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Inzaghi si nasce, non si diventa: quella a Lukaku l’ultima lezione

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Inzaghi signore prima che allenatore. Il tecnico dell’Inter ieri ha riservato l’ultima lezione del suo grande stile nei confronti del Lukaku voltafaccia

ALTRA LEZIONE − Signori si nasce, non si diventa. Lo sa bene Simone Inzaghi. Prima di avere un allenatore in panchina, l’Inter ha un Signore con la S maiuscola. Un gentiluomo che nel calcio di oggi, dove la spunta chi la spara più grossa, è una rarità trovarne uno. Ieri l’ultima dimostrazione della grandezza del Simone prima uomo e poi figura di campo e di calcio. Alla domanda su Romelu Lukaku, il tecnico dell’Inter ha risposto con la grande eleganza che lo contraddistingue: «Mi aspettavo un finale diverso, ma lo ringrazio per quello che ha dato alla squadra». Insomma, un’altra – l’ennesima – lezione di stile di Simone da Piacenza. Un allenatore, arrivato al terzo anno di Inter, che nell’ultimo biennio ne ha vissute di cotte e di crude. Ma una cosa non è mai mancata: la signorilità.

Inter, ricordi il suo predecessore?

FATTI − Sin dal primo anno in nerazzurro, l’ex tecnico della Lazio ha dovuto convivere con situazioni piuttosto delicate e paradossali. Il suo approdo in panchina coincise con tutta una serie di importanti vicissitudini in seno alla squadra: dalla partenza prima del suo arrivo di Hakimi fino a quella dirompente e rumorosa di Lukaku a ferragosto. Inzaghi fece di necessita virtù rimboccandosi subito le mani e iniziando a lavorare con un organico ancora incompleto a poche ore dall’inizio ufficiale della stagione. Il risultato? Un secondo posto, un ottavo di finale di Champions League raggiunto dopo 10 anni e due trofei portati a casa. In mezzo, tanta e a tratti ingiustificabile disapprovazione nei suoi confronti. Lui ha risposto con i fatti, senza mai collocare una parola fuori posto.

STILE INZAGHI − Ancor più incandescente il secondo anno. Inzaghi ha vissuto su un’altalena instabile col fuoco nemico (e anche amico) sempre sotto le ginocchia pronto a buttarlo giù. Il risultato? Beh, altri due trofei, terzo posto e una clamorosa finale di Champions League. A condire l’annata, la mala gestione Milan Skriniar, capitano defenestrato, più tutta una serie di varie polemiche per quel numero 12 alla voce sconfitte in campionato. Come l’anno passato, Inzaghi ha risposto nuovamente con i fatti. Il terzo anno è un’ulteriore riconferma dello stile inzaghiano tutto lavoro, educazione e rispetto. Dinanzi ad un altro mercato autofinanziato, con tanto di partenze dolorose (Onana in primis, più i vari Brozovic e Lukaku) e di fronte allo smacco proprio del gigante belga, l’allenatore dell’Inter non ha osato alzare ciglio. Ah sì, a Inzaghi manca un portiere titolare praticamente ad agosto e un attaccante. Il suo predecessore, Antonio Conte, per molto meno ha fatto saltare il banco.

Pubblicato da
Sandro Caramazza

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