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Gravina: “La Serie A deve arrivare a una conclusione! Una deadline”

Gravina è in collegamento con “Sportitalia Mercato”. Il presidente della FIGC parla della conclusione della Serie A, una volta (si spera presto) superata l’emergenza Coronavirus.

SODDISFAZIONEGabriele Gravina inizia il suo intervento ringraziando il Governo per il decreto di oggi: «Mi sembra un ottimo risultato, per il quale devo ringraziare il ministro Roberto Gualtieri e il ministro Vincenzo Spadafora, che hanno voluto seguire con noi queste richieste ed esigenze, che danno un segnale evidente e tangibile di uno stato di crisi. Lo sport italiano rappresenta un settore, come altri dell’economia del nostro paese, che vive grandissime criticità sulle quali apriremo un discorso ancora più profondo».

LA RIPARTENZA – Gravina fa capire come la Serie A dovrà ripartire: «Noi stiamo cercando di stare con i piedi per terra, capendo la gravità del momento. Dobbiamo capire anche l’emergenza che stiamo affrontando tutti quanti assieme. Noi, in questo momento, abbiamo una grande esigenza: che il campionato arrivi comunque a una sua conclusione. È chiaro che la nostra deadline, come detto, è il 30 giugno, ma l’auspicio è di concludere il campionato di Serie A della stagione 2019-2020».

LE CONSEGUENZE – Gravina fa notare come, anche una volta superati i problemi di salute, ci sarà da fare i conti con altro: «Il calcio entrerà, subito dopo quest’emergenza, in un momento di grande crisi. La mia preoccupazione più grande è che dopo il Coronavirus noi saremo costretti, subendo questo sussulto, a dover raccogliere delle macerie. Da qui nasce l’esigenza di aver lanciato due messaggi: uno al nostro interno, un mondo che deve dimostrare di essere autosostenibile e sapersi autodeterminare attraverso un principio di solidarietà. Per questo chiederemo un confronto aperto con i calciatori e gli allenatori, poi lo faremo al Governo».

LO STOP – Gravina si sofferma sull’interruzione del campionato: «Abbiamo seguito una linea di coerenza. In questo momento abbiamo avuto delle ordinanze, tutto il mondo del calcio si è attenuto. Abbiamo avuto delle incertezze nell’avviare delle gare di Serie A, sapendo che non applicare in maniera precisa quelle ordinanze avrebbe comportato un rischio contrattuale. Potete immaginare se avessimo dovuto applicare anche un caso processuale derivante dalla mancanza di ricavi dai diritti TV. Abbiamo fatto quello che ritenevamo più giusto, sono convinto che avremmo rifatto le stesse scelte».

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