Zenga rivela come sia stato vicino a tornare all’Inter come portiere, dopo il burrascoso addio del 1994. L’ex portiere, ospite di Sky Calcio Show – L’Originale, ha anche analizzato la vittoria per 6-1 sul Bologna (vedi highlights).
TRIONFO! – Walter Zenga commenta Inter-Bologna parlando della coppia Edin Dzeko e Lautaro Martinez: «Al di là del risultato finale è una coppia che si integra molto bene. Chiaro: Dzeko ha qualità differenti rispetto a Romelu Lukaku, però Lautaro Martinez è cresciuto tantissimo e ha fatto una partita straordinaria. Penso che l’immagine della partita è il primo gol dell’Inter: un Bologna altissimo, quasi a uomo con i centrocampisti. Saltato il primo c’erano delle praterie enormi, dei gol che ha preso i tre su azione sono stati tutti su ripartenze».
I CAMBI – Zenga paragona Simone Inzaghi e Antonio Conte: «Ci sono delle differenze sostanziali, perché nei princìpi di gioco di ogni allenatore c’è qualcosa di differente. L’anno scorso l’Inter giocava dal basso aprendo gli spazi, quest’anno Inzaghi gli interni li tiene molto chiusi. L’Inter quest’anno mi sembra una squadra che gioca molto di più in verticale, mentre l’anno scorso con Conte dopo l’eliminazione dalla Champions League cambiò un po’ per sfruttare gli spazi. Questa è la bravura di un allenatore, di capire le situazioni varie. Continuiamo a dire che l’Inter ha perso Achraf Hakimi e Lukaku, ma pure Christian Eriksen».
RITORNO MANCATO – Zenga svela: «Stavo tornando all’Inter a fare il secondo di Gianluca Pagliuca. Quello che ha fatto Gianluigi Buffon lo stavo per fare io nel 1997: quando Pagliuca aveva capito che ero assolutamente onesto, che è uno dei miei pregi, mi aveva detto che non c’erano problemi. Si mise di mezzo Roy Hodgson, che mi chiuse questo sogno. Come allenatore? Il fatto di poter allenare la squadra del cuore non è un diritto che tu acquisisci perché hai fatto ventidue anni in una squadra, lo devi meritare. Cioè: dev’essere un percorso che ti porta ad avere una determinata possibilità. Evidentemente il mio percorso non ha acceso le attenzioni dei dirigenti. Vicino? Due volte, una mi parlò Marco Branca quando andò via Rafa Benitez e l’altra quando tornò Roberto Mancini per Walter Mazzarri».
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