Napoli-Inter: effetto Eriksen sprint dura 40′, poi Conte dimentica i (5) cambi
L’Inter abbandona il sogno finale di Coppa Italia con un pareggio. Eriksen illude con il gol-lampo, poi la concentrazione viene meno e il Napoli capitalizza l’occasione sull’unico errore nerazzurro. La prestazione della squadra di Conte è a due velocità, come prevedibile. Stona un po’ la gestione dei (cinque) cambi. Ecco l’analisi tattica di Napoli-Inter
PRESENTAZIONE PRE-PARTITA
FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare il Napoli: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Candreva, Barella, Brozovic, Young; Eriksen; Lukaku, Lautaro Martinez.
MODULO – Come previsto alla vigilia, per la ripartenza Conte punta sul dinamico 3-4-1-2 iniziale in modo da consegnare l’Inter nelle mani di Eriksen. Il danese agisce da raccordo tra centrocampo e attacco, anche se in fase di non possesso il sistema di gioco torna a essere il solito 3-5-2 con la doppia mezzala a supporto del regista Brozovic.
RESOCONTO PARTITA
PRIMO TEMPO – La partita viene sbloccata al 2′ da Eriksen direttamente da calcio d’angolo, con il pallone che termina in porta dopo essere passato tra le gambe di Ospina. L’immediato vantaggio dà ancora più fiducia all’Inter, che imposta la manovra con rapidità sfruttando al meglio le ripartenze. Interessante il fraseggio per vie centrali, dove Eriksen si fa vedere cercando di calamitare più palloni possibili. La squadra di Conte attacca perlopiù sulla fascia destra, dove Candreva si sacrifica nella corsa sbagliando praticamente sempre l’ultima giocata. Ed è da un errore (tiro anziché passaggio) dello stesso Candreva che nasce la beffa, visto che l’Inter spreca lo 0-2 e si ritrova sull’1-1 dopo il contropiede di Insigne che mette in porta Mertens al 41′. Il primo tempo termina 1-1: raddoppio sprecato e pareggio subito, rivedibile il calo nel corso della prima frazione.
SECONDO TEMPO – La ripresa si apre senza modifiche, ma dopo i primi minuti si inizia a notare un calo atletico più che psicologico. L’Inter sembra voler addormentare il gioco alla ricerca di varchi tra le maglie del Napoli, rivitalizzato dal pareggio. Dopo nemmeno un’ora di gioco il centrocampo non dà più segni di vita. Il ritmo cala drasticamente. Al 72′ triplo cambio per l’Inter: fuori Young, Candreva e Lautaro Martinez, dentro Biraghi, Moses e Sanchez. Non cambia nulla a livello tattico, semplici staffette per portare forze fresche in campo. L’ingresso di Biraghi permette all’Inter di cambiare il lato da cui attaccare e andare al cross con più pericolosità, ma è Ospina ad alzare il muro sull’occasione di Eriksen. All’88’ doppio cambio finale per Conte: fuori de Vrij ed Eriksen, dentro Ranocchia e Sensi. La scelta è tutta strategica per cambiare trama sui calci da fermo, ma il modulo non cambia (come da immagine sotto allegata, ndr). Solo Inter nel finale, ma il Napoli si difende in dieci con il solo Milik alto, senza subire. Il secondo tempo termina 1-1: Inter eliminata per un unico (doppio) errore in oltre 90′, che sia di lezione.
CONSIDERAZIONI POST-PARTITA
PROTAGONISTA – Un pareggio esterno che equivale a una sconfitta dopo lo 0-1 dell’andata, giusto soffermarsi su cosa non ha funzionato: Candreva. L’esterno destro di Conte corre dal primo all’ultimo (72°) minuto in cui è in campo, facendo benissimo soprattutto nell’avvio di gara. Nel primo tempo è il migliore per iniziativa e continuità, ma di fatto la sua prestazione positiva termina nel momento in cui l’Inter viene eliminata: lo 0-2 mancato fa capovolgere tutto. Cambia l’inerzia della partita e il risultato nel giro di mezzo minuto. L’1-1 sarà il risultato finale. La quantità non si discute, ma in certe occasioni è necessaria la qualità per risultare decisivo. Sprecone.
COMMENTO – Analizzare una partita di calcio a distanza di oltre tre mesi dall’ultima e dopo tutto quello che è successo (e sta succedendo) non è facile. Ma va fatto. E va fatto focalizzandosi sui dettagli più specifici. Il primo: l’Inter gioca bene, anzi meglio delle attese (rispetto a Napoli, Milan e Juventus). Ma dura poco. E questa non è una novità, anzi. È l’ennesima conferma di una stagione pianificata su due livelli. La partenza-sprint firmata Eriksen illude, poi un episodio condanna gli uomini di Conte. La distrazione (leggi anche “disorganizzazione, sbagliato posizionamento”) sulla ripartenza del Napoli dopo un calcio d’angolo a favore non è giustificabile. Il secondo: Conte aspetta il 72′ per fare le prime modifiche, addirittura tre in una. Ma rinnova solo le fasce e cambia la spalla di Lukaku, senza toccare minimamente l’assetto tattico. Resta la difesa a tre, resta un centrocampo ormai scoppiato. Certo, inserire subito Sensi e/o Gagliardini non sarebbe stata roba da calcio champagne, ma a quel punto avrebbe avuto senso rinunciare a un difensore per tentare il tutto per tutto. Questo è il difetto più grande dell’Inter di Conte, poco “camaleontica” quando c’è da mutare rispetto alla base di partenza. I cinque cambi a disposizione vengono sfruttati male, gli ultimi due sono addirittura inspiegabili per avvicendamenti e tempistiche. Giusto sottolinearlo, perché nelle prossime partite la gestione delle sostituzioni non può essere approssimativa: deve diventare parte integrante della strategia. L’Inter perde il treno Coppa Italia, obiettivo minimo stagionale: non una bella notizia, ma dopo più di tre mesi di stop non è il caso di fare drammi. Da questo momento testa “solo” al Campionato di Serie A, in attesa dell’Europa League di agosto.