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Mourinho: “Prossima tappa non in Premier League! Inter famiglia”

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José Mourinho è stato intervistato da Diletta Leotta per DAZN. L’allenatore portoghese, all’Inter dal 2008 al 2010, annuncia che non tornerà in panchina in Premier League e lancia messaggi nei confronti dell’Italia e del suo passato nerazzurro.

INTER NON ESCLUSAJosé Mourinho dà un indizio sulla sua prossima destinazione: «Sono tornato a Londra dopo il Real Madrid, adesso per me è la base di partenza perché penso che la prossima tappa non sarà nella Premier League. Penso che i trofei siano la mia garanzia di successo, anche contro quelli che fanno tutto il possibile per dimenticare questo, però è impossibile. L’ultimo trofeo è stato l’Europa League un anno e mezzo fa (col Manchester United, ndr), qualcuno pensa che sia stato vent’anni fa ma è stato un anno e mezzo fa. L’ultima finale che ho giocato ho perso, però è stata otto mesi fa: la finale della FA Cup, però è passato».

PERIODO DI PAUSA – Mourinho spiega come stia già definendo il suo ritorno in panchina: «Ovviamente in questo momento mi sto preparando per il futuro, non è tempo perso quando si lavora come me praticamente diciotto anni senza fermarmi non hai tanto tempo per pensare, per studiare, per rispondere a dubbi e domande. Penso siano molto utili questi mesi dove non sto lavorando nel calcio ogni giorno».

PASSATO… CHE RITORNA? – Mourinho lancia un messaggio all’Inter: «Ho trovato una famiglia assolutamente incredibile, che mi ha fatto essere felice lì ogni giorno ad Appiano Gentile. Questa connessione con i tifosi penso che sia il risultato dei risultati, perché quando si vince siamo tutti honeymoon, abbiamo vinto e creato questo tipo di empatia che rimane. Io oggi vado per strada a Londra e mi arriva un interista che mi abbraccia e che mi bacia, sono queste cose che mi rimangono per sempre. L’Italia? Io credo che sia stato un habitat quasi naturale per me, che quando io lavoro per esempio in Inghilterra devo essere in tante situazioni un pochettino diverso da quello che sono io come natura, in Italia è incredibile questo modo di vivere il calcio ventiquattro ore al giorno, dove ogni persona sa di calcio più dell’allenatore. Questo è molto latino».

Pubblicato da
Riccardo Spignesi

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