Mancini: «Inter non parte battuta, finale aperta! Auguro di vincere»

Roberto Mancini dovrà fare a meno di Francesco Acerbi, Alessandro Bastoni, Federico Dimarco e Nicolò Barella perché impegnati con l’Inter in finale di Champions League. Il CT dell’Italia in un’intervista al Corriere dello Sport ha parlato di questo e della stagione dell’Inter facendo riferimento alla finale di Champions League.
SENZA GLI INTERISTI – Mancini comincia l’intervista parlando dei giocatori dell’Inter assenti tra i convocati per la fida in semifinale di Nations League contro la Spagna: «Se arriveranno stanchi o carichi non lo so. Dipenderà dal risultato. Sarà un momento speciale. Auguriamo all’Inter di vincere e che i ragazzi possano rientrare da Istanbul pieni di entusiasmo da spendere per la Nations».
IN FINALE – Mancini poi parla nello specifico dell’Inter di Simone Inzaghi in finale contro il Manchester City: «Su Inzaghi c’erano dei dubbi. Non se ne parlava molto bene… In un mese è cambiato tutto. Fantastico. Sono felice per Simone. L’ho visto crescere da giocatore e poi da tecnico. Ha fatto molto bene. L’Inter può vincere? In 90 minuti può accadere di tutto. Per quello che è, per quello che ha fatto negli ultimi dieci anni in termini di risultati, il City sulla carta parte favorito, ma in una finale può succedere qualsiasi cosa. L’Inter non parte battuta. È una finale completamente aperta. Il City è una squadra completa. Non so se sono i più forti, sono quelli che sanno giocare meglio. Anche l’Inter ha giocatori bravi. Squadra solida, non è così semplice segnare ai nerazzurri. Non riesco a dare percentuali. Sfida secca. Lo ripeto. Può succedere di tutto».
IN ATTACCO – Mancini parla degli attaccanti italiani e fa riferimento al giovane Esposito di proprietà dell’Inter: «I giovani attaccanti in Italia hanno meno spazio. Pellegri lo abbiamo chiamato due volte quando era andato al Monaco, ma si è fatto male, ha avuto degli anni difficili. Non è male Colombo. Anche Pio, l’ultimo dei fratelli Esposito, è forte. Speriamo si consolidi».
Fonte: Corriere dello Sport – Fabrizio Patania
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