Gravina: “Non firmerò il blocco dei campionati! Sarebbe morte del calcio”
Gravina è stato ospite del meeting online “Crescere Insieme”, organizzato dall’Ascoli Calcio. Come riportato dal sito ufficiale del club bianconero, il Presidente FIGC si espone contro il possibile stop dei campionati. Di seguito le sue dichiarazioni
NO ALLO STOP
Gabriele Gravina si espone duramente: «Il piano B in caso di stop definitivo del calcio? Il mio senso di responsabilità mi porta ad avere un piano B, C, D. Ma se esso deve far rima con “è finita” dico che, finché sarò Presidente della FIGC, non firmerò mai per il blocco dei campionati, perché sarebbe la morte del calcio italiano. Io sto tutelando gli interessi di tutti, quindi, ripeto, mi rifiuto di mettere la firma ad un blocco totale, salvo condizioni oggettive, relative alla salute dei tesserati, allenatori, staff tecnici e addetti ai lavori, ma qualcuno me lo deve dire in modo chiaro e mi deve impedire di andare avanti – dice Gravina -. Il tempo lavora a nostro favore, il danno economico è diviso per categorie: con la chiusura totale il sistema perderebbe 700-800 milioni di euro, se si dovesse giocare a porte chiuse la perdita sarebbe di 300 milioni, se si ripartisse a porte aperte la perdita ammonterebbe a 100-150 milioni, anche se quest’ultima ipotesi non è percorribile. Noi abbiamo forti responsabilità contrattuali verso partner e istituzioni internazionali, Uefa, Fifa».
LE MOTIVAZIONI DELLA RIPRESA
Gabriele Gravina poi rincara la dose: «Vi immaginate quanti contenziosi dovremmo affrontare in caso di stop? Chi viene promosso? Chi retrocede? Quali diritti andremo a calpestare? Tutti invocano il blocco, lo faccia il Governo, ce lo imponga, io rispetterò sempre le regole. Sento dire che dobbiamo aspettare il contagio zero e il vaccino. In questo modo in pratica ci stanno dicendo che non potremo disputare neanche il campionato 2020/2021. Quando sarà pronto il vaccino? Quando sarà disponibile? Ribadisco ancora una volta il concetto: io la firma su un blocco del campionato non la metterò mai. Se non ragionassimo come sistema, la ripartenza per i club avrebbe dei costi fissi ingenti. Non ci saranno incassi dai botteghini, ci saranno meno sponsor perché le aziende sono in difficoltà, la valorizzazione del prodotto correrebbe il rischio di avere meno peso specifico, ci saranno meno diritti televisivi».