Lukaku: “Mi manca giocare davanti ai tifosi. Inter? Qui si lavora duro”
Romelu Lukaku, attaccante dell’Inter, sta vivendo a casa la quarantena imposta a causa dell’emergenza relativa al coronavirus. L’attaccante belga, intervistato sul canale YouTube di Ian Wright, ex attaccante del Manchester United, ha voluto raccontare come sta vivendo questi difficili giorni
MANCANZE – Romelu Lukaku racconta di come sta vivendo la quarantena imposta a causa dell’emergenza coronavirus: «Confesso di essere quasi andato fuori di testa un giorno. Non posso andare fuori, non posso fare shopping. Sono rinchiuso. Sono in isolamento da nove giorni. Come passo le giornate? Mi hanno portato una cyclette. Tutti i giocatori vivono nel centro della città, in degli appartamenti. Non avevo spazio, quindi ho chiesto nella nostra chat di gruppo chi avesse una cyclette. Dopo due ore hanno portato una bicicletta a tutti. Cosa mi manca? Mi manca la vita normale: stare con mia madre, stare con mio figlio o con mio fratello. Sto pensando a tutti. È un male, non puoi avere un contatto normale con gli esseri umani. Mi manca allenarmi e giocare davanti ai tifosi. Adesso inizi ad apprezzare ciò che hai. Sono un ragazzo fortunato, in questi momenti ripensare a ciò che ho vissuto da bambino. Bisogna stare attenti, potresti toccare qualcuno che ha il virus e poi tornare a casa. Mia mamma ha il diabete, quindi è una di quelle persone ad alto rischio. Non posso neanche andare a casa e toccarla. Io e mio fratello le abbiamo detto di non uscire. Con chi trascorro la quarantena? Io sto col mio fisioterapista. Io seguo una dieta ferrea, mi portano del cibo ogni giorno. A mezzogiorno lo porta sempre qualcuno dal centro ci allenamento».
STAGIONE – L’attaccante dell’Inter commenta, infine, la stagione disputata sino ad oggi e la decisione di approdare in Italia: «Una stagione brutta può capitare a tutti in carriera. Alla fine della scorsa stagione per me era finita. Sentivo di dover andare da qualche parte dove poter imparare nuovi aspetti del mio gioco e lavorare con qualcuno che mi volesse. Juventus? Era vicina, ma la mia mente era sempre sull’Inter. Quando ero piccolo l’Inter era la mia squadra di riferimento in Italia. Guardavo ad Adriano, Ronaldo, Vieri. Quando la squadra si è interessata a me ho capito che era il momento di andare e capire come sarebbe stato. Antonio Conte mi voleva anche al Chelsea. Quindi per me era giunto il momento di andare lì e vedere, in quel momento ho solo pensato ad allenarmi e a tornare in forma, senza parlare troppo. E qui all’Inter si lavora duro. C’è anche una differenza rispetto all’Inghilterra per quel che riguarda lo spirito di gruppo: qui In Italia ogni 2-3 settimane facciamo delle cene di squadra, alle quali partecipano tutti i giocatori».
AMBIZIONI – Lukaku, infine, parla delle ambizioni di classifica dell’Inter, staccata dalla Juventus capolista: «Se la stagione dovesse concludersi, non si può sapere. Allora dovremmo pensare che non sia finita finché non è finita. Questa è la mia mentalità, finché la matematica non dice che è finita e abbiamo ancora un po’ di speranza dobbiamo crederci. Lazio e Juventus possono comunque perdere dei punti per strada, ma noi dobbiamo guardare a noi stessi».