All’Inter ieri bastava un gol per battere lo Shakhtar Donetsk e avanzare agli ottavi di Champions League. Considerazione apparentemente banale, ma comunque incomprensibile.
PROLIFICO – Quello dell’Inter è il miglior attacco in Serie A, con 26 reti in dieci giornate. Segnare non è mai stato un problema per la squadra di Antonio Conte. Che l’anno scorso chiuse a quota 112 reti, di cui 55 prodotte in coppia da Romelu Lukaku e Lautaro Martinez. I quali anche quest’anno non si fanno pregare per spingere la palla in porta: sono già a quota 18 dopo 16 partite stagionali. E sono proprio a questi dati a gridare vendetta dopo lo 0-0 di ieri contro lo Shakhtar Donetsk.
PRECEDENTE AMARO – Una sterilità offensiva inspiegabile, così come all’andata in terra ucraina (altro 0-0). Soprattutto se si considera che, non più tardi di agosto, l’Inter seppellì lo Shakhtar con cinque reti a zero (con una doppietta a testa per i due attaccanti titolari). Le occasioni ieri non sono mancate, basti pensare alla traversa colpita da Lautaro Martinez. Eppure i nerazzurri hanno fatto più fatica di altre volte ad arrivare nell’area avversaria. Tanto che Christian Eriksen, appena entrato, ha subito forzato due tiri da fuori area, per provare a cambiare le carte. Non essere riusciti a segnare una rete in 180 minuti contro lo Shakhtar suona così come una doppia (se non tripla…) beffa.
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