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Lukaku: “Inter, che fatica prima! Conte ci aiuta. Razzismo? Bisogna agire”

Romelu Lukaku quest’anno è arrivato all’Inter tra incertezze e voglia di riscattarsi. Sotto la guida di Antonio Conte però l’attaccante belga ha dimostrato tutto il suo valore, facendo innamorare tutto il posto nerazzurro. Il calciatore però ha vissuto momenti meno belli in Italia a causa di alcuni periodi legati al razzismo. Di questo e di tanti altri temi ha parlato nel corso di una lunghissima intervista rilasciata a Sky Sports UK.

IL RAZZISMORomelu Lukaku inizia l’intervista parlando subito del caso razzismo, in Italia ma non solo: «Penso che l’anno scorso sia stato un anno triste per il mondo in generale, sono accaduti molti incidenti, specialmente nel calcio dove sto davvero seguendo la vicenda. Quest’anno dobbiamo fare di meglio e dobbiamo agire. Dobbiamo educare le persone. L’istruzione è la chiave: sono fortunato a essere andato a scuola e in cui avevamo più di 50 nazionalità diverse. Non ho mai cercato di discriminare nessuno, non importava. Sei gentile con me, io sono forte con te. Questa è una lezione che insegnerò a mio figlio: che nessuno è diverso, tutti sono uguali. Devi solo rispettarti. Se non piaci a una persona, non ci parlare! Ma se ha rispetto per te, allora puoi restare con lui. Per me l’Italia è un paese bellissimo in cui vivere. La Serie A ha un tale potenziale di essere una grande lega come una volta, ma dobbiamo essere uniti per tenere quelle persone ignoranti fuori dallo stadio. È successo anche in Olanda, quando ho visto una partita nella seconda divisione. Non penso che il lavoro dovrebbe farlo tutto solo la Federazione. L’Olanda per esempio ha fatto un ottimo lavoro, con tutti i loro giocatori. A volte in alcuni paesi noi giocatori dobbiamo prendere in mano la situazione. Com’è Lukaku persona? Se a me non piaci con te non parlo. Ho un cerchio stretto di amici e la gente lo sa. Sono un ragazzo di famiglia, mi prendo cura di mia mamma, mio ​​figlio, mio ​​fratello e il resto della mia famiglia nel miglior modo possibile. Sono un ragazzo semplice. Mi piace divertirmi in estate e quando torno in estate entro in modalità di lavoro. Faccio una separazione netta tra divertimento e ragazzo di famiglia e soprattutto padre».

COSA È CAMBIATO – Romelu Lukaku parla della sua nuova “vita” all’Inter dopo l’esperienza al Manchester United«Penso di dover riscoprire me stesso. L’anno scorso è stato difficile per me dal punto di vista professionale, perché le cose non andavano come volevo e non mi esibivo altrettanto. Quindi ho dovuto trovare dentro di me ciò che mancava e sono giunto alla conclusione che era tempo per me di cambiare ambiente. Ho preso la mia decisione verso marzo e sono andato nell’ufficio del direttore e gli ho comunicato la mia volontà di andare via e provare qualcosa di nuovo. Non giocavo. Penso di aver preso la decisione giusta. Il Manchester United ha lasciato spazio ai giocatori più giovani, quindi penso che sia stata una situazione vantaggiosa per entrambi».

CONTE E LA CORSA AL TITOLO – Romelu Lukaku ha parlato inoltre del suo attuale tecnico, Antonio Conte. Tra i due c’è un ottimo rapporto, e l’allenatore crede molto in lui e non ha paura di dire le cose in faccia: «È più come se le persone intorno a noi fossero eccitate. Ma noi come giocatori nello spogliatoio siamo concentrati sul lavoro che dobbiamo fare perché il manager ci segue ogni giorno. È una cosa buona perché ricordo le mie prime sessioni di allenamento, non ero abituato a tutto questo. Stiamo parlando del fatto che la Premier League è fisicamente la lega più dura, ma le sessioni di allenamento che facciamo qui non le fa nessuno. Poi però ti trovi veramente bene. Per quanto mi riguarda, ricordo le prime due settimane in cui sono venuto, parlai con il mio agente: “Sto soffrendo molto in allenamento perché non ho mai fatto questo tipo di lavoro”. Ma Conte è sempre lì a margine che incoraggia ogni giocatore a fare il proprio lavoro. Quando mi guardavo intorno, nessuno si lamentava, tutti se la cavavano. Quindi per me è stato qualcosa di speciale perché a volte gli allenatori sono in disparte a fare battute perché non riesci a fare determinate cose. Ma lui è lì a parte che ti segue e pretende qualcosa in più, incoraggiandoti soprattutto a fare di più. Può essere difficile, ma nessun giocatore si arrenderà perché ti darà quell’energia per continuare. Ciò dimostra l’intensità in campo. Siamo la squadra che corre di più, creiamo molte possibilità e abbiamo una grande difesa perché non ci arrendiamo fino alla fine. Non voglio deludere Conte, te lo dice in faccia se vai bene o no! Ricordo una delle mie prime partite di Champions League contro lo Slavia Praga, giocai davvero male e il giorno dopo me lo disse davanti a tutta la squadra. Non mi era mai successo, mi disse che mi avrebbe tolto dopo cinque minuti se lo avessi fatto di nuovo. La partita dopo giocammo il derby di Milano facendo una delle mie migliori partite stagionali. Per lui siamo tutti uguali».

ALTRI TECNICI – Lukaku poi continua parlando dei suoi ex tecnici, tra questi anche l’ex Inter, José Mourinho e altri ancora: «Chi ha tirato fuori il meglio di me? Penso a Roberto Martinez, Ronald Koeman e ora Antonio Conte. Penso che Jose Mourinho se avesse avuto i giocatori che voleva, avrebbe fatto meglio di quello che poi abbiamo fatto. E ovviamente ricordo il mio primo allenatore ad Anderlecht, Ariel Jacobs, che mi diede la possibilità quando ancora avevo 16 anni. Ricordo che mi chiamò a scuola: “Yo, devi venire con la prima squadra”, e mi fece giocare subito. Non ho mai avuto problemi con nessun manager».

PERICOLOSITÀ E SISTEMI DI GIOCO – Lukaku conclude parlando delle sue doti tecniche e sistemi di gioco all’Inter ma anche quelli della sua Nazionale: «Penso di poter segnare con entrambi i piedi e anche di testa. All’interno dell’area di rigore posso essere abbastanza pericoloso. Quando c’è molto movimento intorno a me, qui e con la squadra nazionale belga, riesco ad esprimermi al meglio perché poi posso liberare me stesso o essere utile per i compagni. In questo momento qui all’Inter stiamo giocando con il 3-5-2, e con la nazionale belga il  3-4-3 con i giocatori vicini a me. Con il Belgio è diverso perché c’è molta più libertà e ho diversi giocatori vicini».

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