Editoriali

Inter, il futuro è in bilico! Per cambiare ‘basta’ un ingrediente

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La sconfitta dell’Inter contro la Fiorentina, la decima in stagione, getta nello sconforto l’intero ambiente nerazzurro. E ormai la strada per cambiare il futuro sembra tracciata. E non passa solo per Simone Inzaghi.

STESSA STORIA – Pronti, via, e al rientro dalla sosta per le Nazionali si rivede la solita vecchia Inter. Che macina gioco, prova a imporre il proprio dominio sull’avversario, e crea numerose occasioni da gol. Salvo poi lasciare il fianco troppo scoperto alla Fiorentina, e chiudere senza reti all’attivo. E con la decima sconfitta stagionale. Sembra quasi che l’Inter di Simone Inzaghi sia vittima della dura legge del gol, magistralmente cantata dagli 883. E non è la prima volta che succede in questa stagione. Accentuando ancor di più le nubi attorno al tecnico. Che però non è l’unico colpevole.

CAPRO ESPIATORIO – Si fa presto a dire che, senza i grossolani errori di Romelu Lukaku, in questi giorni parleremmo di altro. Quando una squadra come l’Inter crea così tante occasioni senza riuscire a convertirle, la colpa dell’allenatore è relativa. Eppure è una delle leggi non scritte più antiche del calcio. Quando le cose non vanno, è più semplice cambiare un singolo che mezza squadra. Motivo per cui c’è solo Simone Inzaghi sulla graticola. Per certi versi giustamente, dato che l’allenatore piacentino non ha fatto alcun passo in avanti al secondo anno in nerazzurro. E il raggiungimento dei quarti di Champions League non è un alibi sufficiente per le dieci sconfitte in Serie A. Tuttavia è altrettanto facile trasformare Inzaghi nel capro espiatorio. Sebbene un cambio alla guida tecnica appaia ormai inevitabile, non è certo la panacea di tutti i mali. Anche altre componenti dell’azienda Inter devono assumersi le proprie responsabilità.

Inter, bisogna ‘rassegnarsi’ al coraggio

CAMBIARE DAVVEROL’intera gestione dell’Inter 2022/23 è da considerarsi insufficiente. Troppi errori in campo, una gestione tecnica troppo confusionaria e auto-limitante, e una gestione manageriale assolutamente non lungimirante. E tutti questi motivi di insufficienza indicano quali sono le aree in cui intervenire. In primis, per garantire – davvero – il futuro dell’Inter. Che non significa per forza mantenere il blocco granitico di questa rosa, anzi. Proprietà e dirigenza nei prossimi mesi dovranno dimostrare di avere il coraggio di cambiare davvero. E non di limitarsi a piazzare pezze temporanee che rimandino il problema all’infinito. Ma cosa intendiamo con “cambiare davvero”?

SOVVERTIRE LO STATUS QUO – Andando oltre ai limiti gestionali (più caratteriali che tecnici) di Inzaghi, appare evidente un fatto. Questo gruppo dell’Inter sembra essere alla fine. E non è neanche corretto parlare di vero e proprio ciclo giunto al termine. Perché – di fatto – la gran parte di questa rosa ha vinto solo uno Scudetto. In questa sede la Coppa Italia e le due Supercoppe Italiane non fanno massa critica. Motivo per cui il primo segnale di cambiamento da invocare in estate è di demolire e ricostruire la rosa. Una rosa che, va ricordato, ha il secondo monte ingaggi della Serie A. Quindi, nei fatti, una rosa insostenibile, considerando la situazione finanziaria dell’Inter. Pertanto, serve il coraggio di dare un taglio netto al passato recente. Eppure le recenti voci di mercato fanno già capire che non sarà questa la strada che la dirigenza perseguirà nei prossimi mesi.

VERA PREOCCUPAZIONE – Leggere le critiche a Inzaghi e al tempo stesso le proposte di rinnovo per Stefan de Vrij e Edin Dzeko dovrebbe rappresentare un ossimoro. Perché rinnovare due giocatori over30, non più affidabili nel lungo periodo (vi ricordate l’ultimo gol del 9 bosniaco?), a cifre così importanti (quasi 9 milioni netti di stipendio in due), significa che non c’è il coraggio di cambiare. E si teme di impoverire troppo la rosa separandosi da due giocatori così. Quando in realtà il ricambio dovrebbe essere non solo organico, ma anche auspicabile. Il futuro – economico e tecnico – dell’Inter non è più sostenibile coi parametri di oggi. Per renderlo tale, ribadiamo la necessità di una cesura netta. Ripartendo da un gruppo giovane e risanato dalle dinamiche del passato. Altrimenti, dovremo rassegnarci a un’altra stagione di sopravvivenza, alla ricerca di altri alibi che giustifichino l’assenza di programmazione.

Pubblicato da
Riccardo Buson

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