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Marotta: «Obiettivo seconda stella! Zhang? Ecco quando tornerà in Italia»

Marotta è stato ospite del Festival dello Sport a Trento (vedi articolo). L’Amministratore Delegato dell’Inter ha parlato di scudetto, delle cessioni di Lukaku e Hakimi e del ritorno del presidente Zhang in Italia. 

STELLA – Giuseppe Marotta ha parlato dell’obiettivo scudetto per l’Inter: «Oggi la visione che abbiamo è regalarci e regalare ai tifosi la seconda stella. Credo nello scudetto? Certamente sì».

EL CHINO – Marotta ha raccontato un aneddoto sul prestito di Alvaro Recoba dall’Inter quando era al Venezia: «Abbiamo vinto il campionato, poi ci siamo salvati grazie a Recoba. Dovevamo prendere un giocatore, il presidente era Maurizio Zamparini. Ero più giovane e quindi più condizionabile di oggi. Volevamo prendere Pierluigi Orlandini del Parma. Da Venezia vado verso Parma, mi chiamano e mi dicono che Orlandini sarebbe andato al Milan. Allora chiamo Zamparini e gli dico che volevo un obiettivo ancora più importante, Recoba. Vado dall’Inter, c’era Sandro Mazzola e con lui sono riuscito a fare questa operazione. Praticamente Recoba l’avevo visto solo mezza volta».

PASSATO – Marotta ha ammesso di essere stato vicino all’Inter ai tempi di Ernesto Pellegrini: «Nel 1982, a venticinque anni, mi ero incontrato con lui, cercava un profilo come il mio. Con Pellegrini oggi ho una grandissima amicizia, ma per fortuna non mi ha preso, perché se fossi arrivato all’Inter in quel momento mi sarei bruciato. Devi saper cogliere il treno al momento giusto. Se avessi colto l’Inter a venticinque anni mi sarei perso, perché non avevo le qualità, l’esperienza e la consapevolezza di oggi. Invece ho fatto un percorso graduale, partendo dalla provincia per arrivare alla Juventus e poi all’Inter. Un percorso fortunato».

CAMPIONI – Marotta ha parlato dei rimpianti nella sua carriera: «Sono tanti, l’ultimo è stato quando alla Juventus avevamo la possibilità di prendere Erling Haaland per due milioni. A volte bisogna avere la forza di andare fuori budget. Quando sei davanti a un campione, bisogna avere la forza di prenderlo, indipendentemente dalla disponibilità finanziaria. Subentra poi la creatività finanziaria. Oggi è uno dei più importanti nello scenario internazionale. Ora è impossibile che arrivi in Italia. Mentre nel 2000, sui primi dieci fatturati dei club europei, c’erano cinque squadre italiane, ora c’è solo la Juventus. Questo a testimoniare che abbiamo un grande gap con la Premier League e con la Liga spagnola. Oggi siamo un campionato di transizione, non siamo più la destinazione finale dove i calciatori vengono e finiscono di giocare, ma un campionato, vedi Romelu Lukaku, che ti porta ad assaporare per un momento delimitato i campioni. Poi quando questi campioni si affermano vanno alla ricerca di ingaggi maggiori. In Italia non li possono trovare, allora vanno all’estero. Siamo costretti ad agire d’ingegno. In questo calciomercato abbiamo lavorato con queste virtù, merito anche di Piero Ausilio. Questo va di pari passo con una Nazionale che esprime il prodotto italiano e ci ha portato a una grande soddisfazione. L’Italia, calcisticamente parlando, mette sempre in vetrina dei grandi allenatori e anche dei grandi giocatori. Bisogna avere la capacità e la forza di farli maturare in prima squadra. Manca la cultura della sconfitta. Se si presentano dei giovani in prima squadra e sbagliano delle partite, arrivano i fischi e questi giocatori vengono bruciati. Questo è un malessere che sarebbe da combattere».

DIALOGO – Marotta ha spiegato il rapporto tra i tifosi e il club: «Oggi il tifoso è più aperto a capire le difficoltà che ha il proprio club. Anche nel nostro caso, quando è andato via Antonio Conte e abbiamo venduto i giocatori, c’è stata una forte rappresentanza sotto la sede dei ragazzi della Curva, ma con il dialogo e la comunicazione siamo riusciti a far capire qual era il bene dell’azienda, qual era la necessità incombente del momento. L’hanno capito e ci sono sempre stati vicini, ci hanno sempre sostenuto e questo è un esempio molto bello di quello che dovrebbe essere il rapporto tra i tifosi e le società di calcio».

CESSIONI – Se Lukaku fosse partito prima, Achraf Hakimi sarebbe rimasto all’Inter? Questa la risposta di Marotta: «Quando i giocatori sono allettati da ingaggi molto più importanti rispetto a quelli che hanno, spesso e volentieri ti dicono che vogliono andare via. Il PSG è una corazzata, sia nell’ambito dei nomi che rappresenta che dal punto di vista economico, quindi è difficile trattenere un giocatore quando ti chiede di andare via».

SCAMBIO – Marotta ha parlato di Paulo Dybala: «Maurizio Zamparini, che era il proprietario di quel Palermo, un giorno mi disse che c’era Erick Thohir ed era quasi alla firma con l’Inter. Grazie all’amicizia con Zamparini, siamo riusciti a fare questa operazione. Dybala è stato vicino all’Inter? Sì. Ancora oggi non ha firmato per la Juventus. Sicuramente firmerà, può rappresentare presente e futuro della Juventus. È stato vicino quando si ventilava la possibilità di allacciare una negoziazione che riguardava da una parte lui e dall’altra Mauro Icardi».

EL TORO – Marotta ha speso parole importanti per Lautaro Martinez: «Sta dimostrando con i fatti. Rappresenta il futuro, ha grandi qualità calcistiche ma anche umane, il suo futuro non può che essere splendido. Faremo di tutto perché il suo futuro sia all’Inter. A breve annunceremo il suo rinnovo. È un rinnovo importante, vogliamo mettere le basi per il futuro. Vogliamo fare una squadra in cui ci sia il giusto mix tra giocatori d’esperienza e giocatori giovani. Con una squadra forte ma fatta solo di giovani non vinci, con una squadra anziana non vinci. Da una parte abbiamo Edin Dzeko che ha la sua età, dall’altra avere un campione come Lautaro Martinez ci dà la possibilità di guardare con grande ottimismo al futuro».

AMBIZIONI – Marotta ha fatto il punto sul futuro dell’Inter con la famiglia Zhang: «Dico con certezza e orgoglio che l’Inter continuerà a veleggiare in alto in sicurezza economica e finanziaria. Il modello che cerchiamo di attuare non potrà sicuramente essere faraonico come prima con investimenti irrazionali, tutto dev’essere razionale per non avere bilanci così pesanti. Questo bilancio è frutto di una conseguenza pandemica che ha portato a una grande contrazione economica. Non possiamo immaginare che la famiglia Zhang, che vuole andare avanti, possa tutti gli anni ripianare le perdite. Vogliamo lottare per traguardi sempre più ambiziosi, andando a costruire da dietro, anche dal nostro settore giovanile che è prolifico di talenti».

VINCENTE – Marotta ha parlato anche di Antonio Conte: «Conte è il più vincente tra gli allenatori che ho avuto, anche attraverso un percorso di crescita importante. Quando è arrivato alla Juventus, veniva dal Siena, quindi da una realtà di provincia. Dal punto di vista statistico abbiamo vinto sia a Torino che a Milano. Più un allenatore è vincente, più è scomodo. Questo deve essere interpretato come stimolo e non come motivo di contrasto. Non posso negare che Conte sia, tra virgolette, molto “cazzuto”, ma ha dimostrato di essere vincente, esigentissimo, uno che cura i particolari e che dà una cultura della vittoria come pochi. Simone Inzaghi sta ricalcando quel profilo, diamogli tempo ma non potevamo fare scelta migliore».

FUTURO – Marotta ha spiegato il suo futuro nel mondo del calcio: «Nell’Inter mi trovo molto bene, io e il team di dirigenti ne abbiamo parlato con Steven Zhang. Quando tornerà in Italia, penso a dicembre per Natale, parleremo del futuro. I presupposti sono tutti favorevoli. Poi devo dare una visione più d’insieme alla mia vita e capire qual è la sfida del domani. Dopo l’esperienza con l’Inter, non starò più in un club. Mi sento molto appagato dal mio cammino, è partito dalla provincia, da ragazzo, giusto che possa aspirare ad avere esperienze diverse. Mi sento in debito con questo mondo che mi ha arricchito come uomo. Ci voglio rimanere, ma non con lo stress come oggi. Penserò alla mia salute e rallenterò un po’ i miei impegni».

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