Mondo Inter

Thiago Motta via dall’Inter, Canovi: “Moratti signore. Quando arrivò Guarin…”

Thiago Motta nel gennaio 2012 lasciò l’Inter per trasferirsi al Paris Saint-Germain. Alessandro Canovi, figura di riferimento a quell’epoca, racconta ai microfoni di “Tutto Mercato Web” come andò la vicenda. Dal no di Ranieri all’arrivo di Guarin per terminare con il decisivo intervento di Moratti, ai tempi presidente nerazzurro

RESISTENZE Thiago Motta nel gennaio 2012 lasciò l’Inter per trasferirsi al Paris Saint-Germain, nonostante le resistenze dell’allora tecnico nerazzurro Claudio Ranieri: «Con Ranieri l’Inter stava recuperando terreno, quindi diventava difficile cedere Thiago Motta a gennaio. Ma già con Piero Ausilio e Marco Branca si parlava della vendita in estate. Ma nella testa del ragazzo c’era la volontà di andare via. La società era d’accordo e aveva avallato la cessione, forse anche a gennaio nonostante Ranieri fosse contrario. Per difendere l’idea dell’allenatore però ci venne chiesto di chiudere per giugno. Thiago acconsentì e il PSG pure. Ma l’Inter acquistò Fredy Guarin. Io all’epoca vivevo in simbiosi con Thiago all’Hotel Melià, dove vedemmo arrivare il colombiano».

DECISIVO – Tra vari tira e molla, fu Massimo Moratti a sbloccare la situazione: «Così il giocatore chiese la cessione e Moratti da gran signore disse di sì, ma doveva anche rispettare l’allenatore che era totalmente contrario. Alla fine arrivammo ad un accordo con il PSG per giugno. Andai a Parigi la mattina presto, l’ultimo giorno di mercato, convinto di firmare per giugno. Ma… arrivai nella sede del Paris Saint Germain e Leonardo mi disse ‘lo facciamo subito’. Io gli risposi: ‘sì, lo facciamo subito per giugno’. Lui replicò dicendomi che Moratti intanto aveva deciso di accontentare il ragazzo.

FUGA – Quella di Thiago Motta fu una vera e propria fuga da Milano: «C’era solo in problema: avvisare Thiago Motta che intanto si stava allenando e Ranieri stava tenendo la conferenza stampa, nella quale disse che il calciatore non sarebbe stato ceduto. Mandai un messaggio al ragazzo scrivendogli di chiamarmi subito. Detto-fatto, mi chiamò e gli dissi: ‘Mettiti in un posto sicuro, non farti ascoltare da nessuno. Vieni via’».

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