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Dimarco: «Scelgo come crossare in base agli attaccanti! All’Inter con Mancini…»

Dimarco spiega come approccia al cross ma anche com’è cambiato il suo modo di giocare durante la sua crescita. Il numero 32 dell’Inter, protagonista del format “My Skills” realizzato da DAZN con la collaborazione di Cronache di Spogliatoio, ricorda il suo primo anno con Mancini e l’ultimo anno con Juric. Di seguito la seconda e ultima parte della sua lunga intervista (vedi prima parte)

ATTACCANTI DIVERSI – Il segreto di Federico Dimarco al cross non è altro che conoscere bene il ricevitore: «Ho avuto Giampaolo Pazzini a Verona che di testa era forte (sorride, ndr). Quest’anno ci sono Edin Dzeko, Lautaro Martinez, Joaquin Correa e anche Alexis Sanchez, che comunque sono tutti attaccanti forti. Magari a Dzeko cerchi di dargliela più alta. E anche a Lautaro Martinez, che comunque è forte di testa. Magari a Sanchez e Correa preferisci dargliela rasoterra, ché se la stoppano e calciano. Io personalmente cerco già prima di guardare dove va l’attaccante. Cioè, cerco di capire se è sul primo palo, magari so che si smarca sul secondo, o se è a metà strada e magari taglia forte sul primo. Cerco sempre di guardarlo prima di crossare. Quando vado per crossare, ho già deciso dove calciarla».

Dimarco jolly mancino tuttofare per l’Inter: da mezzala a centrale

SOGNANDO MARCELO – Il tocco di collo esterno sta diventando il marchio di fabbrica di Dimarco, che specifica come preferisce utilizzarlo: «Più che altro tirare, giocare no. Però tirare sì, mi piace. Quando sono laterale è difficile anche calciarla di collo pieno e metterla sul secondo pieno. A volte, quando mi accentro, calcio di collo esterno. Mi piacciono molto i giocatori tecnici, mi piace il talento. Ci sono un marea di terzini che mi piacciono, ché hanno talento. Il miglior Marcelo del Real Madrid per me era una roba inarrivabile».

MEZZALA AGGIUNTA – Infine, Dimarco racconta la sua evoluzione tattica, senza dimenticare di essere un difensore oggi: «Il mister ci dice sempre di guardare sia la palla sia l’uomo, ma comunque in area devi sempre guardare l’uomo, perché se ti fa un contro-movimento e tu guardi solo la palla, nel 99% dei casi in Serie A ti fanno gol. Per difendere la comunicazione è importante. Io sono uno che parla tanto. Nell’Inter ce n’è di chiacchieroni (sorride, ndr). Io mi sono trovato da fare l’esterno a fare il terzino, invece la prima partita che ho fatto con Roberto Mancini, in una tournée in Cina, abbiamo giocato contro il Milan, mi ha fatto fare la mezzala: non sapevo dove andare! Perché quando sei abituato a giocare con la linea dietro.. Invece dall’anno scorso, da quando mi sono abituato a fare bene il terzo, fare il terzo con Ivan Juric è come fare la mezzala. Quindi mi divertivo tantissimo».

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