Lautaro Martinez: «Discorso prima del derby. Inter, io e Lukaku simili»
Lautaro Martinez, attaccante dell’Inter, ora in ritiro con l’Argentina in vista della Coppa America ha rilasciato una lunga intervista a La Nation. Tanti gli argomenti trattati dalla nascita di sua figlia Nina, alla crescita nei tre anni in nerazzurro
PAURA E GIOIA – Lautaro Martinez ha parlato così della nascita di Nina: «La notte in cui è nata mia figlia non ho dormito per niente. La bambina è rimasto nell’incubatrice, ho sistemato i documenti e sono dovuto andare ad allenarmi perché il giorno dopo giocavamo la prima semifinale di Coppa Italia contro la Juventus, in casa. Immagina, è nata mia figlia… ho finito l’allenamento nel pomeriggio, sono tornato e sono tornato, non potevo stare fuori. Poi sono semplicemente tornato a casa, perché accettavano una sola persona e c’era la madre di Agustina. Ho dovuto passare la prima notte lontano da lei. L’avevo abbracciata, ma era sotto ossigeno, è stata una sensazione orribile».
RESPONSABILITÀ – Lautaro Martinez ha voluto subito prendersi le sue responsabilità: «Quando è arrivata l’Inter, il direttore sportivo è venuto a trovarmi a Buenos Aires. In quel discorso, gli ho chiesto se il 10 era libero . Ha detto ‘”bene, bene, vediamo”. Quando sono andato a Milano per firmare il contratto, me lo hanno chiesto di nuovo e io ho insistito che volevo il 10. Mi hanno detto: “Guarda, il 10 è stato usato da Ronaldo, Baggio, Sneijder, questo, l’altro…”. Ho detto loro che sì, ero consapevole, ma che mi piaceva la sfida: “La amo”. E me l’hanno dato: ho firmato e fatto la foto con il 10».
CRESCITA – Lautaro Martinez ha quindi analizzato le sue prime tre stagioni in nerazzurro: «Sono passato dal Racing, dove segnavo gol e la gente cantava il mio nome, ero sempre titolare, in un nuovo paese, un nuovo club, una nuova lingua… sapevo che mi sarei dovuto adattare, ma non che fosse così mi sarebbe costato tanto. All’inizio erano passati tre mesi e volevo andarmene, non voleva saperne di più. Non mi interessava nulla. A volte prendevo la macchina e andavo in giro da solo. Era pazzo, non pensavo. Poi c’è stato un cambiamento. Mauro (Icardi, ndr) mi ha dato una mano gigantesca in quel momento, lo ringrazio sempre. Sono molto felice che il primo anno mi sia servito come apprendimento. Già nel secondo anno ho giocato di più, le cose sono cambiate. E in questa stagione, molto di più: sono tornato in Argentina completamente soddisfatto e felice. Ho giocato 38 partite su 38 in Serie A, 6 su 6 in Champions League e 4 su 4 in Coppa Italia. E abbiamo vinto il campionato. È il mio primo titolo da professionista, ed è arrivato tre mesi dopo la nascita di Nina. Ha un altro sapore».
CHIUSURA – Lautaro Martinez ha chiuso parlando del suo ruolo all’interno dello spogliatoio dell’Inter e del rapporto con Romelu Lukaku: «Sì, ogni tanto parlo in italiano. Mi piace. Quando lo sento, parlo. L’ho fatto prima di una partita contro il Milan, che abbiamo vinto 3-0. Ho fatto un discorso davanti al gruppo, cose che mi sono venute in quel momento. A volte torno a casa e parlo in italiano con Agustina, abituata a farlo tutto il giorno al club. Lei ride. Oppure faccio una videochiamata con mia mamma e metto una parola in italiano. “Cosa hai detto?”. All’Inter ho conosciuto il mondo: ho compagni di squadra inglesi, croati, sloveni, slovacchi, cileni, uruguaiani… E un belga (Lukaku, ndr) che parla sei o sette lingue, ha una capacità tremenda. Abbiamo storie simili da ragazzi, abbiamo creato un legame importante e che si trasferisce in campo. Ma non ti arrabbiare con lui, hai visto il suo fisico?»