Editoriali

VAR in Serie A depotenziato dagli arbitri. Rizzoli, è ora di intervenire

Il VAR, in queste prime dieci giornate di Serie A, sta facendo discutere tanto quanto gli arbitri, per i tanti errori macroscopici non corretti nonostante la tecnologia. Al designatore della CAN A, Rizzoli, e al presidente dell’AIA, Nicchi, il compito di risolvere quanto prima questa emergenza.

CAMPIONATO DEPOTENZIATO – Il VAR, sui falli in area, in Serie A non esiste più. O quasi. Al monitor si rivedono solo i tocchi di mano, quasi tutti, ma gli interventi irregolari sono ignorati anche se palesi, col risultato che le polemiche sono tornate ai livelli precedenti all’introduzione del 2017. La lista, in queste prime dieci giornate di campionato, è lunghissima: dalla simulazione di Dries Mertens in Fiorentina-Napoli della prima giornata al convulso finale di Napoli-Atalanta mercoledì (l’intervento di Simon Kjaer su Fernando Llorente seguito dal 2-2 di Josip Ilicic), passando per Genoa-Atalanta in cui un rigore inesistente non è stato cancellato “per mancanza di comunicazione col VAR”, Lazio-Atalanta con il contatto (minimo) fra José Luis Palomino e Ciro Immobile, o Inter-Parma coi falli ignorati su Lautaro Martinez e Cristiano Biraghi, ma ce ne sono tanti altri.

PERCHÉ NON GUARDARE? – Il protocollo VAR è abbastanza chiaro (ma forse non troppo) sulla possibilità di intervento. Può esserci review solo su chiaro ed evidente errore, o serio episodio non visto, per gol, rigore, espulsione diretta o scambio di persona. L’ultimo caso è il più marginale, il penultimo anche nel turno infrasettimanale ha fatto discutere (misterioso il rosso a Federico Fazio in Udinese-Roma). È su gol e rigori che gli arbitri, in questo avvio di Serie A, stanno facendo molta confusione. Dei rigori si è già detto, ma pure la lista delle reti contestate fa paura. Per esempio domenica scorsa Ciro Immobile ha deciso Fiorentina-Lazio all’89’, su azione viziata da un netto fallo di Jordan Lukaku su Riccardo Sottil. Questo ha portato a diversi minuti di proteste in campo, senza rivedere l’episodio: perché? Semplice. A differenza di altre competizioni, come Liga, Premier League o Champions League, dove gli “errori arbitrali” si correggono, in Italia questo succede poco. Gli arbitri VAR intervengono ben poche volte per sconfessare un loro collega, con la giustificazione che “se l’arbitro in campo ha visto il VAR non può intervenire”. Questo è sbagliato e pure contro il protocollo: se l’arbitro ha visto male, e ha sbagliato in maniera evidente, la review DEVE esserci.

CASI LIMITE – Vero, l’inizio di Serie A ha visto anche proteste su situazioni che non erano errori, ma pure qui c’è stata confusione in campo. Il gol annullato a Nikola Kalinic in Roma-Cagliari, per un fallo che c’era, ha visto l’arbitro Davide Massa comunque in palese difficoltà e incerto su cosa fare. In Juventus-Bologna i giocatori rossoblù hanno, di contro, protestato poco e niente per il precedente fallo di Miralem Pjanic, netto e da review. Ci sono poi le discussioni sul fuorigioco, ancora più errate. La tecnologia Cross Air, in uso al VAR, dà la certezza della posizione di un giocatore anche superiore a quanto si percepisca dalle immagini. Contestazioni come quella sul 2-2 di Inter-Parma, o sul fuorigioco dato a Cristiano Ronaldo alla prima giornata, in questo caso non hanno fondamento. Ma è bene soffermarsi su altri episodi, molto più gravi e con abbagli veri e propri.

PROTESTE EVITABILI – Gli ultimi turni di Serie A, con Napoli-Atalanta in testa, hanno visto proteste interminabili. Da questa stagione sono stati introdotti i cartellini gialli e rossi anche per lo staff tecnico, ma serve a poco: le ammonizioni agli allenatori li innervosiscono di più e basta. Il VAR avrebbe dovuto anche impedire che i giocatori accerchiassero gli arbitri in segno di protesta, ma tutto questo non sta succedendo. Basterebbe poco per risolvere, ossia prendere coscienza di un possibile errore e non “vergognarsi” di chiamare una review. Ci sono arbitri che ricorrono spesso al VAR e altri che lo usano poco e male (come il rigore inventato da Rosario Abisso in Fiorentina-Inter a febbraio), questo non deve succedere. Si sta creando una brutta tendenza a ignorare episodi borderline, soprattutto in area, lasciando correre e impedendo l’intervento del VAR: altro errore gravissimo. Questo, in particolare, è vietato dal protocollo, che dice chiaramente come le decisioni vadano sempre prese in diretta come se il VAR non ci fosse.

INTERVENTO NECESSARIO – L’augurio è che l’AIA, col presidente Marcello Nicchi, e la CAN A, con il responsabile Nicola Rizzoli, intervengano quanto prima visto che possono. Vedere la Serie A di nuovo terra di nessuno, perché gli errori arbitrali falsano le partite come prima che ci fosse il VAR, è uno spettacolo indecoroso. Il protocollo permette un raggio di interventi più ampio di quello attuale: perché non permetterlo? Perché lasciare campo a una marea di simulatori che continuano a tuffarsi impuniti? Perché perdere minuti di gioco in proteste quando andare al monitor (su errori chiari ed evidenti) le eviterebbe? Per quale motivo le review su episodi in area di rigore si riducono quasi solo ai tocchi di mano? Perché si impedisce agli arbitri di andare in TV e spiegare le proprie decisioni? Una risposta di Nicchi e Rizzoli sarebbe gradita, una correzione in corsa migliorerebbe il campionato. Anche per gli stessi arbitri.

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