Mondo Inter

Zamorano: “Icardi, scelta per il bene dell’Inter. Lautaro? Con Conte…”

Intervistato ai microfoni di “GianlucaDiMarzio.com”, Ivan Zamorano, ex attaccante dell’Inter, ha parlato del club nerazzurro, dei suoi giocatori e del suo passato

ZAMORANO-INTER – Queste le parole di Ivan Zamorano, ex attaccante dell’Inter, sulla squadra nerazzurra: «Che sia a Milano, a San Siro oppure all’estero, quando vedo giocare l’Inter provo un sentimento fortissimo, è qualcosa di speciale per me. Ho sempre dato tutto me stesso per i colori nerazzurri, lottando per vincere e divertirmi sul campo. Al di là dell’amore per l’Inter, però, credo di aver lasciato qualcosa a tutto il calcio italiano. Quando incontro per strada tifosi di Milan, Juventus o Fiorentina, si dimostrano tutti affettuosi e mi portano rispetto. Nel mondo del calcio non è così scontato. Ne vado fiero: significa che sono riuscito a trasmettere a tutti il mio modo di vedere questo sport».

CARRIERA«Arrivai al Bologna nel 1988, mi dicevano che ero giovane e dovevo fare esperienza in prestito. Andai al San Gallo, segnai molti gol e in Svizzera mi trovavo davvero bene. Un anno più tardi, fui io a non voler tornare in Italia: scelsi di fare un’altra stagione al San Gallo, poi Siviglia, Real e Inter. Diciamo che in nerazzurro mi sono preso una bella rivincita».

RONALDO«E’ il compagno più forte che ho avuto in carriera. Quando si ruppe il ginocchio in Coppa Italia a Roma, nessuno credeva che sarebbe tornato ai suoi livelli. Tutti raccontano di come la sua qualità venisse fuori sul più bello, dopo settimane di allenamenti “svogliati”. A me piace guardare al Ronaldo professionista, che lavorava sodo per riprendere a giocare al top. E riprendersi in quel modo lì dopo un infortunio del genere, credetemi, è da Fenomeno vero».

MAGLIA 1+8«Dopo i Mondiali del 1998, Ronnie stava vivendo un periodo particolare. Da Moratti a Mazzola, passando per Suarez, gli altri dirigenti e tutti i miei compagni: capimmo tutti che era il momento di far sentire a Ronaldo la nostra fiducia, di fargli capire quanto fosse speciale per noi. Ci voleva qualcosa che lo stimolasse, io sapevo che gli sarebbe piaciuto vestire la mia numero 9. Decisi di lasciargliela e Sandro Mazzola mi fece: “Dai Ivan, puoi sempre optare per una somma. Il 18, il 27, vedi un po’ tu”. La somma… Quella parola mi rimase impressa. “Posso farla per davvero”, pensai. Andai a chiedere a Moratti se fosse possibile mettere un “più” tra i due numeri. Una volta ottenuto il permesso, affidai questo compito a Paolo e Claudio, i magazzinieri. Dopo qualche giornata di campionato con il nastro adesivo incollato sulla schiena, la mia maglietta diventò la più richiesta nei negozi. A quel punto, la Nike cominciò a produrle con il + già stampato».

SIMEONE«Parlava ogni giorno di calcio, si capiva che da grande avrebbe fatto l’allenatore. Anzi, si capiva pure il modo in cui lo avrebbe fatto. Guardi l’Atletico oggi e pensi che… cazzo, quella è proprio la squadra del Cholo. Ha preso il Colchoneros in un momento pazzesco per Barcellona e Real Madrid, erano fortissime. Eppure, oggi l’Atletico è lì, a giocarsela con tutti. Ed è tutto frutto del lavoro di Diego».

LAUTARO MARTINEZ«Ho tanta fiducia in lui, con Conte può crescere ancora tanto. Se sta bene mentalmente e fisicamente, può diventare il grande attaccante che all’Inter serve in questo momento. I numeri 9 hanno bisogno di continuità e a Lautaro nell’ultimo anno è mancata. Dall’altro lato, però, Conte è bravo nel valorizzare i giovani e sicuramente anche Martinez ne beneficerà».

CASO ICARDI«Nei grandi club, arriva sempre il momento di prendere una decisione, anche difficile, per far crescere la squadra. Con Icardi si è giunti a una determinata decisione perché, da quel che ho capito, lo spogliatoio era d’accordo nell’allontanarlo, la dirigenza pure, così come lo staff tecnico. Solo chi lavora ogni giorno per l’Inter sa quanto questa scelta fosse necessaria: i giocatori passano, il club rimane. E’ questo il motivo per cui il bene della squadra deve essere messo davanti a ogni cosa».

PASSATO«Se potessi tornare indietro? No, credetemi: lascerei tutto così com’è. Mi sarebbe piaciuto vincere un po’ di più ma quando giochi a calcio ci sono anche degli avversari che lavorano per i tuoi stessi obiettivi, è da mettere in conto la possibilità di fallire. Non ho nessun rammarico. Da bambino, sognavo di fare il calciatore e di dimostrare alla gente l’amore che provavo nel rincorrere un pallone. Ho lottato per i miei compagni, per i club che mi avevano comprato. Ed era tutto ciò di cui avevo veramente bisogno».

Fonte: Francesco Calvi – GianlucaDiMarzio

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