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Conte: “Inter all’inizio. Grazie Agnelli? Non devo ringraziare nessuno. Lukaku…”

Antonio Conte – protagonista in conferenza stampa alla vigilia di Inter-Juventus, settima giornata del Campionato Italiano di Serie A 2019/20 – risponde alle domande sul suo primo Derby d’Italia contro la sua ex squadra, quindi sulle note polemiche dell’ultimo periodo, e sulle condizioni di Lukaku. Ecco il contenuto ripreso in diretta da Inter-News.it

Inter-Juventus, sfida particolare. Che tipo di partita ti aspetti?
Una partita sicuramente tra due squadre che in questo momento sono in testa alla classifica, hanno fatto meglio delle altre fino a questo momento, ma stiamo parlando solo della settima partita di campionato, tutti i valori verranno fuori andando avanti. Vedremo più avanti da parte nostra che tipo di ambizioni e spazio da protagonista ci ritaglieremo in campionato. Di sicuro è una bellissima partita che tanti vorranno guardare, da parte nostra dev’esserci la voglia, l’entusiasmo e il coraggio di giocarla.

Questo confronto già conta per capire il livello dell’Inter?
Ogni partita per noi è molto importante perché, come ripeto dall’inizio, ogni partita è uno step di crescita sotto ogni punto di vista, anche quando incappi in una sconfitta come quella di Barcellona. Dobbiamo capire dove abbiamo fatto bene e dove migliorare, se vogliamo raggiungere certi livelli abbiamo tanta strada da fare. Domani sarà un altro test contro una squadra che ha dettato legge in Italia negli ultimi otto anni e ha fatto benissimo in Europa, la Juventus è una squadra diventata molto molto forte anche lì. Grande merito va a chi ha lavorato negli anni per farla diventare una corazzata vera e propria, sicuramente hanno lavorato bene e sono da esempio, senza dubbio.

Come ci arriva l’Inter a questa partita?
Sarà l’ultima partita di questo ciclo di sette partite in ventitré giorni, è inevitabile che alla ripresa mi aspetto di contare su più giocatori, perché quelli in ritardo hanno costretto agli straordinari i soliti. Conto anche su di loro. Il nostro campionato passa anche da questo, cioè riuscire a coinvolgere tutta la rosa per ripartire le energia, senza far giocare tutte le partite ai soliti. Questo è importante per l’Inter, che affronta competizioni come campionato, Champions League e poi anche la Coppa Italia, poter attingere a tutta la rosa. Non ho ancora potuto farlo a piene mani perché qualcuno era leggermente in ritardo come idea o a livello fisico, ma siamo all’inizio. Sono partite che danno energie importanti a prescindere, sia per noi sia per loro, quindi ci arriviamo bene e con il giusto entusiasmo, anche con una partita ben giocata contro il Barcellona. Per noi sarà un altro step importante.

Come sta Lukaku?
Lukaku giocherà se darà le garanzie e sarà a posto, se no giocherà un altro.

Pensi di riuscire a sopperire con il lavoro al deficit di qualità dell’Inter oppure è difficile?
Questo è l’inizio di un percorso, noi abbiamo comunque preso e cambiato radicalmente la situazione rispetto agli anni passati. C’è tanta gente che parla del mercato che abbiamo fatto, ma non delle uscite: sono usciti giocatori considerati basilari per l’Inter, abbiamo sostituito cercando di aggiungere tanti ragazzi di valore, ma con pochissima esperienza internazionale e di giocare per obiettivi importanti. Questo percorso è all’inizio, sarà molto importante la crescita di questi ragazzi in rosa, quindi tramite il lavoro devono migliorare e stanno migliorando, dal punto di vista tattico e fisico, in mentalità e autostima. Questo è il grande lavoro da fare. Ci vorrà del tempo, chi ha tempo non aspetti tempo. Stiamo lavorando in maniera importante, ringrazio i ragazzi che mi hanno dato grande disponibilità, però dovremo fare degli step e un percorso negli anni per capire dove andare a migliorare e crescere in tutto. Però una cosa si può dire: stiamo lavorando giorno e notte per cercare di mandare la macchina a duecento all’ora, di questo siamo certi.

L’Inter ha più possibilità di vincere qualcosa o sempre l’1% come a inizio stagione?
Vedere la possibilità di vedere l’1% per vincere significa vedere nella situazione la possibilità di lavorare, crescere e ambire a lottare per vincere. Io ho visto questo nel momento in cui ho parlato con i direttori e con il presidente, ho intravisto questo tipo di situazione, è inevitabile, ma tra il dire e il fare c’è tanto. Si abusa spesso della parola “vinciamo”, poi c’è da tramutare nei fatti quello che magari si dice troppo facilmente. “Vincere” è un verbo molto usato, ma in pochi sanno cosa fare per arrivare alla vittoria, cosa comporta. Io devo cercare di trasferire questi concetti, mi è stato chiesto questo e sono qui per questo, quindi cerco di lavorare con un gruppo di ragazzi con cui è un piacere farlo, al di là del risultato.

C’è del timore di trovare altre situazioni indirizzate dopo Barcellona-Inter?
Assolutamente no. Non confondiamo. Io sono stato il primo dopo Barcellona a dire che le decisioni prese non dovevano essere un alibi per i nostri giocatori, ho manifestato di aver percepito dall’inizio un malessere, ma se pensate di trovare uno che trova scuse e alibi state lontani anni luce. Alla fine, se il Barcellona ha vinto, è perché ha fatto qualcosa in più di noi, che abbiamo fatto errori evitabilissimi e da evitare, su cui costruiremo qualcosa di più positivo per cercare di non perdere le partite in cui si merita di più. Io parto sempre dal presupposto che vince sempre il migliore al di là di tutto.

C’è la petizione per togliere la tua stella all’Allianz Stadium, vuoi ringraziare Agnelli che ti ha difeso?
Mi dispiace che Agnelli sia intervenuto in questa cosa, perché intervenendo ha dato importanza a una cosa becera, priva di insegnamento e di valori, dando spazio a una cosa piena di ignoranza. Non devo nemmeno toccare questo argomento. Vi ho detto che la colpa è anche vostra perché date spazio a queste cose che hanno insegnamento zero, non devo ringraziare nessuno perché date spazio a questi deficienti e stupidi.

L’Inter ha lavorato molto sulla personalità, c’è anche altro da migliorare?
Parlo di crescita, non della singola situazione. Noi dipenderemo molto da quello che faremo quest’anno, anche dalla crescita dei singoli giocatori, che sono buoni e possono diventare top attraverso il lavoro, è l’unico modo. Il mio compito è aiutare ogni mio singolo giocatore a migliorare, perché così aumenta la nostra possibilità di migliorare l’obiettivo e l’ambizione. Da parte mia insieme al mio staff mi metto a completa disposizione dei ragazzi, che hanno voglia di diventare protagonisti importanti, giocatori che possono dire la loro in futuro. Quindi vogliamo lavorare e migliorare. Quello che faremo passa molto dalla crescita singola e collettiva della squadra in tutto.

Realistico fare tutta la partita sui ritmi dei primi tempi dell’Inter?
Dati alla mano, le accelerazioni date nel secondo tempo sono uguali al primo, ma nel secondo tempo abbiamo difeso andando indietro, invece nel primo andando avanti. Questo abbiamo fatto di negativo nella partita di Barcellona, a cui vanno i meriti. Dobbiamo pensare a non fare male e difendere sempre andando avanti. Dobbiamo migliorare, poi ci sta al Camp Nou una cosa così. Nella nostra testa dev’esserci la scintilla per farci ripartire facendo pressione per tutti i 90-95 minuti, soprattutto nei momenti di difficoltà.

La Juventus sta mettendo troppo tempo a entrare nelle idee di Sarri?
La Juventus ha già una propria idea e fisionomia, stiamo parlando di una squadra che ne ha vinte cinque e pareggiata una in campionato, una vinta e una pareggiata in Champions, quindi ha già una fisionomia ed è abituata a vincere. La Juventus in rosa ha giocatori abituati a vincere e che hanno vinto tanto, è già una squadra fatta. Poi possiamo parlare del possesso palla e del creare più occasioni da gol, ma hai una base di giocatori già fatti, con esperienza, trascorsi importanti e investimenti importanti, quindi la Juventus è una squadra che aggiunge, non sostituisce. Anche quest’anno lo ha fatto e gli va dato merito, perché negli ultimi anni ha alzato l’asticella, mentre gli altri hanno fatto l’inverso, creando così un gap difficile da colmare in Italia. Noi ci stiamo provando, di sicuro abbiamo iniziato la rincorsa per cercare di riposizionarsi un po’ più vicini. La Juventus ha venticinque giocatori internazionali già fatti, con presenze e vittorie, hanno tutto. Noi stiamo nascendo e cercando di fare questo tipo di percorso.

C’è un messaggio che vuoi dare alla parte sana della tifoseria tua e della Juventus?
Quelli della petizione non sono tifosi, non coinvolgere chi non pensa queste cose. Il messaggio ho già cercato di darlo giorni fa. Abbiamo la fortuna di fare uno sport amatissimo nel mondo, dobbiamo essere di esempio e trasmettere valori positivi. Il calcio è uno sport, non una guerra. A volte si dimentica questo. Lo sport deve tramandare dei valori umani, non odio e violenza, altrimenti sono il primo ad alzare la mano e dire “basta”. Non mi tiene nessuno a fare l’allenatore o stare qui. Questo dobbiamo fare. Sarà sempre più difficile perché oggi siamo in una società di odio e violenza, le generazioni stanno venendo su che sono una bellezza… C’è solo da aver paura, perché tutto il contorno è così. Sono tornato dopo l’esperienza in Inghilterra e sono in difficoltà, perché mi dico: “Ma chi me l’ha fatta fare?”. Finché la passione per lo sport supera queste situazioni, va bene, in caso contrario sono il primo ad andarmene. Non sarà una grande perdita per il calcio, ma neanche il calcio sarà una grande perdita per me. Grazie (saluta, si alza e se ne va nonostante la conferenza sia praticamente solo a metà, ndr).

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