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Farris: «Inter per me punto più alto. Vogliamo riconfermarci in Italia»

Massimiliano Farris, vice di Simone Inzaghi sulla panchina dell’Inter, è stato intervistato dai microfoni dei canali ufficiali della società.

RITIROMassimiliano Farris ha fatto un resoconto sul ritiro: «Il ritiro è andato molto bene, per noi era importante il primo approccio con la squadra. Si è letto qual è stato l’approccio di Mister Inzaghi e credo che i giocatori hanno apprezzato la sua volontà di conoscere il gruppo. Abbiamo avuto giorni intensi per conoscere soprattutto la personalità dei giocatori. Siamo arrivati nel gruppo campione d’Italia e dobbiamo essere noi a calarci in questa realtà. Mi aspetto di proseguire il lavoro che abbiamo tornato, quindi tornare a essere leader del campionato italiano nonostante non si facile e, possibilmente, riuscire a fare un passetto in più in Europa che manca da tempo».

COPPIA DI SUCCESSO – Massimilano Farris ha poi parlato del suo rapporto con Simone Inzaghi: «Devo molto a Mister Inzaghi e alla Lazio, c’è un bellissimo ricordo per le vittorie ottenute. Per me essere qui ha un sapore particolare perché, diciamo, gioco in casa. Ci confrontiamo sotto tutti gli aspetti, sia sulla condizione mentale, psico-fisica dei giocatori, l’aspetto tecnico-tattico e la preparazione. Il lavoro settimanale viene organizzato da tutto il gruppo».

PUNTO PIÙ ALTO – Farris ha sottolineato come l’essere arrivato all’Inter sia il punto più alto di tutta la sua carriera nel mondo del calcio: «Il primo ricordo da calciatore è che fui scartato dall’Inter da ragazzino. A parte gli scherzi ho avuto un inizio calcistico qui a Milano, ho avuto la fortuna di giocare nella Serie A al Torino. Poi sono arrivato qui da allenatore e questo è sicuramente il punto più alto della mia carriera».

ESTERNI FONDAMENTALI – Infine Farris ha parlato dell’importanza del ruolo degli esterni e dei difensori: «Gli esterni hanno un ruolo fondamentale. C’è stata un’evoluzione atletica, perché prima o si difendeva o si attaccava. Negli ultimi anni invece si è cercato un profilo che sappia fare tutta la fascia. Il difensore deve essere sempre concentrato, per 96 minuti. Un attaccante può permettersi di dormicchiare e fare il gol decisivo, mentre per il difensore è il contrario. La concentrazione e la preparazione tattica sono fondamentali. Così come la determinazione».

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