Capuano – giornalista di “Panorama” -, ospite negli studi di “Sportitalia Mercato” su Sportitalia, commenta le ultime novità sull’Inter, in particolare le voci sul possibile cambio di proprietà con l’addio (totale?) di Suning. A differenza di chi critica solamente, c’è anche la prospettiva del bicchiere mezzo pieno
ADDIO ANNUNCIATO – Dal campo all’extra campo, Giovanni Capuano non perde tempo a dire la sua sulle vicende nerazzurre: «Ho visto un’Inter da 6- contro la Fiorentina, ma aveva la partita meno facile di tutte. Per quanto riguarda le quote societarie, il finale è abbastanza scritto. Quando una proprietà decide di mettere sul mercato quote di valore importante, sui 900 milioni di euro complessivi, entrare per un un terzo significa farlo con 300-350 milioni di euro. Fatemi un nome di chi entra con queste cifre nel calcio senza poter comandare… L’accelerazione fa riflettere perché la situazione è cambiata abbastanza in fretta. A inizio estate si era capito che l’Inter avrebbe sofferto tantissimo la pandemia. Perché aveva lavorato bene ricavando molto dallo stadio e dai partner commerciali cinesi. Senza queste due entrate, diventa complicato. Non dobbiamo aspettarci che succeda qualcosa a giorni. Sono operazioni che prendono parecchio tempo. Fatico a immaginare che possa entrare qualcuno esterno a Suning per finanziare una società, che in questo momento è frenata dal Governo Cinese. Chi arriva si prende tutto oppure la maggioranza».
FUTURO ROSEO – Il dibattito con il collega Paolo Bargiggia (vedi dichiarazioni) viene animato da qualche critica di troppo, ma Capuano non ci sta: «Se hanno buttato via dei soldi per il mercato voluto da Antonio Conte, è comunque meno grave di quanto buttato prima con acquisti folli. E non mi sento di escludere che l’Inter possa vincere lo scudetto a maggio, quindi aspettiamo. Conte finora ha usato delle scuse ridicole per giustificare i suoi fallimenti, ma Romelu Lukaku, Nicolò Barella e Achraf Hakimi sono tre valori aggiunti di questa squadra. E resteranno all’Inter anche dopo l’addio di Conte. Grazie a Suning oggi l’Inter è un’azienda, prima non lo era».
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