Spadafora: “Protocollo? Vi dico tutto. Serie A, vedremo nei prossimi giorni”
Spadafora ha parlato delle discussioni sul protocollo e della possibile ripresa della Serie A ai microfoni di “Casa Napoli”. Il Ministro per le politiche giovanili e lo Sport ripercorre i dialoghi con la Figc e la situazione attuale: di seguito le sue dichiarazioni
IL PROTOCOLLO DELLA DISCORDIA
Vincenzo Spadafora chiarisce le condizioni per la ripresa della Serie A: «Allora intanto il protocollo Figc era stato proposto poi sono state fatte delle osservazioni dal Comitato Scientifico. La Figc ci ha scritto mercoledì scorso prima delle 16,00 e ha detto di aver accettato le osservazioni del comitato. Poi qualcosa non è andata bene ma all’interno del mondo del calcio. Figc e Lega non erano allineate su questa adesione al protocollo. Io la lettera formale l’ho ricevuta, nella quale mi era stato detto “perfetto il protocollo va bene”. L’altro tema dell’autoisolamento non l’abbiamo proposto noi, né il Ministero né il Cts, ma avanzata a me dal Presidente della Lega e della Figc almeno un mese fa – precisa Spadafora -. Se poi adesso hanno ripensato o hanno verificato che non tutte le squadre abbiano centri idonei per fare autoisolamento non tutte disponibili a prendere strutture alberghiere. Sono questioni che non riguardano me. La quarantena, anche iniziando il campionato, diventerebbe un problema per le squadre in quanto dovrebbero saltare 14 giorni. Ma si può ragionare nei prossimi giorni, cioè nel momento in cui vediamo l’evoluzione della curva dei contagi».
DIVERSI MODELLI NEL CALCIO
Vincenzo Spadafora e le diverse decisioni da parte dei Paesi Europei: «Effettivamente non c’è stata una linea comune, va detta però una cosa, i paesi hanno affrontato in maniera diversa l’emergenza. Numeri di contagi diversi, regole diverse per le ripartenze. Si fa riferimento al modello tedesco anche per la ripresa dei campionati, prevede il protocollo con un numero minore di giorni di isolamento rispetto ai 14, però poi abbiamo visto che questo era più un auspicio che un protocollo – dice Spadafora -. Le autorità sanitarie hanno comunque ritenuto opportuno che non fosse sufficiente un isolamento di pochi giorni ma di mettere in quarantena tutti per quattordici giorni. Alla fine nessuno ha la certezza assoluta su come vada gestita una situazione che per noi è completamente nuova. Per noi Italia ma per tutto il mondo. Per cui diciamo in Italia siamo sempre indecisi, o sempre in Italia non sappiamo come fare. Da fuori tutti sono scienziati, calciatori, arbitri».