L’Inter prepara il suo debutto stagionale in Champions con l’ennesima polemica futile sullo sfondo, stavolta incentrata sulla visione tattica di Conte. La difesa a tre che non è a quattro come le altre è diventato argomento nazionale in Italia
L’ITALIA DÀ I NUMERI – Il passaggio dell’Inter dalla difesa a quattro alla difesa a tre forse fa meno male a Cristiano Biraghi (vedi articolo) che ad alcuni giornalisti, che continuano a stuzzicare Antonio Conte sull’argomento, munendosi di un attestato di partecipazione a Coverciano solo per mezzo delle sedie della sala stampa. Il 3-5-2 di Conte, già diventato 3-4-2-1 contro l’Udinese e pronto a ulteriori trasformazioni nel corso della stagione, non va molto giù a chi è cresciuto a pane e 4-4-2 lineare, perdendo di vista tutte le evoluzioni tecnico-tattiche degli ultimi decenni. Evoluzioni che hanno visto Conte alternare difesa a tre e a quattro, dal 4-2-4 al 4-3-3 proprio passando attraverso il 3-5-2 e il 3-4-3. Numeri, solo numeri, perché poi gli interpreti durante la stessa stagione sono sempre gli stessi. Ma questo concetto per l’Italia del calcio – parlato e scritto, non giocato e studiato – continua a essere un tabù clamoroso. E la qualità delle discussioni si abbassa.
CONTE ATTACCA IN DIFESA – Dopo l’ennesimo assist a porta vuota, Conte in conferenza stampa alla vigilia di Inter-Slavia Praga (vedi articolo) non le manda più a dire: «Sul discorso dei moduli qui in Italia siete fissati, il problema non è se giochi a tre, quattro o due, ma come lo fai, che calcio proponi, intensità e pressione. Sono tutte cazzate le altre cose, quando si dice che non si vince a tre! Il calcio moderno si evolve, quindi bisogna andare al passo con i tempi, anche magari chi prima allenava e vedeva le cose in una determinata maniera. Non cambia se giochi a tre, quattro, cinque, sei o sette, è importante come attacchi e come ti prepari. Bello essere tornato in Italia, mi aspettavo questa risposta (ride, ndr). In Inghilterra non frega niente come giochi, vogliono vedere coraggio e divertirsi. Stiamo lavorando per proporre questo». E ancora, Conte su chi lo considera allenatore più da campionato che da coppa: «Si vive di luoghi comuni: basta che uno dica una cosa in televisione che vada bene a tutti e tutti la ripercorrono. C’è molta aspettativa su di me: dicono che dove tocco vinco, ma non è mica così. Soprattutto in Champions c’è bisogno di lavorare e creare una tua creatura, io ho sempre giocato con squadre nuove. Questo è quello che dico ai sapientoni».
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