Inzaghi è l’assoluto protagonista dello Scudetto della Seconda Stella in casa Inter ma c’è chi ha interesse nel parlare ancora dell’ex Conte. Direttamente o indirettamente. Giornalisticamente o… “tifosamente”, se così si può dire. L’esempio di De Rossi e Pioli faccia scuola per migliorare
MILANO – La sconfitta a Reggio Emilia non fa perdere l’entusiasmo a Simone Inzaghi, fresco campione d’Italia. E non gli fa perdere nemmeno lo stile. Quella classe che contraddistingue l’allenatore dell’Inter davanti alle telecamere. Ai microfoni, quando interpellato su una partita ma non solo. Inzaghi non si lamenta, argomenta. Non spiega, sviluppa concetti. E non dice sempre la verità (banale…), riflette. In pratica non fa polemica ma la subisce. La particolarità dell’Inzaghi interista è quella di dire sempre la cosa giusta al momento giusto nel posto giusto. Poi ci sono altri modi, altri tempi e altri spazi per affrontare tutti gli argomenti in maniera dettagliata con i diretti interessati. Ci si comporta così a certi livelli eh: professionista esemplare. Inzaghi insegna.
PARAGONE CONTINUO – In questi giorni non è passata inosservata la gestione “mediatica” post-Scudetto di Inzaghi. Un allenatore che mette il “noi” della squadra sempre davanti al suo “io”. A livello di risultati il triennio interista di Inzaghi non è poi così diverso dal biennio di Antonio Conte a Milano. Uno Scudetto (stra)vinto a riscattare una sconfitta in Europa. La Finale di Champions League a Istanbul per Inzaghi dopo la Finale di Europa League a Colonia per Conte ma sono dettagli. Due allenatori vincenti. Diversi ma vincenti. Due allenatori che fanno già parte della storia dell’Inter e lo faranno ancora. Per sempre. Eppure è sport quotidiano quello di creare un dualismo continuo tra il Conte che fu e l’Inzaghi che è. A che pro? Facilissimo arrivarci.
DDR STYLE – Per spiegare meglio questo tema possiamo prendere in prestito le parole di Daniele De Rossi sul collega Stefano Pioli, appena battuto sul campo. Due generazioni diverse come calciatori prima e allenatori poi ma il calcio in Italia non è cambiato nel frattempo. Anzi, forse è solo peggiorato. Questa la stoccata di De Rossi: «Io ho letto “lezione di calcio” mia a Pioli. A Milano è stata una partita equilibratissima. E a fine partita ho detto che è stata una partita equilibratissima. […] Quando un giornalista vuole esaltare me e massacrare Pioli, perché a Milano l’ho visto in conferenza quanta voglia avessero di andare addosso al mister, fanno passare un 1-0 in trasferta – bellissimo, per carità! Grande partita abbiamo fatto – come una lezione di calcio…».
LEZIONE STORICA – Ciò che muove e smuove la quotidianità del giornalista, così come quella del tifoso, è la creazione di confronti. Nel caso dei giornalisti-tifosi il pane quotidiano è la polemica. Mettere “contro” Inzaghi e Conte è il passatempo tipico di chi vuole alimentare discussioni futili. Il Bene contro il Male. Il Noi contro l’Io. A tratti l’Inter contro l’Anti-Inter. Peccato che, come ogni passatempo futile, è uno sforzo squisitamente inutile. La lezione l’ha data De Rossi, Inzaghi nemmeno perde più tempo su certi argomenti. C’è chi vuole far passare Inzaghi per è un allenatore di secondo livello rispetto al suo predecessore e chi, invece, vuole esaltarlo solo per criticare Conte. Entrambe le fazioni hanno torto e non deve meravigliare. Conte e Inzaghi devono unire non dividere: sono il 19 e il 20(°). L’Inter per la Storia non per la Polemica.
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