Analisi tattica

Real Madrid-Inter: Inzaghi vuole fare la partita ma dura solo 45′, Ancelotti no

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Real Madrid-Inter è un po’ Roma-Inter ma ribaltata. Le ambizioni nerazzurre di fare la partita si scontrano con i progetti del Real Madrid di non farla. E alla fine esperienza e qualità fanno la differenza. Inzaghi e Ancelotti offrono uno spettacolo diametralmente opposto, ma è solo il secondo a raggiungere l’obiettivo. Di seguito l’analisi tattica di Real Madrid-Inter

Pre-Game Analysis: la preparazione e le scelte di Inzaghi

FORMAZIONE – Ecco il 3-5-2 di partenza scelto da Inzaghi per affrontare il Real Madrid in Champions League: Handanovic; D’Ambrosio, Skriniar, A. Bastoni; Dumfries, Barella, Brozovic, Calhanoglu, Perisic; Dzeko, Lautaro Martinez.

Real Madrid-Inter formazione ufficiale

In-Game Analysis: lo sviluppo e la lettura della partita

HIGHLIGHTS – Nel primo tempo, al 17′ Kroos calcia indisturbato, trovando l’angolino giusto alla sinistra di Handanovic, non particolarmente reattivo ma è più grave la marcatura superficiale di Barella sul tedesco (1-0). Al 45′ Rodrygo riesce ad andare al tiro e Handanovic deve solo ringraziare il palo se il risultato non cambia prima dell’intervallo. Nella ripresa, al 64′ Barella si fa espellere per una reazione dopo un contrasto con Eder Militao, lasciando l’Inter in inferiorità numerica. Infine, al 79′ il neo entrato Asensio calcia magnificamente, segnando con un palo-rete che lascia di stucco Handanovic, sicuramente non aiutato da Dimarco in opposizione allo spagnolo (2-0).

MODIFICHE – Nell’intervallo (46′) sull’1-0 arriva il primo cambio di Inzaghi: fuori Dumfries, dentro Dimarco. L’italiano agisce da terzo sinistro, facendo slittare tutta la difesa (Bastoni in mezzo, Skriniar terzo destro e D’Ambrosio alto da quinto destro). Al 60′ triplo cambio per l’Inter: fuori Brozovic, Calhanoglu e Dzeko, dentro Vidal, Vecino e Sanchez. Barella si piazza in mezzo tra le due nuove mezzali con il numero 7 cileno a supporto di Lautaro Martinez. Al 66′ con l’Inter rimasta in dieci ecco il quinto e ultimo cambio nerazzurro: fuori Lautaro Martinez, dentro Gagliardini. L’italiano agisce da perno di centrocampo nel 3-5-1 finale.

Player Analysis: il singolo decisivo in Real Madrid-Inter visto ai raggi X

PROTAGONISTA – Inutile ruotarci troppo intorno, la serata è condizionata da un episodio che lo vede protagonista in negativo: Barella. La prestazione già di suo è sottotono (vedi pagelle di Real Madrid-Inter), ma può starci. Il coetaneo Lautaro Martinez probabilmente fa anche peggio, limitandosi a non creare danni. L’irrequieto 24enne cagliaritano, invece, non ci riesce proprio. L’espulsione è frutto di una reazione scriteriata a certi livelli. L’avesse fatta un ragazzino, ci si sarebbe potuto passare sopra. Ma Barella oggi è un profilo di livello internazionale e rappresenta l’Inter (e l’Italia) in giro per il mondo. Immaturo.

Post-Game Analysis: le considerazioni finali su Real Madrid-Inter

COMMENTO – L’Inter fa la partita, inteso come possesso palla e creazione di occasioni da gol, ma il Real Madrid si difende e riparte in contropiede. Trovando un insperato 1-0. A Madrid si ribalta ogni possibile scenario prevedibile. Per un tempo, però. Solo per un tempo. Nella ripresa scende in campo il Real Madrid, che dopo un quarto d’ora vede uscire definitivamente l’Inter (triplo cambio di Inzaghi, che inizia a pensare al Cagliari). Poi l’espulsione di Barella fa terminare anzitempo la partita: il 2-0 alla fine è anche “buono”. Se il Real Madrid fosse sceso in campo con la formazione-tipo, quindi con Benzema al centro dell’attacco, probabilmente la partita sarebbe finita molto prima. I due-tre contropiedi rapidi del Real Madrid non si trasformano in gol perché l’attacco di Ancelotti è acerbo e anche perché la difesa di Inzaghi, nonostante la proiezione offensiva, è forte. Del resto, Ancelotti sceglie di non giocare, attuando il più classico dei “catenaccio e contropiede” all’italiana. Fa giocare e sfogare all’Inter, che non conclude. Pur giocando meglio. Perché, alla fine, gioca solo l’Inter di Inzaghi. Ma dura solo 45′, poi inizia un’altra partita sui binari scelti da Ancelotti, che la prepara così.

OSSERVAZIONE – L’Inter perde la partita tre volte. Sul rettangolo di gioco, 2-0. Pazienza. Nella testa, vista l’espulsione di Barella. Evitabile. Nella strategia, perché i piani per gli ottavi di finale di febbraio si sono complicati a Madrid e non solo per la non-vittoria. Inaccettabile. Real Madrid-Inter non doveva essere una scampagnata spensierata. Spensierata sì, ma bisognava approcciare con un minimo di attenzione in più. Perdere sì, ma farsi male no. Non arrivare primi sì, ma senza perdere pezzi per strada. Ecco, questo non succede. Inzaghi dopo un’ora pensa che sia meglio far rifiatare Brozovic, Calhanoglu e Dzeko, perché i tre punti contro il Cagliari sono più importanti dei tre ormai persi a Madrid. Ma allora a cos’è servito il “bel gioco” del primo tempo? Un’Inter da 45′ e via non serviva/serve/servirà a nessuno. Che serva da lezione per il futuro, ora. Soprattutto in Serie A, che oggi rappresenta l’habitat più adatto per l’Inter di Inzaghi.

Pubblicato da
Andrea Turano

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