Primo Piano

Moratti: “Mou a casa mia come una spia e quel contratto di Figo al bar…”

L’ex presidente e proprietario dell’Inter Massimo Moratti ha concesso un’intervista al Corriere della Sera in cui ha parlato del suo rapporto con l’Inter ricordando in particolare la costruzione dell’Inter del Triplete

Un bivio fondamentale. Ibra in Spagna, Eto’o a Milano- «Samuel… Il professionista per antonomasia: nel senso che “vengo, vinco e me ne vado”. Quanto sgobbava, in campo… E i gol… Il gol in casa del Chelsea, fondamentale, su lancio di Sneijder, in Champions. Ecco, Sneijder. Sempre a Forte dei Marmi, mi fermò un barista: “Presidente, ci manca un unico giocatore. Quello che darà le accelerate decisive in mezzo al campo. Sneijder”. Parlò con tale forza persuasiva che io, per non commettere errori, chiamai Branca chiedendogli di sentire Mourinho. Branca richiamò e disse che Mou aveva esclamato: “Magari”. Partimmo con la trattativa, che si sbloccò anche perché al Real, Sneijder non trovava spazio. Quel barman non l’ho più rivisto. Lo volevo ringraziare… A pensarci bene… i bar… Con Figo ci incontrammo vicino al mare. Trovammo subito l’intesa economica. Ci stringemmo la mano ed ero pronto a congedarlo, senonché Luis, per il pieno rispetto della forma, si disse disposto a recarsi dove serviva per le firme ufficiali. Era estate piena, non c’era nessuno nell’immediatezza disponibile, sicché dissi a Figo che l’accordo era stato raggiunto, eravamo due galantuomini e non ci sarebbero state brutte sorprese…Niente, insisteva… Presi un tovagliolo, uno di quelli colorati, e lo invitai a scriverci sopra… “Io sottoscritto mi impegno a… durata del contratto… ingaggio… firma… eccetera eccetera».

È stato così immediato anche con Mourinho?- «Mou mi aveva incantato in un’intervista quando allenava il Benfica. Lì mi dissi che prima o poi l’avrei portato a Milano. Ci vedemmo la prima volta a Parigi. Sono state fatte parecchie speculazioni, riguardo all’ipotesi che l’avessi chiamato prima, quando Mancini era il nostro allenatore. Non è vero. Vero è che avviammo le trattative con Mou e lo invitai in Francia, nella casa parigina. Per due volte. La seconda volta si presentò con un quadernone, fitto fitto di appunti e schede: era uno suo studio sull’Inter di allora, con le caratteristiche dei giocatori in rosa e i nomi di altri calciatori che sarebbero stati funzionali… Quel quadernone sembrava una tesi di laurea, un lavoro pazzesco, di sicuro costato giorni e notti di lavoro…».

E la prima volta?- «La prima volta Mou arrivò sotto casa mia in incognito, pareva un film di spionaggio… Camminava radente i muri… Quando aprì la porta, finalmente convinto d’aver superato ogni rischio e di essere al sicuro, la colf si mise a urlare: ”Joséééééééééé!!!! Joséééééééééé!!!! Joséééééééééé!!!!”. Credo che l’eco risuonò per metà Parigi… Quella donna era portoghese, e mai avrebbe immaginato di trovarsi davanti uno dei beniamini nazionali…».

E Mou?- «Era imbarazzato, continuava a fissarmi.».

E lei?- «Io ridevo, divertito come non mai».

Corriere della Sera- Andrea Galli

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