Zenga: “Serie A riparte? Situazioni ottimali. A Spadafora chiedo una cosa”
Zenga è in collegamento da Asseminello, centro sportivo del Cagliari, con “Sportitalia Mercato”. L’ex portiere dell’Inter, ora allenatore dei rossoblù, ha parlato della possibilità che la Serie A riprenda e delle mosse del ministro Spadafora.
SERIE A FERMA – Walter Zenga non ha potuto ancora esordire al Cagliari, complice l’emergenza Coronavirus: «La squadra l’ho allenata per una settimana. Abbiamo fatto un’amichevole, quindi qualcosa ho fatto. Sono stato qua ad Asseminello, il tempo dal 7 marzo a oggi l’ho sfruttato per guardare partite, parlare col mio staff e capire tutto. Possiamo solo aspettare, da allenatore sembra strano che un professionista possa allenarsi al parco e non in un centro come quello che abbiamo a disposizione. È peggio per un professionista andare al parco, piuttosto che venire in un centro con tutte le misure possibili. Non voglio dire che è una decisione affrettata, ma sono sicuro che avranno parlato con le persone che possono dare garanzie su tutti gli aspetti».
IN ATTESA – Zenga parla del ministro Vincenzo Spadafora, diventato “nemico” della Serie A: «Credo che il ministro, in questo momento, si sia preso del tempo per riflettere e per vedere quale sia la decisione giusta e logica. Ci sono società e lavoratori che perdono soldi, io da allenatore posso dire che l’unica cosa che non ho capito è perché giocatori professionisti non possano andare ad allenarsi in un centro che la società ha sanificato. Secondo me, in questo momento, leggere la situazione potrebbe essere un’idea che poi ci può portare a una decisione finale con criterio e con certezza. I giocatori sono fermi da inizio marzo, quindi dal 18 maggio riprendere gli allenamenti insieme vuol dire essere stati fermi due mesi e mezzo. Non sono le normali ferie di fine campionato, e teoricamente dovresti rigiocare un mese dopo: sarebbe alto il rischio di infortuni, ecco perché bisognerebbe avere maggiore attenzione».
IN ANTICIPO – Zenga consiglia Spadafora: «Queste due settimane potrebbero essere utilizzate per rimettere in moto i giocatori, nei luoghi dove si allenano solitamente. Il lavoro del ministro non è sicuramente facile, prendere delle decisioni comporta responsabilità evidenti. Se io potessi parlare con lui, nello specifico del mio ruolo, gli direi che la decisione di far allenare i giocatori singolarmente potrebbe essere valutata: un campo di calcio può ospitare quattro-cinque giocatori senza che vengano a contatto. In un parco comunque vai a contatto con la gente, questo è inevitabile. È più professionale ricalibrare un giocatore per due settimane. Se la Serie A ripartirà, come speriamo tutti perché vorrebbe dire che le situazioni sono ottimali, a metà giugno vorrebbe dire tre mesi e mezzo senza una partita. Anche il prodotto calcio non sarebbe elevatissimo. Se tra un mese e mezzo non cambia la situazione generale sarebbe più difficile come vita, non calcio».