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LIVE – Inter, un nuovo stadio per Milano: la presentazione

L’Inter, all’indomani della vittoria contro la Lazio, pensa a come rinnovare il Meazza. “Un nuovo stadio per Milano” è lo slogan scelto per la presentazione dei progetti che dovrebbero riqualificare l’area di San Siro, sostituendo il precedente impianto. Segui LIVE la presentazione a partire dalle ore 11.

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12.06 Si conclude la presentazione.

Adesso Riccardo Ferri, ex difensore dell’Inter: «C’è un po’ di invidia nei confronti di chi avrà l’opportunità di giocare in questi fantastici stadi. Io e Franco, come altri, abbiamo avuto l’opportunità e la fortuna di vivere delle emozioni nel vecchio Meazza, ma i tifosi di Inter e Milan sperano di avere uno stadio comodo e sicuro, con un impatto ambientale pari allo zero. Quando vivi la partita in un palcoscenico con tutti i comfort dai qualcosa di più alle squadre. Mi auguro che Inter e Milan possano scrivere pagine importanti in questo bellissimo stadio, anche per noi poter gioire con questi risultati, di due squadre che devono tornare assolutamente in vetta al mondo».

Ora spazio all’ex capitano del Milan, Franco Baresi: «Ho sentito le due società, è chiaro che mi emozioni pensando a San Siro. È stata la mia casa per vent’anni, però penso che sia giusto guardare al futuro e alle nuove generazioni. Penso che sia molto bello che le due società si siano messe insieme, dando a Milano uno stadio futuristico con tutti i comfort. Sarebbe un ulteriore incentivo per stare bene e rilassarsi anche prima e dopo le partite. Capisco tutti i tifosi legati a San Siro e il loro stato d’animo un po’ strano, ma credo che capiranno che il futuro è questo e che avere uno stadio di questo livello serva».

Questo invece il progetto Populous, che si ispira a elementi caratteristici della città di Milano come il Duomo e la Galleria, con la presenza di un museo dedicato allo Stadio Meazza e un impatto visivo che ricorda maggiormente lo stadio di San Siro. Sarebbe l’impianto più sostenibile d’Europa.

Populous 1

Populous 2

In corso la presentazione del progetto Manica Sportium, che prevede due anelli interesecati fra di loro, con più posti sulle curve e in generale una maggiore vicinanza al campo. Come l’Allianz Arena di Monaco l’esterno è illuminato con delle luci che cambiano colore in base al fatto che giochi l’Inter o il Milan, con sedicimila pannelli che portano le foto dei tifosi.

Manica Sportium 1

Manica Sportium 2

Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, prende la parola: «Questo è nato nella settimana dell’architettura di Milano, un po’ per caso. In una domanda fatta ai giornalisti mi era stato chiesto cosa pensassi del nuovo stadio, naturalmente ho risposto che a mio modesto parere dipendeva tutto dalle ambizioni di Inter e Milan. Se si vuole essere competitivi bisogna avere squadre e strutture competitivi. È un po’ il motto dell’Università, quindi abbiamo dedicato moltissime risorse a noi stessi, a costruire la squadra migliore, e poi usare le nostre strutture. Stiamo riqualificando il quartiere Bovisa, proprio per dare spazi a livello internazionale. È nato un dibattito sano, che però a un certo punto deve portare una sintesi. C’è la responsabilità della decisione, continuiamo ad avere l’avvallo culturale che questa è un’opportunità che Milano non può perdere. Per arrivare a questa decisione ci vuole tecnica, cultura e scienza, oggi il Politecnico di Milano si è dato disponibile per dare una struttura a questa. Abbiamo accettato il ruolo di advisor del masterplan, sarà affidato al Professor Emilio Faroldi, è un’area di Milano nuova che partecipa alla trasformazione di Milano. Sono onorato di essere qui al fianco delle due squadre».

Di nuovo l’AD dell’Inter Antonello: «I club hanno presentato il masterplan a luglio ma si sono portati avanti. Hanno deciso comunque di andare oltre quanto richiesto dalla legge sugli stadi e dal processo amministrativo. Abbiamo deciso di iniziare a selezionare un gruppo di studi di architetti, perché potessero esprimere nella massima competenza l’idea e il concetto che Inter e Milan hanno voluto esprimere per la costruzione di questo stadio e di questo distretto. Gli architetti sono di fama mondiali, con esperienza di infrastrutture sportive. Vogliamo che gli architetti esprimano qualcosa che sia legato alla tradizione e all’unicità di Milano, che sia capace di attrarre tifosi, cittadini e turisti da tutto il mondo. L’abbiamo voluto fare, abbiamo iniziato questo processo con quattro studi di fama mondiale. È ancora in corso, ma con i cittadini inizia oggi perché presentiamo questi progetti. Vorremmo fare un percorso che raccolga le opinioni dei cittadini, dei tifosi e delle istituzioni. I due studi rimasti in gara sono Populous e Manica, pensiamo siano in grado di esprimere le risposte di avere un distretto moderno, all’avanguardia e vivibile trecentosessantacinque giorni all’anno, che possa essere un motore dell’economia di Milano e del paese».

Dopo l’Inter di nuovo il Milan, sempre con Scaroni: «Il nostro investimento, da un miliardo e duecento milioni di euro, prevede uno stadio modernissimo. Il meglio che c’è al mondo, dal punto di vista funzionale ed estetico, con al fianco un nuovo distretto funzionale dove la città potrà vivere lo stadio di San Siro tutto l’anno, con ampi spazi verdi. Questo progetto si è sviluppato nel tempo, con la collaborazione del Politecnico di Milano. I vantaggi della nostra proposta sono che Inter e Milan faranno un progetto più verde, rispetto al San Siro di oggi, più sostenibile da tutti i punti di vista, a cominciare da quello ambientale. Finalmente, e questo mi sembra fondamentale, con un minor impatto visivo e acustico. Visivo perché sarà più basso, oggi San Siro è alto sessantotto metri e i progetti sono di poco più di trenta metri. Quello che a me piace molto è l’aspetto acustico, per dare un’idea il nuovo stadio avrà un impatto su via Tesio del 60% minore, perché sarà chiuso mentre oggi San Siro è aperto. Più ambientalmente amico di chi abita della zona, minore emissione di Co2 ed ecosostenibile».

Tocca ad Alessandro Antonello, AD Corporate dell’Inter: «Qual è stato il contesto su cui i due club si sono approcciati in questo progetto? Innanzitutto immergendosi nella loro città. Milano è riconosciuta come capitale economica e finanziaria, ma ha dimostrato negli anni di essere capace di attrarre numerosi turisti. È una città che attrae moda e design, ma nel rispetto della cultura milanese. Su questo i due club hanno iniziato a pensare un progetto su come evolversi. È chiaro che Milano ha rappresentato una dinamicità negli ultimi anni, si è visto dal progetto Expo passando per Santa Giulia e CityLife, un completo cambiamento radicale della struttura della città inserita nella tradizione di Milano. Quello che abbiamo voluto fare è un progetto che si inserisce all’interno della vision di Milano 2030, dove si mettono le periferie al centro. Questo è stato per noi un punto importante, i progetti si inseriscono in questa mission che il comune ha voluto realizzare per il 2030. Due proprietà internazionali hanno voluto e vogliono investire nella nostra città, e nel nostro paese, con un progetto che si rivolge alle future generazioni. Una città che ha nel suo DNA l’innovazione è sicuramente un aspetto su cui si vuole puntare, vogliamo avere un progetto che si immerga nella realtà dei milanesi, che sia per i cittadini di Milano e non solo per coloro che vanno allo stadio. Perché non si può ristrutturare il Meazza? Immagino che la storia la conosciate molto bene. Volevamo raffigurare la storia, un primo anello del 1926 a cui si è sovrapposto un secondo anello nel 1956 e un terzo anello nel 1990. Le strutture si sono sovrapposte una con l’altra, ma hanno poca interconnessione e questo ha creato, nel tempo, dei disagi: oggi lo stadio di San Siro mette a disposizione delle aree hospitality, per le diverse attività del pre e post partita, di ventiquattromila metri quadrati. Oggi gli standard dicono che debbano essere centomila metri quadrati. Il secondo è un punto sulla visibilità: oggi il primo anello, per la visibilità architettonica, ha una visibilità verso il basso, non c’è la possibilità di guardare le coreografia. Terzo punto il discorso del comfort: tutti andate a San Siro e vedete che per muoversi gli spazi fra una fila e l’altra sono molto limitati, addirittura per le nuove normative non sono più consoni. Ultimo abbiamo un problema di servizi, soprattutto sul secondo e terzo anello: cinquantamila persone non hanno servizi idonei, parliamo di bar e servizi igienici. Abbiamo sviluppato un progetto di ristrutturazione, le analisi ci hanno fatto capire che avrebbe avuto un aspetto qualitativo inferiore rispetto al nuovo stadio. Il primo anello andrebbe completamente rifatto, dovremmo intervenire sul terzo anello, sulle torri e sull’abbassamento del tetto. La fase successiva sarebbe un rifacimento radicale delle altre zone, per poi iniziare la ricostruzione del primo anello, delle terrazze e delle aree hospitality. Al termine del progetto di ristrutturazione abbiamo risposto che, comunque, il San Siro di oggi perderebbe la sua idoneità, non sarebbe riconoscibile. Ci sarebbe un problema di capienza, perché sarebbe inferiore ai sessantamila posti di un nuovo stadio, rimarrebbero comunque dei problemi sui servizi e gli spazi disponibili, perché la tribuna arancio ha via Piccolomini ed è difficilmente ampliabile, e un problema di sicurezza perché svolgere i lavori durante la stagione, con due club che giocano ogni tre giorni, non sarebbe compatibile. Ai nostri tifosi ci sarebbe da chiedere di emigrare in stadi situati fra cento e duecento chilometri di distanza, con una capienza inferiore (citati Verona, Torino e Bologna, ndr) per almeno quattro anni. Anche per noi spostarsi avrebbe un impatto economico. Anche qui volevamo condividere con noi cos’è stato fatto all’estero negli ultimi quindici anni. Sono stati costruiti stadi nuovi, in Italia soltanto esclusivamente uno stadio contro ventiquattro».

Parla Paolo Scaroni, presidente del Milan: «Buongiorno a tutti, sono contento di vedere che siate così numerosi. Oggi avremo una mattinata un po’ lunga ma spero interessante, in cui vi racconteremo il nostro progetto. Ci abbiamo lavorato per più di un anno e l’abbiamo presentato in comune qualche mese fa. Voglio soltanto dire due cose: la prima è che lo Stadio Meazza, così com’è, non è più uno stadio per due squadre che hanno l’ambizione, e anche il dovere, di giocare da primi attori nel calcio europeo e mondiale. Il Meazza così com’è non va più bene, d’altra parte se guardiamo gli stadi delle altre squadre in Europa sono un’altra cosa. Il nostro Meazza lo amiamo tantissimo, ma ha fatto il suo tempo. Seconda cosa: ci sembra che per la città di Milano cogliere l’occasione di un altro stadio a Milano sia un occasione per riqualificare San Siro, che si anima per le partite tre ore alla settimana, ma poi è una specie di deserto in cui non c’è nulla, salvo un grande piazzale d’asfalto con in mezzo il nostro amato Meazza. Dobbiamo avere l’occasione per procedere sulla strada del moderno e del nuovo, di un quartiere che viva trecentosessantacinque giorni all’anno e non solo durante le partite».

Parla il giornalista Giuseppe De Bellis: «È una giornata importante per la città di Milano. Qualche mese fa Inter e Milan hanno presentato un piano per un nuovo stadio. Non è così consueto che due club si mettano insieme per una cosa così importante, e oggi per la prima volta sveliamo i due progetti che hanno superato le selezioni. Credo che la cosa più importante sia ascoltare i protagonisti, per capire cosa vedremo fino a oggi».

11.09 Presentazione rinviata ancora di qualche istante.

11.03 Cinque minuti all’inizio della diretta.

11.00 Pochi istanti al via della presentazione dei progetti per il nuovo stadio di Milano, che sarebbe ancora una volta condiviso da Inter e Milan.

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