si sia potuto fare un errore del genere, è stato un errore inconcepibile». Così ancora Nicchi, presidente dell’AIA dal 2009, all’indomani dello scorso Roma-Inter. Le sue parole si riferiscono a un fallo da rigore di Danilo D’Ambrosio su Nicolò Zaniolo, che c’era, non giudicato tale in diretta e senza richiamo del VAR all’on-field review. Bene, perché non dire lo stesso oggi? E ancora: «A San Siro ha sbagliato l’addetto al VAR. Non ha colto la malizia della persona che cadeva addosso a un’altra. Certamente in quella circostanza andava usata la tecnologia». Qui tocca al designatore Nicola Rizzoli poco più di ventiquattro ore dopo Inter-Atalanta dell’11 gennaio, col rigore (che c’era) per fallo di Lautaro Martinez su Rafael Toloi non visto da arbitro e VAR. Errore pure evidente, ma ancora una volta se è “a favore” dell’Inter si enfatizza, altrimenti no. Molto male.

DEPOTENZIATI – Già a inizio stagione era chiaro come il VAR fosse stato depotenziato (vedi articolo). Adesso, se possibile, la situazione è peggiorata. In Serie A si sbaglia tantissimo, anche con tutto il tempo a disposizione e molteplici replay. Un altro errore clamoroso, sempre con la Roma protagonista, è il rigore negato al Parma due settimane fa, per mano colossale di Gianluca Mancini. Il giudizio dal campo e in diretta non può (non deve!), prendere il sopravvento sulle immagini, soprattutto quando errato. Il VAR dev’essere d’aiuto, non uno strumento di cui avere paura perché rischia di smascherare la propria incapacità a giudicare. Eppure, come rivelato dall’ex fischietto Claudio Gavillucci (vedi articolo), se un arbitro ribalta la sua decisione iniziale al monitor l’AIA penalizza la sua valutazione. Un controsenso, da correggere subito per la regolarità del calcio italiano. O il Di Bello di turno preferirà sempre l’abbaglio, come in Roma-Inter, alla verità.

Pubblicato da
Riccardo Spignesi

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