Luciano Spalletti ha parlato ai microfoni di “Sky Sport” al termine di Torino-Inter, partita vinta dai granata grazie al gol di Izzo (QUI il report del match): di seguito le dichiarazioni del tecnico nerazzurro, che fa chiarezza anche sulla situazione di Ivan Perisic
CAMPO DIFFICILE – «Secondo me siamo entrati in campi giocando alla pari con loro, mettendola sul piano che andava messa cioè sui duelli fisici. La squadra da un punto di vista di forza e altezza si è comportata in modo corretto, la differenza l’ha fatta la loro altezza sulle palle inattive e c’era da non prendere questo gol qui. Poi è stato tutto difficile perché il campo non era facile, giocare la palla in modo veloce e pulito non era semplice e allora abbiamo tentato di forzare sempre da un punto di vista di caratteristiche individuali ma non siamo riusciti a mettere a posto la partita nemmeno nel secondo tempo inserendo giocatori che davano spunti nell’uno contro uno».
CAMBIO FORMAZIONE – «Non muore niente oggi, nasce una nuova squadra nel senso che abbiamo giocato dall’inizio cambiando gli esterni offensivi con le due punte perché non ce li avevo a disposizione. Perisic sente ancora fastidio per quella botta, Politano si è rischiato a farlo giocare anche in quei venti minuti e Keita non è a disposizione, per cui si è fatta una scelta diversa andando più sulla fisicità, nel prendere queste palle buttate sui rimbalzi e di andare a creare queste occasioni che poi con le due punte hai qualche possibilità in più di creare. Nel primo tempo abbiamo sbagliato un paio di situazioni, poi loro si sono chiusi ed è stato difficile».
FARE ORDINE – «Bisogna rifare ordine su quelli che sono i principi della squadra, su quello che è il gioco che vogliamo andare a sviluppare in modo più ordinato perché quando siamo passati in svantaggio i giocatori sono portati a tenere di più la palla quando non c’è bisogno, poi nei contrasti non si riesce ad avere forza. Non bisogna ricreare quelle disposizioni individuali».
QUESTIONE PERISIC – «Perisic? E’ semplice, l’ho detto anche ieri in conferenza: i giocatori possono dire quello che vogliono, poi naturalmente sono di proprietà della società e per darli via sono dei professionisti stipendiati, per cui bisogna che venga uno che li acquisti. Non si può andare via gratis e magari assicurarsi anche lo stipendio. Per cui poi se non vuol giocare, come ha detto Giuseppe Marotta (QUI le parole del dirigente, ndr), è chiaro che starà fuori, non ci sono problemi. Se pensa di non poter dare un contributo lo si aiuta a star fuori».
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