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Cambiasso: “Mourinho? Nel 2010 ha avuto un merito. Allenare l’Inter…”

Cambiasso ospite di “Casa Sky Sport” in collegamento su “Sky Sport 24”. L’ex centrocampista dell’Inter si è raccontato rispondendo alle domande sulla carriera, sul Triplete con Mourinho e non solo

VALORI E CARRIERA – Così Esteban Cambiasso: «A Milano ho fatto il grosso salto nella mia carriera. Ma anche quando ho lasciato l’Inter e ho voluto andare in Premier League in una squadra neopromossa (Leicester, ndr) è stata una scelta di imparare metodi di lavoro. Imparare un altro modo di vivere lo sport come si vive in Inghilterra, imparare un’altra lingua, difficoltà che quando le superi cresci molto. Lo stesso quando ho abbandonato la Premier League e sono andato in Grecia (Olympiakos, ndr), esperienza che mi ha reso felicissimo. Con chi mi sarebbe piaciuto giocare? Il mio idolo è stato Redondo. Sarebbe stato difficile immaginarlo giocare con me all’Inter, perché lui ha avuto anche un passato al Milan».

ALLENATORE – Cambiasso poi continua: «Un allenatore che ha segnato la mia carriera? Sarei molto ingiusto se non parlo di quelli che ho avuto da bambino. Il mio grande maestro è José Pekerman, che appena ritirato ho avuto la possibilità di aiutare con la Colombia. Allenare? Già da 18 anni ho sempre ragionato e cercato di capire gli allenatori. Ci sono ruoli, come il mio, dove devi essere al corrente di tutto quello che accade. La palla e il quadro della partita lo devi avere continuamente. Cosa aspetto a diventare allenatore dell’Inter? Ci sono tempistiche da rispettare. Se chiamasse Javier Zanetti? Normalmente chi ti chiama per allenare è lo stesso che ti manderà via. Questo lo devi capire e ce l’ho ben chiaro in testa. L’ultima persona che vorrei mi chiamasse è Javier perché ci unisce una grandissima amicizia. E non vorrei che questa situazione potesse rischiare di rovinarla».

TRIPLETE – Cambiasso infine risponde a una domanda di un tifoso giallorosso: «Roma-Inter 2-1? José Mourinho è stato bravissimo a equilibrare le motivazioni, erano poche le volte in cui aveva bisogno di motivarci. Ha avuto più il ruolo di tranquillizzarci e farci fiducia. Io credo poco nell’allenatore che crea le motivazioni, può bastare per un termine corto se i giocatori non hanno una motivazione intrinseca. Non penso sia stato un discorso di motivarci ma di darci sicurezza. José lo ha fatto per tutta la stagione».

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