Carlos Augusto: «Mai pensato di diventare calciatore! Tre aggettivi»
Carlos Augusto ha parlato a 360° gradi al format New Brothers su Dazn. Il laterale brasiliano dell’Inter si è raccontato anche parlando della famiglia.
INIZI − Carlos Augusto parla delle sue origini: «Ho iniziato a 7 anni, ma era solo un divertimento. In famiglia nessuno gioca a calcio, è venuto me da solo. Non volevo fare il calciatore, volevo solo non essere scarso. Ma imparare e alla fine sono diventato calciatore. Bravi i miei genitori a non darmi pressione, mio papà mi disse che se dopo 18 anni non avevo qualcosa di concreto venivo a lavorare con lui. Se non facevo il calciatore, andavo a lavorare da commercialista con mio padre, che è uno stipendio fisso. Mai pensato di diventare calcio, mai pensato di arrivare qua. C’era questo dubbio da bambino, ma ci sono riuscito».
DETERMINANTE − Poi Carlos Augusto sul cambio ruolo: «Mi sono reso conto che potevo diventare calciatore quando ho cambiato ruolo. Da punta a centrocampista, ma alla fine mi sono adattato come terzino sinistro. Poi chiaro quando diventa a cinque, fai tutta la fascia ed è perfetto per le mie caratteristiche. Soprannome? Imperatore perché legato al mio nome e mi piace tanto».
IDOLO E MAMMA − Carlos Augusto non ha dubbi: «Neymar straordinario, mi ha ispirato ad essere anche calciatore. Arena Corinthias il primo stadio in cui ho giocato, tifosi vicini e mi piace tanto. I genitori mi chiamano tutti giorni, anche se ho 24 anni e vivo da solo mia mamma mi chiama sempre, è preoccupata e mi piace tanto».
FAMIGLIA − Carlos Augusto sul suo primo anno in Italia: «Primo anno difficile perché c’era il Covid e non parlavo italiano, ma è stato un anno per crescere. Amici e famiglia non potevano venire, ma col telefono mi chiamavano sempre. Mi piace uscire con compagni e amici a cena».
GOL E AGGETTIVI − Carlos Augusto si esprime sul primo gol in carriera e poi parla di sé: «Primo gol? Non ho le parole per commentarlo, strafelice anche per crescere nella parte difensiva. Pregio essere attento nei 90′, è difficile e cerco di migliorarlo. Ma è il mio pregio. Tre aggettivi per descrivermi? Umiltà, amore per il calcio, e pace. Non mi piace litigare con nessuno, mi piace essere amico di tutti. La vita da spogliatoio importante perché quando la squadra e i compagni ti aiutano e sono vicini questo è il top, va benissimo».