Mihajlovic: “Ora mi godo tutto, è bellissimo. Grazie per l’affetto”
Mihajlovic è stato protagonista della prima conferenza stampa dopo quattro mesi e mezzo. L’allenatore del Bologna, reduce da un trapianto di midollo osseo per curare la leucemia, ha spiegato la sua situazione fisica.
IL RIENTRO – Sinisa Mihajlovic ha superato la prima fase di cura della leucemia. Un primo grande risultato, ma non l’unico perché i medici hanno spiegato che ci sono tanti altri passaggi da fare prima di poter definire sconfitta la malattia. Questi i suoi ringraziamenti: «Ho sentito tante vicinanze di affetto in questi quattro mesi, questo mi fa piacere. L’ultima volta ci siamo sentiti il 13 luglio, quando ho annunciato la malattia, pensavo fosse giusto dopo questo percorso che ho fatto fare la conferenza coi medici, per spiegare qual è il mio stato di salute e cosa si deve fare per il futuro. Io, in questi quattro mesi difficili, ho conosciuto medici straordinari e infermieri che mi hanno curato, supportato e soprattutto sopportato. So che ho un carattere forte e a volte difficile, ma loro sono stati meravigliosi. Nessuno meglio di loro può capire, quando uno affronta una malattia del genere, quanto sia difficile affrontare una cosa del genere. Li voglio ringraziare tutti, ci sono persone meravigliose che ho conosciuto».
LE CURE – Mihajlovic entra nel merito della sua terapia: «Dal primo momento, quando sono andato in ospedale e non sapevo nulla, ho capito che ero in buone mani. Ringrazio tutti, senza di loro questo percorso non sarebbe andato così bene. Non è così scontato trovare la cura giusta per la mia malattia. Voglio ringraziare tutte le squadre dove ho allenato, italiane e straniere, ma tutti i tifosi del Bologna e la società. Per quattro mesi ero in un’area filtrata, non mi sento un eroe. Sono stato anche stamattina in ospedale per fare un controllo, è una malattia bastarda e ci vuole molta pazienza. Mi sento di dare un messaggio a tutti quelli che stanno in ospedale: se sei forte alla fine esci fuori. La cosa positiva è che, se arrivi al trapianto, ci possono essere complicanze e tutto ma tu guarisci».
IL MESSAGGIO – Mihajlovic utilizza la sua esperienza come avviso: «È molto difficile dal punto di vista psicologico, perché passare quattro mesi in una stanzetta senza prendere una boccata d’aria è molto difficile. Devi essere forte di testa, con l’aiuto della gente che ti vuole bene. La paura è normale, ti fa rigare dritto e non esagerare. Sono andato due giorni in campo e stavo bene, poi mi accorgo che sono stanco. Sono sicuro che più avanti starò meglio, sono dimagrito prima tredici e poi nove chili. Prendo diciannove pastiglie al giorno, dalla mattina alle 8 fino a mezzanotte. Io adesso mangio, ma non sento ancora il gusto, per me una bistecca o un pezzo di carta è lo stesso. Spero, dopo questa esperienza, di uscire come uomo migliore. Nella vita precedente sicuramente la pazienza non era la mia dote migliore, ma affrontando questa malattia la dovevo avere per forza o non ne uscivo fuori. L’ho migliorata anche per questo, adesso mi godo ogni minuto della giornata. Tutto quello che prima sembrava normale io lo vedo in un’altra maniera, mi godo tutto. Sembra una cosa da niente, ma anche prendere una boccata d’aria è una cosa bellissima. Dai importanza a cose di cui prima non ti accorgevi».