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Chivu a Inter-News: «Non è facile trovare continuità ma i ragazzi devono giocare!»

Chivu parla del lavoro fatto finora alla guida della Primavera nerazzurra. Il tecnico dell’Inter Under-19, intervistato dopo la vittoria sull’Hellas Verona, spiega le priorità stagionali e le relative valutazioni in programma

VALUTAZIONI NECESSARIE – Al termine di Inter-Hellas Verona del Campionato Primavera 1 (vedi articolo), Cristian Chivu risponde alla domanda di Inter-News.it sui passi in avanti fatti dalla sua squadra: «Non è facile a novembre (fine ottobre, ndr), con tutte le rotazioni che stiamo facendo e tutti i minuti che stiamo dando a tutta la rosa, ritrovare un po’ di continuità. Però bisogna farlo! Per poi fare delle valutazioni. I ragazzi hanno bisogno di giocare. Stiamo seguendo questa linea, giusta o sbagliata. Per me è giusta, tutti i ragazzi sono validi e hanno diritto di giocare. Però trovare un po’ di coerenza e continuità nel lavoro non è mai facile».

DUE FASI DI LAVORO – Le rotazioni continue non preoccupano più di tanto Chivu, che risponde alle domande poste dagli altri cronisti: «Per quanto riguarda il gruppo, cioè la prestazione di squadra, sono consapevole che è un rischio che noi corriamo. Però a livello individuale, che alla fine nel settore giovanile è quello che conta, i ragazzi hanno bisogno di minuti. Per poi acquisire anche l’autostima e la fiducia. E capire che il Campionato Primavera è questo. So anche io che non è facile. Però quello che ci interessa è la prestazione individuale, oggi. Poi magari più in là, da gennaio in poi, inizieremo a lavorare e a fare cose diversamente».

FORMAZIONE GIOVANILE – Infine, Chivu spiega quali sono i suoi obiettivi stagionali da allenatore dell’Inter Under-19: «Cercare scuse e alibi non fa per me. Però è un momento non facile per questa squadra. Perché nell’ultimo mese è stata poco insieme, per vari motivi, tra Nazionale e Prima Squadra. Poi giocare ogni tre giorni non è mai facile. Io sono contento per i ragazzi, perché alla fine anche oggi abbiamo finito con tanti classe 2004. Mi mancavano i 2005, che sono in nazionale, se no sarebbero stati anche loro in campo (ride, ndr). Ecco, proseguiamo su questa strada, questa linea. Perché io poi non devo dimostrare nulla, se sono un bravo allenatore o no. A me interessa il lavoro fatto per i ragazzi, che loro crescano nella maniera giusta. Per dare poi la possibilità a quelli che sono “fuori quota” o che finiranno la Primavera quest’anno che l’anno prossimo troveranno soluzioni e situazioni che permetta loro di continuare questo mestiere. Poi i più piccoli, classe 2003, 2004 e 2005, faranno un altro anno di Primavera, ma avranno più esperienza alle spalle e saranno più pronti a fare questa bella esperienza».

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