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Antonello: “Ristrutturare stadio San Siro? Ecco i problemi per Inter e Milan”

Alessandro Antonello, Amministratore Delegato dell’area Corporate dell’Inter, ha parlato nel corso della presentazione dei due progetti per il nuovo stadio di Milano (vedi articolo). Questa la spiegazione del dirigente sul perché i nerazzurri e il Milan hanno deciso di non rimanere nell’attuale impianto di San Siro.

LA DECISIONEAlessandro Antonello, AD Corporate dell’Inter, spiega come le due società hanno scelto il cambio radicale: «Qual è stato il contesto su cui i due club si sono approcciati in questo progetto? Innanzitutto immergendosi nella loro città. Milano è riconosciuta come capitale economica e finanziaria, ma ha dimostrato negli anni di essere capace di attrarre numerosi turisti. È una città che attrae moda e design, ma nel rispetto della cultura milanese. Su questo i due club hanno iniziato a pensare un progetto su come evolversi. È chiaro che Milano ha rappresentato una dinamicità negli ultimi anni, si è visto dal progetto Expo passando per Santa Giulia e CityLife, un completo cambiamento radicale della struttura della città inserita nella tradizione di Milano. Quello che abbiamo voluto fare è un progetto che si inserisce all’interno della vision di Milano 2030, dove si mettono le periferie al centro. Questo è stato per noi un punto importante, i progetti si inseriscono in questa mission che il comune ha voluto realizzare per il 2030. Due proprietà internazionali hanno voluto e vogliono investire nella nostra città, e nel nostro paese, con un progetto che si rivolge alle future generazioni. Una città che ha nel suo DNA l’innovazione è sicuramente un aspetto su cui si vuole puntare, vogliamo avere un progetto che si immerga nella realtà dei milanesi, che sia per i cittadini di Milano e non solo per coloro che vanno allo stadio».

LE MANCANZE – Antonello elenca le difficoltà dell’impianto che ora ospita Inter e Milan: «Immagino che la storia la conosciate molto bene. Volevamo raffigurare la storia, un primo anello del 1926 a cui si è sovrapposto un secondo anello nel 1956 e un terzo anello nel 1990. Le strutture si sono sovrapposte una con l’altra, ma hanno poca interconnessione e questo ha creato, nel tempo, dei disagi: oggi lo stadio di San Siro mette a disposizione delle aree hospitality, per le diverse attività del pre e post partita, di ventiquattromila metri quadrati. Oggi gli standard dicono che debbano essere centomila metri quadrati. Il secondo è un punto sulla visibilità: oggi il primo anello, per la visibilità architettonica, ha una visibilità verso il basso, non c’è la possibilità di guardare le coreografie. Terzo punto il discorso del comfort: tutti andate a San Siro e vedete che per muoversi gli spazi fra una fila e l’altra sono molto limitati, addirittura per le nuove normative non sono più consoni. Ultimo abbiamo un problema di servizi, soprattutto sul secondo e terzo anello: cinquantamila persone non hanno servizi idonei, parliamo di bar e servizi igienici».

NO ALLA RISTRUTTURAZIONE – Antonello fa sapere perché Inter e Milan non abbiano voluto ristrutturare il Meazza: «Abbiamo sviluppato un progetto di ristrutturazione, le analisi ci hanno fatto capire che avrebbe avuto un aspetto qualitativo inferiore rispetto al nuovo stadio. Il primo anello andrebbe completamente rifatto, dovremmo intervenire sul terzo anello, sulle torri e sull’abbassamento del tetto. La fase successiva sarebbe un rifacimento radicale delle altre zone, per poi iniziare la ricostruzione del primo anello, delle terrazze e delle aree hospitality. Al termine del progetto di ristrutturazione abbiamo risposto che, comunque, il San Siro di oggi perderebbe la sua idoneità, non sarebbe riconoscibile. Ci sarebbe un problema di capienza, perché sarebbe inferiore ai sessantamila posti di un nuovo stadio, rimarrebbero comunque dei problemi sui servizi e gli spazi disponibili, perché la tribuna arancio ha via Piccolomini ed è difficilmente ampliabile, e un problema di sicurezza perché svolgere i lavori durante la stagione, con due club che giocano ogni tre giorni, non sarebbe compatibile. Ai nostri tifosi ci sarebbe da chiedere di emigrare in stadi situati fra cento e duecento chilometri di distanza, con una capienza inferiore (citati Verona, Torino – lo Stadio Olimpico – e Bologna, ndr) per almeno quattro anni. Anche per noi spostarsi avrebbe un impatto economico. Anche qui volevamo condividere con noi cos’è stato fatto all’estero negli ultimi quindici anni. Sono stati costruiti stadi nuovi, in Italia soltanto esclusivamente uno stadio contro ventiquattro».

DUE PROGETTI – Questa l’ultima parte del discorso dell’AD dell’Inter Antonello, su come i nerazzurri e il Milan vogliano riqualificare San Siro: «I club hanno presentato il masterplan a luglio, ma si sono portati avanti. Hanno deciso comunque di andare oltre quanto richiesto dalla legge sugli stadi e dal processo amministrativo. Abbiamo deciso di iniziare a selezionare un gruppo di studi di architetti, perché potessero esprimere nella massima competenza l’idea e il concetto che Inter e Milan hanno voluto esprimere per la costruzione di questo stadio e di questo distretto. Gli architetti sono di fama mondiali, con esperienza di infrastrutture sportive. Vogliamo che gli architetti esprimano qualcosa che sia legato alla tradizione e all’unicità di Milano, che sia capace di attrarre tifosi, cittadini e turisti da tutto il mondo. L’abbiamo voluto fare, abbiamo iniziato questo processo con quattro studi di fama mondiale. È ancora in corso, ma con i cittadini inizia oggi perché presentiamo questi progetti. Vorremmo fare un percorso che raccolga le opinioni dei cittadini, dei tifosi e delle istituzioni. I due studi rimasti in gara sono Populous e Manica, pensiamo siano in grado di esprimere le risposte di avere un distretto moderno, all’avanguardia e vivibile trecentosessantacinque giorni all’anno, che possa essere un motore dell’economia di Milano e del paese».

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