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Berti: “Derby col Milan, che storie! Non semplice lasciare l’Inter”

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Berti, nel corso della sua lunga lettera per i canali ufficiali dell’Inter, si è ovviamente soffermato sui derby. Dal suo primo, quello del novembre 1988, il Milan è sempre stato il suo bersaglio preferito, dentro e fuori dal campo. Qui la prima parte dei suoi ricordi di carriera.

BERTI TRASCINATORE – “Di corse, per l’Inter, ne ho fatte tante. Lo scudetto ’89 lo abbiam vinto nelle prime giornate. Alla quarta 2-0 a San Siro contro la Roma: segno il gol del vantaggio. Alla quinta arriva la Sampdoria di Gianluca Vialli e Roberto Mancini. Andate a rivedervi il gol: volo, letteralmente, supero Lothar Matthäus che corre e va a concludere, mi fiondo sulla respinta di Gianluca Pagliuca e segno. 1-0. Due vittorie pesantissime, il segnale che quella squadra era la più forte, da record”.

DERBY COL MILAN – “Vincere, certo, anche se io son quello del ‘meglio sconfitti che milanisti’. Che storie, i derby. È vero che tutti mi ricordano sempre che il mio gol più bello contro il Milan negli almanacchi figura come autorete di Sebastiano Rossi. Ma in realtà quello che ho nel cuore è quello dell’aprile ’93. Lo racconto sempre: è una canzone, non è un gol. Dura minuti e minuti. Risento, ogni volta, i rumori di San Siro, le urla sul campo. In una sola azione faccio diventare matti Paolo Maldini, Franco Baresi e Alessandro Costacurta. Vado in dribbling, faccio tunnel, subisco fallo, mi prendo una pallonata addosso e anche l’ammonizione. Roba da matti. Sono lì, sotto la Nord, avviso tutti: adesso vi faccio gol. E faccio gol. Berti, sotto la Nord, contro il Milan. Quella è l’Inter!”

8 CEDUTO – “A questa maglia ho voluto così bene che son stato disposto anche a cedere il mio amato 8. È vero, a volte ho giocato con il 4, a volte con il 9, l’11. Ma l’8 era il mio numero. Un giorno arriva Paul Ince, dal Manchester United e dice: «Dell’Inter conosco solo Nicola Berti». Ovvio! Era il primo anno dei numeri fissi e dei nomi sulle maglie. Allora l’8 ce lo giochiamo a tennis, alla Pinetina. Usciamo dalla gabbia e gli dico: «Paul, sei l’ospite e sei appena arrivato, prendi pure l’8». Berti… 18!

L’ARRIVEDERCI – “Non è stato semplice lasciare l’Inter. Natale ’97, sento Jurgen Klinsmann per gli auguri. Giocava nel Tottenham, mi dice: «Perché non vieni qui?» Non scendevo in campo da troppo tempo, uscivo da un periodo complicato. La malattia e la morte di mio papà erano state dure da affrontare, Massimo Moratti però mi è sempre stato vicino. Ero diventato solo un uomo spogliatoio. Accoglievo i nuovi arrivati, spiegavo loro cosa fosse l’Inter e fine, poi mi accomodavo in tribuna o in panchina. L’ultima, in Inter-Juventus 1-0, 4 gennaio 1998. Pochi giorni dopo c’era un derby di Coppa Italia. Solitamente sarebbe stata la mia partita. Ricordo, di quei giorni, un solo colore: il grigio del cielo, uguale quello dei miei sentimenti. Stava svanendo tutto, sotto la pioggia gelida e tra la nebbia che voleva impedire al mio aereo di partire, direzione Londra. Che addio in sordina, per Berti, pensavo. Ero triste, ma era giusto andare”.

INTER PER SEMPRE – “È stato lungo, il viaggio, prima di rimettere i piedi dentro San Siro. Mi ha portato fino dall’altra parte del mondo. Ma mancava un pezzo, tutto doveva tornare al proprio posto. Arrivo al Meazza una domenica, accompagnavo una scuola calcio. Mi sistemo al primo arancio e in un attimo capisco che tutta la Curva Nord si accorge della mia presenza. La partita scorre, i tifosi non fanno altro che guardare me e intonare: «E facci un gol, e facci un gol, Nicola Berti facci un gol». Mi hanno ridato tutto. E ancora oggi per strada, ovunque, sento l’affetto, cammino tra l’entusiasmo che non finsice mai degli interisti che sanno che ho corso per loro, che per loro mi sono fatto male e mi sono rialzato. Che ho vinto per loro, ho vinto per noi, interisti. Forza Inter, sempre! Nicola Berti”.

Fonte: Inter.it

Pubblicato da
Riccardo Spignesi

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