Analisi tattica

Inter-Shakhtar Donetsk: Conte perfetto senza cambiare, tutti al top per 90′

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L’Inter prova a fare la storia e non risparmia lo Shakhtar Donetsk. Il 5-0 porta le doppie firme di Lautaro Martinez e Lukaku, intervallate dal solito D’Ambrosio. Avversari mai in partita, surclassati dal primo all’ultimo minuto. Handanovic tra i pali in versione capitano-spettatore. Prestazione collettiva perfetta, i singoli si esaltano solo alla fine. La squadra di Conte vola in finale contro il Siviglia. Ecco l’analisi tattica di Inter-Shakhtar Donetsk

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare lo Shakhtar Donetsk: Handanovic; Godin, de Vrij, Bastoni; D’Ambrosio, Barella, Brozovic, Gagliardini, Young; Lukaku, Lautaro Martinez.

Inter-Shakhtar Donetsk Formazione ufficiale

MODULO – Conte firma il suo personale poker tattico schierando la stessa identica Inter già vista contro Atalanta, Getafe e Bayer Leverkusen. Il 3-5-2 di fine stagione è una certezza proprio come lo era all’inizio, forse addirittura di più. La fisicità va di pari passo con il dinamismo e la tecnica.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – La caratteristica dello Shakhtar è quella di non pressare, quindi nel primo quarto d’ora l’atteggiamento attendista degli ucraini permette all’Inter di impostare la sua manovra con calma. La cifra tecnica in campo è di qualità diametralmente opposta in difesa, reparto più sofferente per la squadra di Castro. Al 19′ Barella recupera palla sul tipico rilancio errato del portiere ucraino e va sul fondo, da dove crossa per la testa di Lautaro Martinez, puntuale nell’incornata che vale l’1-0. Dopo il vantaggio, l’Inter si limita a controllare gli attacchi dello Shakhtar, che inizia ad aggredire maggiormente per recuperare palla e arrivare a ridosso della porta difesa da Handanovic. I tentativi sono buoni, anche grazie alla rapidità della quota brasiliana nel pacchetto offensivo, ma di fatto l’Inter non soffre mai e le bastano pochi tocchi per ripartire. Basterebbe calciare di più in porta per mettere in difficoltà il 36enne Pyatov. Il primo tempo termina 1-0: il vantaggio firmato Lautaro Martinez è notevole pur essendo poco rispetto alle possibilità.

SECONDO TEMPO – Nessuna modifica di formazione nell’intervallo, ma cambia l’atteggiamento in campo. Così come a inizio partita, l’Inter torna a fare la partita con fraseggi palla a terra, sfruttando una fase un po’ confusa dello Shakhtar. Successivamente la squadra di Conte sceglie troppo spesso la via del lancio lungo dalla difesa per by-passare il centrocampo ucraino, sbagliando misura. Dopo un momento di appannamento tecnico e soprattutto di ritmo, l’inerzia della partita cambia definitivamente al 64′, quando D’Ambrosio di testa anticipa tutti su calcio d’angolo battuto da Brozovic per il 2-0. Al 66′ primo cambio per l’Inter: fuori Young, dentro Biraghi. Solita staffetta mancina. C’è solo l’Inter in campo. Al 74′ Brozovic recupera palla e la coppia Barella-Lukaku serve Lautaro Martinez, bravissimo a portarsela sul destro a giro con cui segna da fuori area. Lo Shakhtar si vede solo a metà campo per battere il nuovo calcio d’inizio. Al 78′ c’è gioia anche per Lukaku, che di piatto supera Pyatov su assist di Lautaro Martinez, bravo a sfruttare l’ennesimo “assist” della difesa ucraina. All’81’ doppio cambio per Conte: fuori D’Ambrosio e Lautaro Martinez, dentro Moses ed Eriksen. Staffetta sulla destra, mentre il danese si posiziona alla sinistra di Lukaku, come una vera (seconda) punta. All’84’ Lukaku mette la freccia sulla destra e di potenza va dritto in porta per la doppietta personale. All’85’ ultimo doppio cambio per l’Inter: fuori Brozovic e Lukaku, dentro Sensi ed Esposito. La squadra si riposiziona per gli ultimi cinque minuti (come da immagine sotto allegata, ndr). E per poco non ci scappa anche il sesto gol! Il secondo tempo termina 5-0: l’Inter si regala la finale di Europa League con un risultato tanto netto quanto storico.

Inter-Shakhtar Donetsk Formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Il migliore, quello che fa la differenza, non va sul tabellino: Conte. L’allenatore dell’Inter ha fatto una scelta prima di Bergamo e la sta portando fino a Colonia. Rispolverare il 3-5-2 e responsabilizzare sia i titolari sia le riserve (sempre preziosi i subentranti) è la mossa che regala all’Inter la sua prima finale europea dalla Champions League vinta nel 2010. Sono passati dieci anni ma a Conte ne è servito poco più di uno per far quadrare tutto senza stravolgimenti di mercato. L’Inter contro lo Shakhtar gioca la partita perfetta dal primo all’ultimo minuto, i cinque gol segnati sono addirittura pochi. Non cambiano gli uomini in campo ma le consegne tattiche di ognuno sono specifiche per avere la meglio su ogni avversario, temibile o meno. Chirurgico.

COMMENTO – L’Inter è in finale di UEFA Europa League contro il Siviglia. Basterebbe questo per riassumere Inter-Shakhtar Donetsk. Poi però va ricordata la componente tattica. Il capitano con i guanti che chiude con un’altra porta inviolata. La difesa a tre che non sbaglia un colpo. I tre mediani che corrono, recuperano palla e mandano le punte in porta. I due esterni a tutta fascia che fanno molta più quantità della qualità offerta, ma finché funziona (anche sotto porta…) perché cambiare? E cos’altro aggiungere sui due attaccanti, che segnano una doppietta a testa con naturalezza rara. Il tutto dopo una partita non brillante come al solito, anzi. Lautaro Martinez si sblocca con un gol “alla Crespo” e chiude la pratica Shakhtar con una giocata “alla Palacio”, per restare in Argentina. Lukaku si accende nel finale quando gli altri mollano ma il numero 9 interista ha ancora energie per sfondare la porta. Tradotto: è l’Inter di Conte. Una squadra che entra in campo per dominare e non esce finché il risultato non può essere migliorato, mantenendo alta la concentrazione e senza risparmiarsi in tutti i 90′ di partita. L’emblema di questa squadra, che sta concludendo la sua impronosticabile stagione “estiva” come una vera corazzata, è Barella. Dovrebbe essere “semplicemente” l’incontrista che ottimizza il lavoro dei compagni di reparto più dotati tecnicamente, invece è un factotum della linea mediana. E se Barella s’inventa anche l’assist con un cross dalla destra, allora siamo davvero davanti a un centrocampista totale. Un tuttocampista alla Conte. C’è tanto del tecnico in questa vittoria, troppo. C’è tutto di Conte in questa squadra. E l’auspicio è che venerdì sera lo faccia notare proprio chi ora sta rinunciando al ruolo di stella (Eriksen) in favore del collettivo affiatato. Peccato che il difficile debba ancora arrivare: la finale contro il Siviglia sarà una vera e propria battaglia calcistica, nulla a che vedere con gli ultimi tre “allenamenti” dell’Inter in terra tedesca. A Conte l’arduo compito di vincerla nuovamente dal punto di vista tecnico-tattico, cambiando o meno la formazione iniziale.

Pubblicato da
Andrea Turano

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