Analisi tatticaPrimo Piano

Inter-Ludogorets: difesa a 4 con finti esterni, paradosso Biraghi. Moses arma tattica

L’Inter si qualifica agli ottavi di Europa League con il minimo sforzo. Il 2-1 nel silenzio di San Siro arriva già nel primo tempo, in rimonta. Segnano Biraghi e Lukaku. L’attenzione di Conte è rivolta alla prestazione della sua “Inter B”, in particolare verso quei giocatori schierati in ruoli di sacrificio. Su tutti Eriksen e Moses, che “debuttano” da esterni. Ecco l’analisi tattica di Inter-Ludogorets

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare il Ludogorets: Padelli; D’Ambrosio, Ranocchia, Godin, Biraghi; Moses, Barella, Borja Valero, Eriksen; Lukaku, Sanchez.

Inter-Ludogorets Formazione Ufficiale
Inter-Ludogorets Formazione Ufficiale

MODULO – Stavolta Conte si affida al sistema di gioco alternativo per il suo undici alternativo. L’Inter scende in campo con il 4-4-2, anche se i giocatori schierati dal 1′ sembrano più adatti al solito 3-5-2. La posizione degli esterni (in coppie) è quella che permette di stravolgere l’assetto.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – Come prevedibile, è l’Inter che fa la partita. Squadra altissima, sulla destra è spesso D’Ambrosio a fare l’esterno a tutta fascia liberando Moses dai compiti difensivi per agire quasi da ala in un tridente asimmetrico. Biraghi resta basso e ciò non aiuta Eriksen a entrare nel vivo del gioco. Si nota subito che il 3-5-2 viene abbandonato in favore del 4-4-2 che diventa 4-3-3 in fase di possesso. L’undici di Conte paga la mancanza di freddezza sotto porta della coppia offensiva, che però si muove molto e anche bene soprattutto lontana dagli ultimi sedici metri. Sanchez e Lukaku si interscambiano continuamente, giocando l’uno al fianco dell’altro o a supporto. Al 26′ l’unica distrazione difensiva dell’Inter viene punita dal gol di Cauly, che anticipa Godin e sfrutta al meglio il cross di Cicinho dalla destra. L’Inter attacca principalmente da destra, ma al 31′ paradossalmente il pareggio arriva con Biraghi, che con un tiro-cross su assist di Eriksen trova la deviazione giusta per beffare Iliev. Solo i nerazzurri in campo. Giro palla e gioco in verticale quando possibile, qualche imprecisione di troppo nei cross e nell’ultimo passaggio. Al quarto minuto di recupero (49′) è comico il gol del raddoppio, dato che Lukaku segna di testa dopo la ribattuta del portiere stesso. Il primo tempo termina 2-1: la rimonta arriva proprio sul gong, ma il risultato è giusto.

SECONDO TEMPO – La ripresa si apre con un cambio immediato da parte di Conte: fuori Barella, dentro Brozovic. Il croato agisce sul centro-destra. Al 52′ traversa tremenda di Sanchez da fuori area. La modifica non stravolge il 4-4-2, con Moses che continua a giocare con molta libertà ed Eriksen più portato ad accentrarsi. Sanchez parte alla sinistra di Lukaku ma in realtà non dà punti di riferimento, infatti spesso cuce il gioco tra le linee. Al 59′ Iliev respinge la conclusione di Lukaku facendosi aiutare dal palo. Al 62′ secondo cambio per l’Inter: fuori Lukaku, dentro Esposito. Staffetta programmata in attacco. Il classe 2002 inizia a destra e poi si sposta a sinistra, permettendo a Sanchez di avere sempre più libertà. L’Inter abbassa il ritmo e subisce l’iniziativa del Ludogorets. Al 76′ terzo e ultimo cambio per Conte: fuori D’Ambrosio, dentro Bastoni. Il numero 95 agisce da centrale sinistro costringendo Godin a giocare da terzino destro. Nei minuti finali, per gestire meglio il risultato e risparmiare energie, Conte ridisegna l’Inter nel solito 3-5-2 rimettendo ognuno al proprio posto (come da immagine sotto allegata, ndr). Il secondo tempo termina 2-1: il passaggio del turno è realtà, ma va detto che l’avversario non è mai stato credibile nei 180′.

Inter-Ludogorets Formazione Finale
Inter-Ludogorets Formazione Finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – La novità tattica di Conte costringe più di un giocatore al sacrificio, ma l’iniziativa è di pochi, in particolare sulla destra grazie a un esterno: Moses. Il nigeriano si sveste da quinto di centrocampo per “debuttare” da esterno puro del 4-4-2 lineare, ma è il centrocampista che mostra più attitudine ad attaccare. Corre, si inserisce e va al cross con molta più continuità di Eriksen e dei terzini. In pratica è un attaccante aggiunto. La prestazione non è pulitissima, anzi spesso vuole strafare anziché limitarsi alla giocata più semplice, ma la situazione lo permette. Sta ritrovando la forma migliore, da vedere quanto lo considererà Conte nell’undici titolare. Versatile.

COMMENTO – La prima partita a porte chiuse dell’Inter poteva avere due obiettivi. Il primo viene raggiunto con il passaggio del turno. Il secondo non viene preso in considerazione da Conte, che preferisce far riposare i titolari (tranne un paio di eccezioni) anziché mettere in scena un “allenamento” ad alta intensità in vista della Juventus. In campo va l’Inter B, in quello che è un vero crash test tattico. A partire dal modulo. La difesa a quattro a difesa di Padelli è complementare alla linea a tre titolare di Conte, quella che probabilmente schiererà a Torino. In pratica Conte mette in stand-by la Serie A per testare la credibilità della sua formazione europea che dovrebbe continuare la competizione alzando il livello contro avversari più prestanti. Contro il Ludogorets viene raggiunto il massimo obiettivo con il minimo sforzo, infatti il calo nella ripresa è piuttosto sintomatico. Le richieste fatte da Conte ai suoi “panchinari” sembrano completamente opposte a quelle tipiche. Basti pensare che Eriksen, agendo da esterno sinistro, è costretto più a ripiegare che a inserirsi. Il danese marca più che smarcarsi.

Paradossale che riesca a fornire l’assist a Biraghi nell’unica vera discesa sulla sinistra di una squadra che gioca perlopiù sulla destra, dove Moses è l’elemento che spiazza i bulgari. E Biraghi trova il gol quando parte da dietro. I due esterni di centrocampo fanno poco del lavoro “tradizionale”: Eriksen tende ad accentrarsi a mo’ di mezzala, soprattutto quando Moses si alza da ala pura trasformando l’assetto in un 4-3-3. In questo tipo di manovra è altrettanto importante il movimento fatto da Sanchez, che oscilla da ala sinistra a trequartista, perfino falso nove nel tentativo di accentrare su di sé il gioco. Borja Valero detta bene i tempi e mette ordine in mezzo al campo. C’è però una nota negativa: l’ingresso dei panchinari per le staffette della ripresa. Pessimo l’approccio sia di Brozovic a centrocampo sia di Esposito in attacco. Tanti alibi, polemiche evitabili. Archiviato il passaggio del turno, in attesa del sorteggio delle prossime ore, la testa può e deve andare solo alla Juventus: altra sfida a porte chiuse, ma stavolta toccherà all’Inter A fare del suo meglio dopo essersi riposata a lungo.

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