Inter-Bayer Leverkusen: Lukaku vs. tutti! Barella regge da solo, svolta Eriksen
L’Inter non sbaglia un colpo e porta a casa un’altra vittoria che vale la qualificazione. Il 2-1 sul Bayer Leverkusen porta le firme di Barella e Lukaku, che sono anche i migliori in campo della squadra di Conte. Il gol subìto dopo i cinque clean sheet precedenti non desta preoccupazioni, ma gli errori sotto porta sì. Male l’apporto del centrocampo fino all’ingresso di Eriksen. Ecco l’analisi tattica di Inter-Bayer Leverkusen
PRESENTAZIONE PRE-PARTITA
FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare il Bayer Leverkusen: Handanovic; Godin, de Vrij, Bastoni; D’Ambrosio, Barella, Brozovic, Gagliardini, Young; Lukaku, Lautaro Martinez.
MODULO – Conte fa tre su tre e schiera la stessa Inter vista a Bergamo e Gelsenkirchen. L’impostazione tattica sul 3-5-2 dà più garanzie senza stravolgere compiti, nomi e ruoli in campo.
RESOCONTO PARTITA
PRIMO TEMPO – Nei primi minuti la costruzione dal basso dell’Inter ha del clamoroso. Gli uomini di Conte non buttano un pallone, nemmeno quando pressati in area di rigore, e avanzano con pochi tocchi andando vicino alla rete in più occasioni. Al 15′ Barella di esterno destro dal limite dell’area trova la rete dopo lo sfondamento sull’asse Young-Lukaku, coppia molto affiatata sulla diagonale mancina. Al 20′ l’azione si ripete e stavolta Lukaku riesce a girarsi e segnare nonostante la marcatura stretta. Il belga spalle alla porta fa reparto da solo ed è implacabile. Al 24′ Havertz supera Handanovic (palla sotto le gambe) grazie a una triangolazione che taglia fuori la linea a tre di Conte. Il gol non demoralizza l’Inter ma al 26′ il VAR toglie giustamente il rigore assegnato per fallo di mano su cross di D’Ambrosio. La squadra nerazzurra fa la partita, senza trovare la terza rete, pur mostrando due lacune. Sulla fascia destra la doppia fase offerta da D’Ambrosio non è adeguata per avere la meglio sulla coppia mancina del Bayer. In mezzo al campo, invece, Barella deve correre per tre per colmare gli errori posizionali di Brozovic e Gagliardini. Il primo tempo termina 2-1: più Inter che Bayer ma le azioni create portano solo due gol in dote anziché quattro come sarebbe potuto tranquillamente essere, troppi sprechi.
SECONDO TEMPO – La ripresa si apre senza cambi e con lo stesso “vizio”: l’Inter crea ma non concretizza. Rispetto alla prima frazione i tedeschi sembrano avere un ritmo superiore e questo mette in ulteriore difficoltà la linea mediana di Conte. La paura reciproca del 3-1 e del 2-2 si alterna in ogni capovolgimento di fronte. Al 59′ primo doppio cambio per l’Inter: fuori D’Ambrosio e Gagliardini, dentro Moses ed Eriksen. Il danese si posiziona sul centro-destra, Barella si sposta alla sinistra di Brozovic. La classe del numero 24 rimette subito ordine alla manovra nerazzurro, soprattutto a ridosso dell’area avversario. Al 64′ terzo cambio per Conte: fuori Lautaro Martinez, dentro Sanchez. Staffetta in attacco, dove l’argentino non si è risparmiato a supporto di Lukaku. Le occasioni sprecate sotto porta non si contano più ed è questo il vero problema dell’Inter. All’84’ quarto e ultimo cambio per l’Inter: fuori Bastoni, dentro Skriniar. Lo slovacco si posiziona sul centro-sinistra (come da immagine sotto allegata, ndr). Al 90′ Eriksen viene atterrato in area ma il VAR toglie il rigore per un fallo di mano di Barella (da terra). Sanchez si strappa e per poco non lascia il campo infortunato, Inter praticamente in dieci perché senza più slot per i cambi. Al 96′ un fallo più che dubbio nega la gioia della doppietta a Lukaku, imprendibile nell’uno contro uno anche se sfinito. Il secondo tempo termina 2-1: l’Inter vola in semifinale soffrendo più del previsto solo ed esclusivamente perché incapace di arrotondare il proprio risultato.
CONSIDERAZIONI POST-PARTITA
PROTAGONISTA – Fa tutto lui e allora non bisogna perdere troppo tempo a dire chi è l’uomo-partita: Lukaku. Fa fare gol creando i presupposti di far male agli avversari. Segna. Batterebbe un rigore anzi due se glieli concedessero. E segna il gol del 3-1 sul gong ma se lo vede annullare per un fallo che non c’è. Nel mezzo, quasi 100′ in cui prende calci e viene strattonato a turno da tutti gli avversari. Non lo riescono a contenere. La prestazione di Lukaku spalle alla porta non è dominante, di più. Per i giocatori del Bayer è addirittura umiliante per lo strapotere fisico (e tecnico) mostrato in campo. E anche i compagni di squadra sono increduli. Lo schema “palla a Lukaku” vale sia per Lautaro Martinez, che fa (benissimo) coppia con il belga sia per gli ex compagni Young e Sanchez ma anche per i centrocampisti, difensori e addirittura Handanovic. L’Inter oggi è Lukaku-dipendente per meriti del centravanti belga non per demeriti altrui. Devastante.
COMMENTO – L’Inter vola in semifinale con il risultato minimo e lo sforzo massimo. Sembra paradossale ma è questa la situazione grottesca che si è creata nel finale di partita, quando il forfait di Sanchez obbliga la squadra di Conte a difendersi in dieci contro undici. Nell’ultima azione va all’attacco anche il portiere, mentre il centravanti nerazzurro è stremato. Il fatto che Barella dopo il 90′ riesca a coprire il campo per se stesso, Sanchez e Lukaku è un dettaglio che non può essere trascurato. Soprattutto in una partita in cui all’Inter manca il centrocampo per lunghi tratti. Brozovic corre ma è confusionario come non mai nei tocchi e fin troppo superficiale al tiro. Lo stesso tipo di prestazione offre Gagliardini, che non sfrutta al meglio l’azione che l’avrebbe consacrato positivamente nel prezioso compito tattico richiestogli da Conte. Per un’ora la partita è Lukaku contro tutti, poi entra Eriksen e almeno cambia il riferimento in costruzione. Continua a essere Lukaku l’elemento in grado di creare superiorità numerica, ma con Eriksen nel motore ne giova tutta la squadra. Lo stesso vale per Moses, molto più in palla di D’Ambrosio. Spiace moltissimo per Sanchez, che nonostante tutto ci mette grinta extra per aiutare i compagni anche senza poter correre. La vittoria in Inter-Bayer Leverkusen deve far riflettere Conte, che in semifinale potrebbe decidere di modificare l’undici iniziale per venire incontro alle necessità tecniche di una squadra in salute finché la stanchezza non prende il sopravvento. Eriksen nella ripresa gioca quasi 40′ e lo fa con un’intensità tale da meritarsi una maglia da titolare. Forse non la otterrà ma Conte oggi sembra potersi fidare del danese perfino in fase di copertura, visto il modo con cui recupera e allontana un paio di tentativi tedeschi. Un lusso. Le sensazioni sono positive, la fiducia è alta e il recupero prima della semifinale potrebbe portare altra acqua al mulino nerazzurro. L’Europa League non è più un sogno di mezza estate ma un obiettivo: l’Inter ha il dovere di provarci e di non fallire il prossimo appuntamento, al resto ci si penserà eventualmente dopo.