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Zhang: “Inter grande ponte per Suning! FPF giusto, si punta al miliardo. Stadio…”

Steven Zhang – oltre ad aver definito il futuro di Icardi -, intervistato dal “Corriere della Sera”, mette in chiaro i progetti della proprietà Suning con e sull’Inter, che punta a crescere a livello economico e sportivo per dominare nel settore calcistico

ESPANSIONE INTER – Lunga e interessante intervista di Steven Zhang, che nella prima parte si sofferma sullo stretto rapporto tra la società Inter e la proprietà Suning, di cui è il primo elemento di raccordo a Milano. Di seguito un estratto delle dichiarazioni rilasciate a Stefano Agnoli dal Presidente dell’Inter.

È il più giovane presidente della storia dell’Inter. Come si sente quando glielo ripetono sempre?
«Sì, me lo dicono spesso, ma non ci penso troppo. L’età non dovrebbe essere uno svantaggio, anzi il contrario. Significa avere più energia, più tempo per imparare, per migliorare e per cambiare. Una cosa che nell’industria del calcio manca. Se penso a altri settori o a ciò che accade in Cina o negli Stati Uniti, la gente che ha la mia età gestisce società che valgono miliardi. Persone come Mark Zuckerberg o Elon Musk sono partite anche prima di me, mio padre ha iniziato alla mia stessa età. Chissà, forse uno dei motivi per cui l’industria del calcio non sta crescendo così velocemente come dovrebbe è proprio perché manca della gente giovane».

Dal commercio online ai media, Suning oggi è un conglomerato con otto settori di attività. Che piani avete per l’Italia e l’espansione internazionale? L’Inter in fondo è solo una piccola attività.
«È vero, l’Inter è un’attività piccola all’interno di Suning, ma allo stesso tempo è una responsabilità enorme. All’inizio della nostra operazione forse non l’abbiamo realizzato del tutto. È un club di calcio, ma è anche un’anima e un marchio, a cui la gente dedica molte delle sue energie. Dopo questi due o tre anni di lavoro ora però si può vedere che siamo una società solida, un club, un team forte anche sul campo. Abbiamo un buon allenatore, buoni giocatori e la società ha il doppio delle persone che ci lavorano, una cosa che non si poteva immaginare fino a poco tempo fa».

E per Suning l’Inter che cosa rappresenta?
«Moltissimo. Nell’area sport-entertainment, ad esempio, è un grande asset. In Cina siamo la più grande piattaforma televisiva online per il football e trasmettiamo tutti i più importanti campionati europei. Avere l’Inter in Europa permette a molte aziende o a molti club di conoscerci meglio e di darci fiducia o alla UEFA di affidarci Champions e Europa League. Al mondo delle aziende e a chi deve vendere prodotti italiani o europei fa conoscere Suning. L’Inter diventa un link (collegamento, ndr) e un ponte per entrambi fondamentale».

Sentiamo sempre dire che il fatturato nel business del calcio è l’unica cosa che conta se si vogliono raggiungere risultati sportivi. È sempre vero?
«Intanto ritengo corretta la filosofia del Fair Play Finanziario e penso che sia la giusta direzione per l’industria dello sport e anche per i club come il nostro. Ma alla fine la squadra che vince non è sempre quella che ha i ricavi maggiori. E questa è la parte divertente di questo sport. È anche vero però che alla fine i club con i ricavi maggiori hanno più possibilità e più flessibilità per prendere le decisioni che servono per cambiare e migliorare. Una delle cose più dirette, ovviamente, riguarda la compravendita dei giocatori».

L’Inter ha ricavi per 350 milioni di euro, come riempire il divario con i primi della classe, che si avvicinano al miliardo?
«Il gap era ancora più grande tre anni fa. Colmarlo sarà un processo lungo, ma il target di un club come l’Inter deve essere anche di superare il miliardo, una cosa possibile lavorando su stadio, sponsor, i diritti televisivi in Italia e in Europa. Per questo siamo partiti costruendo un ottimo team di manager e con forti investimenti, cosa impensabile fino a poco tempo fa».

Siete impegnati con il Milan per un nuovo San Siro. Ma in Europa tutti i più grandi club hanno un loro stadio di proprietà. Non lo meriterebbe anche l’Inter?
«Storicamente Milan e Inter hanno condiviso lo stadio, ed economicamente parlando è stata una grande scelta in termini di costi e di utilizzo. La cosa funziona finanziariamente per i tifosi e dal punto di vista delle prospettive del marchio. Ecco perché non ci separiamo e lavoriamo insieme per il nuovo progetto».

Anche in futuro?
«Certo, ci servono condizioni sempre migliori per lo stadio e se non ci troveremo d’accordo penseremo a nuove possibilità. Ma al momento vogliamo stare insieme».

Avete mai pensato di quotarvi in Borsa?
«No, non ci abbiamo mai pensato perché ora non ci serve».

In passato ci sono stati rumor su un possibile ingresso di Alibaba come socio. C’era del vero?
«Non ho mai rifiutato una collaborazione, avere un buon partner può dare più opportunità per l’Inter e per raggiungere i nostri scopi, come quello di arrivare a un miliardo di ricavi. È possibile avere tanti partner, ma non necessariamente a livello di soci. L’Inter ad esempio sta lavorando in molti modi con Alibaba».

Le risulta che Jack Ma sia un tifoso interista?
«Non lo so, non gliel’ho mai chiesto, ma gli piace il calcio, ha visto qualche match di Coppa del Mondo e Champions in compagnia di mio padre».

Fonte: Corriere della Sera – Stefano Agnoli

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