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Inter-Sassuolo: De Zerbi gioca, Conte vince. Il +11 e il +30 spiegati bene

Inter-Sassuolo è il recupero che permette alla capolista guidata da Conte di allungare ulteriormente in vetta. Il 2-1 finale, firmato dai soliti Lukaku e Lautaro Martinez, spiega bene il momento nerazzurro. Così come il +11 in classifica sul Milan secondo. E il +30 nelle ultime dieci partite, vinte di fila. La prestazione a San Siro è tutt’altro che bella ma ancora una volta è il risultato a fare la differenza. Ecco l’analisi tattica di Inter-Sassuolo

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare il Sassuolo in Serie A: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Darmian; Hakimi, Barella, Eriksen, Gagliardini, Young; Lukaku, Lautaro Martinez.

Inter-Sassuolo la formazione iniziale

MODULO – L’Inter non si sposta dal solito 3-5-2, pur dovendo cambiare assetto a sinistra e soprattutto la regia rispetto a Bologna. L’asse de Vrij-Eriksen prende il posto della coppia centrale Ranocchia-Brozovic, che bene si era comportata quattro giorni prima.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – L’Inter da subito prova a impostare la partita a modo suo, giocando bassa e ripartendo veloce in verticale. E sembra pure in serata. Al 10′ Lukaku di testa impatta alla perfezione il cross di Young, che da sinistra rientra sul destro trovando il centravanti belga in area. Inter abbottonatissima dopo il vantaggio, con gli esterni che agiscono da terzini. Il 5-3-2 appare ben definito. Il Sassuolo si comporta bene per vie centrali, creando qualche fastidio con pressing asfissiante e giro palla di qualità. E infatti è la squadra di De Zerbi a fare la partita. L’uscita nerazzurra dal basso funziona a tratti ed è notevole il lavoro sporco fatto da Lautaro Martinez, che non si limita a fungere da raccordo tra i reparti ma è sempre più regista avanzato della squadra. Il primo tempo termina 1-0: prestazione tutt’altro che brillante ma vantaggio preziosissimo.

SECONDO TEMPO – Nessuna modifica a inizio ripresa e non cambia neanche il canovaccio. Molto meglio il Sassuolo nella conduzione del gioco. Inter sulla difensiva alla ricerca della ripartenza per raddoppiare. Al 59′ primo cambio per l’Inter: fuori Eriksen, dentro Sensi. L’italiano si posiziona nel ruolo di mezzala sinistra, Barella si accentra. E al 67′ Lautaro Martinez in diagonale brucia Consigli sfruttando alla perfezione l’assist di Lukaku, che taglia metà campo dalla destra. Al 70′ secondo cambio per Conte: fuori Gagliardini, dentro Vecino. Staffetta nel ruolo di mezzala destra. Al 77′ terzo e ultimo cambio per l’Inter: fuori Lautaro Martinez, dentro Sanchez. Il cileno si posiziona a supporto di Lukaku, in una sorta di 5-3-2 finale (come da immagine sotto allegata, ndr) che spesso si traduce in 5-3-1-1. All’85’ Traoré accorcia le distanze dopo l’erroraccio difensivo nel disimpegno nerazzurro. La gestione del vantaggio non è perfetta dopo le modifiche di formazione, soprattutto perché – con il Sassuolo sbilanciato in avanti – il 3-1 è nell’aria ma non arriva per errori individuali. Il secondo tempo termina 2-1: tre punti preziosissimi ottenuti con il minimo sforzo qualitativo.

Inter-Sassuolo la formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Non importa chi finisce sul tabellino alla voce marcatori né chi prende l’8 in pagella per meriti tecnico-tattici, si può anche svettare sugli altri per duttilità come il jolly del giorno: Darmian. Duttilità che si traduce in concretezza. Giocando da terzo di sinistra semplifica i piani tattici di Conte, che non deve stravolgere la linea a tre. E nonostante ciò è talmente attento da non risultare anello debole della fase difensiva. La pulizia nelle giocate è nota ma quando allontana la palla senza fronzoli dimostra di aver capito più di tutti la situazione di sofferenza. L’Inter collettivamente non c’è, il numero 36 sì. Concreto.

COMMENTO – C’è poco da descrivere e raccontare. Il Sassuolo di De Zerbi a Milano gioca meglio dell’Inter di Conte ma il risultato finale premia i padroni di casa. Tradotto: la qualità alla lunga paga pure ma la differenza tra chi vuole vincere e chi può farlo è netta. Non serve correre e dominare per 95′. All’Inter di Conte basta trovare la via del gol una volta in più degli ospiti. E due volte bastano, stavolta. Certo, gli errori visti durante tutta la partita non possono passare in cavalleria. Ad esempio, chi entra nella ripresa dovrebbe essere utile per congelare il risultato o al più per chiudere la partita con il 3-0. E invece Sanchez, in particolare, spreca tutto quello che può sprecare. Se Lautaro Martinez gioca da 8, il cileno è il suo complementare meritando un 2 in pagella. Occasione sprecata ma va bene uguale. Nel calcio “non vincente” si traduce facilmente in “perdente”, ma “non bello” non diventa automaticamente “brutto”. L’Inter di Conte non è brutta ma bella a modo suo. Perché non si fanno 30 punti su 30 a disposizione giocando male. Impossibile. E sarebbe assurdo solo pensarlo. Il +30 di questo girone di ritorno da parte dell’Inter è spiegato benissimo dall’approccio contiano alle partite. Una squadra finalmente matura e sicura di sé. Ancora imperfetta ma sempre più prima in classifica. Il +11 sul Milan secondo è una sentenza su questo campionato, dopo aver regalato il derby di andata. L’Inter avrebbe potuto festeggiare lo scudetto oggi e invece deve continuare a inseguire il sogno tricolore, lottando su ogni pallone. Prima o poi qualcuno riuscirà a frenare la rincorsa nerazzurra iniziata dopo la trasferta di Udine, ma per il momento agli altri restano le briciole e le polemiche futili. L’Inter di Conte funziona e lo fa meglio delle altre anche dopo l’uscita più o meno collettiva dall’Europa: questa è la differenza tra chi vuole vincere lo scudetto a tutti i costi e chi perde tempo a trovare alibi. Ora testa al Cagliari, perché senza il grande ex Barella (squalificato) sarà ancora più complicato prolungare la striscia di vittorie.

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