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Napoli-Inter: Conte nemmeno aiutato dalla sorte ma braccino giustificabile

Napoli-Inter vale un punto per entrambe e va benissimo così, nonostante il tabellino porti solo firme nerazzurre. L’autogol di Handanovic ft. de Vrij apre le marcature, la perla di Eriksen rimette tutto in ordine. O quasi. Alla fine a Conte va bene così, pur avendo impostato la partita per vincerla (di nuovo) alla distanza. Ma va tutto storto. Ecco l’analisi tattica di Napoli-Inter

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare il Napoli in Serie A: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Hakimi, Barella, Brozovic, Eriksen, Darmian; Lukaku, Lautaro Martinez.

Napoli-Inter formazione iniziale

MODULO – Non c’è modo di vedere un’Inter con un assetto tattico diverso dal 3-5-2 che sta regalando risultati e prestazioni di un certo tipo, nonostante le critiche. Scelte tutte confermate.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – Napoli super aggressivo, Inter costretta a schiacciarsi oltremodo nella sua metà campo. Barella è il centrocampista più alto di Conte ma agisce praticamente da solista sul centro-destra perché Hakimi rimane basso in marcatura su Insigne. Poco convincente il doppio play davanti alla difesa, brilla principalmente Lautaro Martinez nel ruolo di primo difensore. Le ripartenze nerazzurre iniziano da destra grazie al lavoro spalle alla porta di Lukaku, ma è a sinistra con Darmian che si prova a sfondare allargando la manovra. Al 29′ clamorosa traversa di Lukaku, che devia un tiro maldestro di Brozovic. Bisogna aspettare mezz’ora per iniziare a vedere una partita diversa rispetto allo 0-0 che sembra andar bene a tutti. Al 36′ grottesco autogol di Handanovic, che viene ostacolato da de Vrij (preoccupato per la presenza di Osimhen nell’area piccola) e infila nella propria porta il pallone crossato da Insigne da sinistra. Inutile il concorso di colpa, la frittata è enorme. Al 38′ palo di Lukaku ancora più clamoroso, perché devia inconsapevolmente un’insidiosa punizione di Eriksen. Buona Inter nell’ultima parte. Il primo tempo termina 1-0: vantaggio regalato ai padroni di casa, che non devono strafare.

SECONDO TEMPO – Nessuna modifica a inizio ripresa ma il canovaccio cambia subito rispetto ai primi 45′. L’Inter fa il gioco e continua ad alzare il baricentro come fatto negli ultimi minuti della prima frazione. Il Napoli si illude di poter controllare il vantaggio. Al 55′ Eriksen di sinistro da fuori area brucia Meret con un diagonale velenosissimo sul rinvio errato della difesa azzurra. Il danese riscatta un primo tempo un po’ troppo anonimo, soprattutto a livello di cattiveria e ritmo. Al 68′ primo cambio per l’Inter: fuori Darmian, dentro Perisic. Il croato torna sulla fascia sinistra dopo lo stop per infortunio. Una mossa strategica pur avendo deciso di iniziare ad attaccare a destra, dopo un tempo con il freno a mano tirato di Hakimi. Al 75′ secondo cambio per Conte: fuori Lautaro Martinez, dentro Sanchez. Staffetta a supporto di Lukaku, che non riesce a liberarsi della marcatura di Koulibaly ma lo costringe a lavoro extra. All’80’ legno anche per l’ex Politano, che colpisce l’incrocio dei pali regalando più di un brivido ad Handanovic. I segnali di resa avanzano da un po’ ma negli ultimi dieci minuti prima del recupero cala drasticamente il ritmo, che permette al Napoli di recuperare terreno. All’84’ terzo e ultimo cambio per l’Inter: fuori Eriksen, dentro Gagliardini. Il numero 5 si posiziona da mezzala sinistra nell’assetto più abbottonato possibile per Conte (come da immagine sotto allegata, ndr). C’è spazio per il gol-vittoria sul gong ma gli esterni decidono di sbagliare la decisione nell’ultimo passaggio, così Hakimi imita quanto fatto da Darmian nel primo tempo. Il secondo tempo termina 1-1: buona reazione dell’Inter, che si fa andar bene il punto esterno dopo undici vittorie consecutive.

Napoli-Inter formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Si può prendere applausi anche senza segnare pur essendo un attaccante, come nel caso dell’unico numero 10 in campo: Lautaro Martinez. Il 3-5-2 dell’Inter è praticamente un 4-5-1 o 3-6-1 in base ai metri risparmiati dall’argentino nei ripiegamenti difensivi. Gioca bassissimo, pressa, ruba palloni e fa a spallate con gli avversari. Se fosse uno sconosciuto si direbbe che ha un futuro da mediano di qualità. E invece è la seconda punta di Conte ma anche il suo primo difensore. Crescita esponenziale sotto Conte. Scatenato.

COMMENTO – Prima o poi lo stop doveva arrivare e la trasferta di Napoli era esattamente la piazza “ideale” per accontentarsi di un punto. L’Inter di Conte affronta quella che è probabilmente la migliore rosa della Serie A nel suo complesso, perché composto da fortissime individualità che fanno esaltare il collettivo. Non c’è la primadonna a sottomettere l’allenatore di turno (vedi Juventus e Milan). Perdere sarebbe stato complessivamente “poco simpatico”, il pareggio ci sta. Eppure il campo dice altro. Fa tutto l’Inter. Regala un gol al Napoli, pareggia e spreca il raddoppio. Nel mezzo Lukaku prende legni senza neanche accorgersi della porta difesa da Meret. Di fatti l’1-1 che riassume Napoli-Inter è bugiardo ma va bene uguale. L’Inter aspetta troppo prima di prendere in mano la situazione ma poi non lascia più occasioni ai padroni di casa. Sintetizzando al massimo la partita: due terzi nerazzurri a un terzo azzurro, ma resta 1-1 non 1-2. Troppi errori, più del solito. E in tutti i reparti. Paradossalmente, a brillare più del solito è la coppia offensiva ma senza segnare. Il lavoro fatto da Lukaku e soprattutto Lautaro Martinez contro Koulibaly e Manolas tiene a galla tutta l’Inter, sfilacciata in tutti i raccordi (Brozovic e Barella irriconoscibili, Eriksen “salvato” dal gol). All’inizio l’impressione è che l’Inter voglia accontentarsi del pareggio per poi provare il colpo vincente nel finale ma l’autogol scombina i piani di Conte. E il braccino si nota nel primo tempo, quando gli esterni fanno i terzini e si predilige la fase di copertura a quella di spinta (Hakimi annullato). E nel secondo tempo, quando i cambi fatti servono solo a “controllare” la situazione facendo rifiatare chi è rimasto senza energie. Non si cerca la qualità né lo strappo necessario per provare a vincerla, meglio non rischiare il 2-1 in contropiede. Corretto e giustificabile, quello di Napoli è un punto d’oro. Ora basta guardare la classifica e i record, testa solo al calendario: si riparte dal turno infrasettimanale a La Spezia e serviranno di nuovo tre punti. A qualsiasi costo, quindi senza braccino (sorte permettendo).

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