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Onana: «Ho perso una finale di Europa League per paura! Inter…»

André Onana si è raccontato a Dazn nel programma dedicato Culture. Il portiere dell’Inter ha parlato delle sue origini, dei suoi primi passi nel calcio mostrando la sua personalità

ORIGINIOnana racconta gli inizi a Ngol Nkok: «Quando vivevo lì ero molto piccolo, quello che facevamo di solito era: svegliarci, fare colazione, andare a lavorare in città. Mi ricordo che vicino casa mi passavano dei treni e dovevamo attraversare i binari. E camminare 40-50 minuti per raggiungere il luogo dove lavoravamo i campi. Passavamo il tempo a lavorare e la cosa più strana era che non avevamo la luce. Avevamo delle lampade e ci illuminavamo con queste per strade. Non c’erano scuole a Ngol Nkok, io l’ho frequentata a Yaoundé. Si giocava a calcio, ma senza aspettative. Quello che sto vivendo è infatti un sogno. Diventare un giocatore dell’Inter era inimmaginabile quando ero in Camerun. Per me che arrivo da una famiglia umile e da un luogo come Ngol Nkok, è qualcosa di incredibile. Se qualcuno quando ero piccolo mi avesse detto “Tu un giorno giocherai nell’Inter!” Non mi passava neanche per l’anticamera del cervello, perché era impossibile pensarlo».

RUOLOOnana sul ruolo di portiere: «Io portiere? Lo facevo mio fratello. Io ho 4 fratelli, ma io dico sempre 5 perché un fratello è morto, ma lo tengo sempre nella mia testa. Se non fossi diventato portiere sarei diventato un poliziotto. Mi piace molto, mi piace la responsabilità. Essendo un portiere mi piace molto perché tengo una posizione molto delicata, devi essere forte mentalmente».

Inizi e personalità

ACADEMYOnana ricorda l’ingresso nell’Academy di Eto’o: «Academy di Eto’o? Ci arrivai che ero un bambino, avevo 10-11 anni. Vivevo insieme all’allenatore, sono rimasto nell’accademia 3 o 4 anni. Io non sapevo niente quando il Barcellona mi chiamò. Me lo disse il mister prima di un viaggio ad Itun, mi disse “Prendi tutta la tua roba che partirai”. Quando glielo dissi mia madre rideva. Me lo avevano nascosto. Nella Masia stavo con Traoré, Thiago e Rafinha Alcantara, Deulofeu. Fortissimi giocatori. Con i piedi già sapevo giocare, al Barcellona ho imparato l’impostazione dal basso. Io sono abituato a giocare con 4 difensori, ma in base agli schemi mi adatto. Io mi sono abituato all’Inter. Negli ultimi 20 anni, il ruolo del portiere è quello che è cambiato di più, oggi il portiere deve essere moderno, giochi sempre in superiorità numerica».

PAURAOnana sulla sua personalità: «Per migliorarsi bisogna sbagliare, se vinci solo non apprendi. Un portiere deve convivere con l’errore, questo fa parte della gavetta. Alisson e Courtois corrono dei rischi, e se non li commetti vuol dire che non osi. Quando rischio il rumore di San Siro non lo sento. Io ho giocato in grandi stadi ma non sento il peso, io faccio il mio lavoro e poi torno a casa. Se giocassimo contro Barcellona o Real Madrid io non tengo paura. Io ho perso una finale di Europa League col Manchester United per paura. L’abbiamo perso prima di giocarla. Eravamo giovani, quando vidi De Gea fu incredibile. Avevo 19 anni, sei mesi prima lo prendevo alla playstation».

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