Editoriali

Manchester City-Inter ultimo atto: al traguardo manca un km (su 3.500)

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Manca sempre meno a Manchester City-Inter, finale della Champions League 2022/23. I nerazzurri si avvicinano all’ultimo atto di Istanbul (fischio d’inizio alle 21.00 di sabato) senza paure ma con una consapevolezza.

TRAGUARDO MERITATO – Solo Romelu Lukaku e André Onana ci credevano. Solo loro vedevano l’approdo alla finale di Champions League di sabato, dove l’Inter affronterà il Manchester City, nel futuro nerazzurro. Una partita a cui la squadra di Simone Inzaghi arriva al termine di un percorso che appare un esercizio grammaticale sugli attributi. Perché la stagione dell’Inter si può definire in tanti modi: altalenante, pazza, incostante, solida, sorprendente, sfolgorante. Ognuno di questi aggettivi è corretto e al tempo stesso inesatto, perché non in grado di rappresentare al 100% gli ultimi dieci mesi della storia nerazzurra. Ce n’è però uno che soddisfa tutti: il traguardo di Istanbul è meritato per l’Inter. Tuttavia non è più tempo di soffermarsi ad ammirare il cammino europeo di Lautaro Martinez e compagni. Adesso c’è una finale da giocare, l’ultimo atto di una stagione difficile da scrivere così nell’estate 2022. E dove nessun pronostico e nessuna analisi pregressa (quasi) conta troppo. Perché l’unica verità risiede in campo e possono realizzarsi diversi scenari.

Inter sfavorita col Manchester City solo sulla carta

FINALE DA GIOCARE – Confrontando Manchester City e Inter, Simone Inzaghi e Pep Guardiola, Erling Haaland e Lautaro Martinez, la superiorità degli avversari appare lampante sotto ogni punto di vista. Motivo per cui la vittoria dei Citizens appare quasi scontata alla maggior parte degli osservatori. Tuttavia, l’Inter ha già dimostrato di saper interpretare al meglio le sfide in gara secca (4 finali vinte su altrettante disputate nel biennio di Inzaghi). E i nerazzurri hanno tutte le carte – più motivazionali che tecniche – in regola per provare a sovvertire il pronostico sfavorevole. Trasformando quindi una sconfitta fisiologica in una vittoria che si potrebbe definire solo come miracolosa. Ponendo così la più gustosa delle ciliegine su una torta che solo Inzaghi riteneva cucinabile a inizio stagione. Anzi, la ricetta gli era nota già da prima, un po’ come già successo nel passato recente dell’Inter.

CORSI E RICORSI – Al termine della stagione 2021/22, il più grande rimpianto dei tifosi nerazzurri era quello di aver perso lo Scudetto a favore del Milan per un solo punto di differenza. Inzaghi era invece di un altro pensiero. Alla domanda “Quale partita vorrebbe rigiocare?”, il tecnico rispondeva citando la gara di andata con il Liverpool, negli ottavi di Champions League (vinta 2-0 dai Reds). Una risposta ripetuta per diversi mesi da Inzaghi, tanto da renderla quasi un mantra. E fino a pochi mesi fa sembrava una sorta di training autogeno che l’allenatore imponeva a se stesso per deresponsabilizzarsi sulla mancata vittoria del tricolore. Oggi, con il proverbiale senno di poi, sappiamo che Inzaghi ci credeva veramente, e che probabilmente in quella gara ha trovato le radici per il magistrale cammino europeo di quest’anno. Proprio come fece José Mourinho, che disse che la vittoria del Triplete nel 2009/10 nacque l’anno prima, dopo la sconfitta contro il Manchester United, sempre agli ottavi di Champions League. Ma il legame con la vittoria della Champions League 2009/10 non si esaurisce certo qui.

Madrid e Istanbul: tanto lontane ma troppe vicine

ULTIMO MIGLIO – Il 22 maggio 2010 l’Inter disputava la finale di Champions League allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid. Sabato 10 giugno 2023 lo farà invece allo stadio olimpico Ataturk di Istanbul. L’eventuale gloria nerazzurra attraversa quindi l’Europa da Ovest a Est, in un cammino di espiazione quasi simbolico. Come si evince anche calcolando la distanza tra i due stadi sopra citati: quello di Istanbul dista da quello di Madrid esattamente 3.499 km. Leggendola così, quindi, la finale contro il Manchester City assume ancor di più i toni dell’ultimo atto. Un ultimo miglio che viene richiesto ai nerazzurri per toccare il cielo con un dito. Un solo ultimo, immenso e sovrumano sforzo per sovvertire il pronostico, completare il miracolo e scrivere una bellissima pagina di storia del calcio. Allo stadio olimpico Ataturk non scenderanno in campo solo i valori tecnici. Ma anche le ambizioni, le motivazioni, le paure, la lucidità mentale, i nervi a fior di pelle. Tutte cose che non si comprano sul mercato, e che non possono quindi impedire all’Inter di sognare. Del resto, “perché smettere ora?”.

Pubblicato da
Riccardo Buson

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